Il mito del sesso e quello juventino

// mito del sesso e quello juventino LETTERE AL GIORNALE: IL LUNEDI' DI O.d.B. // mito del sesso e quello juventino I tre giorni di sciopero hanno fatto aumentare la corrispondenza e moltiplicare gli argomenti. Cerco di rimediare, occupandomi di passioni. E non perdo tempo con miei commenti, entro subito in tema con una lettera che proviene dal Sud e che dà ragione a uno del Nord. [o. d. b.] II troppo stroppia Egr. Sig. Del Buono, ho molto apprezzato, condividendola in pieno, la lettera del Sig. Piero Maccario pubblicata nel suo spazio il 29 novembre. La sua analisi del fenomeno-sesso non potrebbe essere più realistica. La nostra è uria società in cui il mito del sesso si fa sempre più indisponente. Siamo assaliti da ogni parte dall'incubo del sesso. Non c'è giornale, rivista, programma televisivo che non abbia il suo cattedratico dei segreti dell'alcova che sforna consigli in sequela che spesso sono in aperto contrasto con quanto dicono sugli stessi argomenti altri suoi colleghi, generando cosi nei lettori o telespettatori una grande confusio- ne. Non c'è film, opera teatrale, libro, romanzo che non contenga una nutrita abbuffata di sesso condita in una sconcia salsa di turpiloquio. A sentire i cosiddetti esperti che affliggono le nostre serate televisive e le nostre letture sembrerebbe che i nostri padri e i padri dei nostri padri non conoscessero neppure lontanamente le gioie del letto perché non erano assistiti dalla saccenza del sessuologo di turno. Si direbbe che nessuna donna abbia mai provato l'orgasmo prima dell'avvento dell'«esperto». Oggi l'uomo si impone all'ammirazione della società solo se è seguito dalla fama, sia pure un po' sommersa, di sciupafemmine, la donna se riesce a mettere KO un paio di uomini possibilmente nella stessa «seduta». Anche la pedofilia è probabilmente un po' figlia di questa concezione mitica del sesso. Naturalmente, Sig. Del Buono, il buon senso ci impone di ridimensionare il tutto, sfrondandolo dall'ovvia considerazione che anche i sessuologi «tengono famiglia». Ricordare, ad esempio, che i nostri nonni sfornavano non di rado dai IO ai 15 figli e, quindi, qualcosa di sesso dovevano pur capire, sia pure in maniera un po' distorta perché a quel tempo il modo di fare i figli era solo UNO, cioè quello «tradizionale». E poi chi lo sa se veramente le nostre mamme e le nostre nonne non provarono mal l'orgasmo! Probabilmente, anche loro ebbero delle difficoltà, ma, poiché non avevano la possibilità di scrivere all'esperto che allora fortunatamente non esisteva, finiva che la cosa si sistemava con una franca discussione fra i coniugi. Come sarebbe auspicabile si facesse pure ora invece di inondare le redazioni di giornali e riviste con il racconto più o meno particolareggiato dei propri «segreti d'alcova» che ormai hanno perso il loro stuzzicante alone di mistero che li circondava in passato. L'unica cosa certa è che oggi in un'epoca cosi assistita dalla sessuologia, un gran numero di uomini, già dai 35-40 anni, come ci informa la stampa, mostra i primi segni inquietanti dell'impotenza e che le donne, vicino a uomini ridotti a larve di virilità, per recuperare un po' di piacere si abbandonano e non di rado alle esperienze omosessuali. Penso che l'ossessiva importanza data ai problemi del sesso abbia porta- to la società ad una drammatica divaricazione: da un lato la glorificazione in film, romanzi, mass-media di un sesso virtuale ed astratto, dall'altro la realtà di un sesso mortificato da mille frustrazioni. La saluto cordialmente. Giuseppe Sortine, Ragusa Gentile Signor Sortino, la ringrazio per la sua analisi come sempre attenta e acuta. Ma, se mi permette, ho due dubbi da risolvere. Il primo riguarda quella che lei definisce «una franca discussione fra i coniugi». Da quel che ne so le discussioni avvenivano, ma quasi mai erano franche. E come potevano esserlo se le donne, serve o regine, erano trattate come erano trattate? Il mio nonno materno, uomo rigoroso e giusto, passava tutte o quasi le sere al varietà, non facendo nulla di male, ma mettendo sistematicamente incinta mia nonna di ritorno a casa. Al quattordicesimo figlio vivente, e al diciassettesimo parto, la poverina se ne andò in polvere appena sulla quarantina, senza avere avuto gran tempo per discutere, Il mio nonno paterno non era un moralista, era un dichiarato gaudente. Lasciò a mio padre una montagna di debiti per fiori e gioielli inviati a ballerine, ma almeno rispettò mia nonna; i figli viventi furono 4, e mia nonna sopravvisse quasi a tutti. L'altro dubbio riguarda quella che lei definisce «l'inondazione delle redazioni di giornali e riviste da parte di segreti d'alcova». L'inondazione è innegabile, ma non tutte le lettere di quel genere sono autentiche. O chi conduce la rubrica si trova d'improvviso a corto di materiale e ne inventa qualcuna o è qualcuno che scrive per fare uno scherzo. Ma ora devo concedere spazio a un'altra passione, [o. d. b.] Il bel bianconero Gentile Sig. Del Buono, ero indignato per la non pubblicazione del nostro appello (capirà tutto dalle lettere accluse) finché oggi ho visto sulla sua rubrìca la lettera della signora Zoricani. Le chiedo, pertanto, di voler pubblicare in «Lettere al giornale» un sunto di quelle lettere che restano purtroppo di attualità amara per noi juventini. Gianni Basi, Siena Gentile Redazione, siamo un gruppo di juventini di Siena che sicuramente anche a nome degli altri juventini di ovunque, chiediamo che la Juventus torni a indossare l'insostituibile ed unica maglia a normali strìsce bianconere (già tristemente smarrita nelle finali di coppa...). Sé si crede davvero che ogni basso interesse commerciale - o di qualunque natura - possa decidere im punemente sul disegno di una maglia che di per sé deve restare intatta e intoccabile come una bandiera, allora si faccia un referendum. Siamo tutti pronti a parteciparvi per salvare ora le nostre amate strisce (queste sembra no quelle di un pigiama) e, in futuro con simili chiarì di luna, chissà per tute larne ii colore... In tv, tra l'altro, quando l'Inquadra tura è a lungo campo le maglie sem brano bianche e... ci viene il voltastomaco! Ma perché non fare un'indagine un'inchiesta, una statistica sull'indice di gradimento/disgusto di questa maglia che a noi, juventini veri, fa guardare con vorace nostalgia alle locali maglie del Siena. Insomma, ci sentiamo profondamente offesi e delusi dalla infelice scelta della Società... Un gruppo di Juventini, Siena Cari ragazzi, scusate se vi parlo con sincerità. Voi non siete tanto tifosi di «quel bel bianconero di due mesi fa, e di cento anni fa» quanto lo siete di voi stessi, delle vostre scelte.

Persone citate: Del Buono, Giuseppe Sortine, Piero Maccario, Ragusa Gentile, Sortino

Luoghi citati: Siena