Britten, Loewe, Berg: la rivincita delle sette note di Giorgio Pestelli
Britten, Loewe, Berg: la rivincita delle sette note Dalla collaborazione Paravia-De Sono nascono tre nuove collane, tra riflessione e spirito critico Britten, Loewe, Berg: la rivincita delle sette note Una sfida editoriale nel segno della musica di qualità F RA i meno giovani, chi non ha avuto una volta tra le mani il Dizionario di Musica di Della Corte e Gatti, stampato dall'editore torinese Paravia nel 1925, e ristampato cinque o sei volte in pochi anni sempre con la solita copertina di cartone azzurrino, e sopra lo stemma dell'editore, l'albero con i pomi e il cartiglio dal motto «In labore fructus»? Rallegra l'animo e fa bene sperare trovare di nuovo associato alla musica il nome Paravia (peccato, non più l'albero) unito a quello della De Sono in tre collane dirette da Francesca Gentile Camerana, appena va¬ rate con quattro volumi freschi di stampa. E' un segno di vitalità culturale e di grande coraggio mettersi in imprese editoriali così serie in questo momento della vita musicale; certo, ricca di musica ad alto volume ventiquattro ore al giorno, ma povera di riflessione e di spirito storico e critico. Oggi abbondano le pubblicazioni enciclopediche, i volumi che dicono «tutto» su argomenti sconfinati, di consultazione schematica e soprattutto rapida; oggi, con una buona scorta di dischi e qualche enciclopedia sotto mano, tutti possono parlare di musica da competenti; e tutto sommato non si vedono e non si sentono nemmeno tante opinioni sballate; ma quello che manca di sicuro è l'originalità dell'impostazione, la sincerità dell'approccio critico: tutte cose per le quali ci vuole tempo, studi specifici, esperienza diretta. La De Sono non è certo nuova alla letteratura musicale di ricerca, avendo già pubblicato, per i fini culturali che persegue, molte dissertazioni musicologiche con l'editore Passigli; questo filone ora prosegue con Paravia nella prima delle collane presentate, intitolata appunto «Tesi», forte di due monografie, Cari Loewe di Elisabetta Fava e Il sapore della conoscenza di Barbara Diana; di Loewe il mondo musicale, specie tedesco, ha celebrato l'anno scorso il secondo centenario della nascita: noto soltanto come «il creatore della ballata», in questo libro riceve dalla Fava un'attenzione estesa a tutto il suo campo di attività, sullo sfondo di quel romanticismo minore che invece è determinante per mettere a fuoco tutta l'età da Schubert a Wagner. Il lavoro della Diana è centrato sull'ultima opera teatrale di Benjamin Britten, Morte a Venezia, tratta della novella di Thomas Mann e divenuta popolare con il film omonimo di Visconti: anche qui, dallo stu¬ dio analitico e comparativo, lo sguardo si estende a. tutto il teatro musicale di Britten, un compositore che proprio in questi anni sta ricevendo dai nostri teatri una considerazione degna della sua statura. Le altre due collane s'intito¬ lano «Saggi» e «Repertori iconografici»: della prima s'incarica Alberto Rizzuti con Fenomeni da baraccone. Il «Guarany» di Antonio Carlos Gomesfra donne, cavallier, armi ed orrori, un vivacissimo studio su un'opera un tempo famosa, rivissuta spaziando fra antropologia e studio minuto delle fonti; i «Repertori iconografici» s'ispirano a un genere, le biografie «per immagini», più diffuso all'estero che da noi; quando la qualità è quella di questo volume su Alban Berg curato da Franco Pulcini, i dati e i suggerimenti sono superiori a molte trattazioni tradizionali; alcune fotografie sono già un saggio critico in compendio, la psicologia estenuata, ipersensibile di Berg (la meravigliosa bellezza delle donne che lo circondano!) vi sono testimoniate con incredibile precisione. Giorgio Pestelli Un'immagine dei primi del '900 della Mariahilferstrasse, la via nel centro di Vienna dove si trovava la «Casa piccoia>, uno dei caffè frequentati dal giovane Alban Berg
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