FLEMING la ricetta del thriller di successo

Fantasia, ritmo, poche descrizioni: il papà di 007 insegna come «colpire il lettore al plesso solare» Fantasia, ritmo, poche descrizioni: il papà di 007 insegna come «colpire il lettore al plesso solare» FLEMING la ricetta del thriller di successo L ARTE di scrivere thriller sofisticati è pressoché scomparsa. Gli scrittori sembrano vergognarsi di inventare eroi dalla pelle bianca, canaglie dalla pelle nera ed eroine dalle guance rosee. 10 non sono un uomo stizzito. I miei libri non sono «impegnati». Non ho nessun messaggio per l'umanità sofferente e, sebbene a scuola sia stato tiranneggiato e abbia perso la verginità nel modo in cui molti di noi usavano perderla ai vecchi tempi, non ho mai avuto la tentazione di imporre ai lettori queste o altre laceranti esperienze personali. I miei libercoli non mirano a cambiare la gente né a spingerla a uscire e fare qualcosa. Sono scritti per eterosessuali dal sangue caldo che si trovano in treno, sull'aeroplano o a letto. Ho un delizioso parente che è un giovane letterato di fama pieno di stizza. Il fatto che i miei libri siano più letti dei suoi lo fa impazzire. Qualche tempo fa abbiamo avuto sull'argomento uno scambio di parole semi-amichevoli, in cui io cercavo di raffreddare il suo bollente ego dicendogli che le sue mire artistiche erano molto, molto più alte delle mie. I suoi libri puntavano alla testa e, almeno in parte, al cuore. I miei, gli dissi, puntano più basso, diciamo fra il plesso solare e la parte alta delle cosce. 11 punto che intendevo sottolineare è che se decidi di diventare uno scrittore professionista devi stabilire, almeno a grandi linee, se vuoi scrivere per la fama, per il piacere o per il denaro. Penso anch'io che, sebbene i thriller possano non essere Letteratura con la L maiuscola, è possibile scrivere quelli che io chiamo «Thriller concepiti per èssere letti come letteratura». Tra i professionisti del genere c'è gente come Edgar AUan Poe, Dashiell Hammett, Raymond Chandler, Eric Ambler e Graham Greene. Non vedo nulla di disdicevole nel puntare alto quanto loro. Una prosa non leziosa Tutto bene, dunque. Abbiamo deciso di scrivere per denaro e puntare a certi standard nella nostra scrittura. Questi standard includeranno una prosa non leziosa, un uso della grammatica corretto e una certa completezza nella narrazione. Queste qualità da sole non bastano però a fare un bestseller. La ricetta è una sola, molto semplice. Se ripensate ai bestseller che avete letto, noterete che hanno tutti una caratteristica comune: siete semplicemente costretti a voltare la pagina. Nulla deve interferire con questa fondamentale dinamica del thriller. Non potete indugiare troppo a lungo sulle descrizioni. Non ci devono essere - nei nomi, nei rapporti tra i personaggi, nei viaggi o negli ambienti di sfondo - complicazioni che confondano o irritino il lettore. Lui non deve mai chiedersi: «A che punto sono? Chi è questo personaggio? Che diavolo stanno facendo tutti quanti?». Soprattutto, non devono mai esserci quei riepiloghi irritanti in cui l'eroe farfuglia sul suo destino infelice, passa mentalmente in rassegna un elenco di sospetti o riflette su quello che avrebbe potuto fare o intende fare. Cercate a ogni costo di descrivere lo sfondo o elencare le misure dell'eroina nel modo più amabile: ogni parola deve essere significativa, interessare o titillare il lettore prima che l'azione riprenda rapida. Confesso che io, da questo punto di vista, pecco spesso. Sono eccitato dalla poesia delle cose e dei luoghi e il ritmo delle mie storie qualche volta soffre, mentre prendo il lettore per la gola e lo ingozzo con grandi bocconi di quello che secondo me dovrebbe interessarlo. Bene, dopo aver messo a punto uno stile a regola d'arte e l'essenziale ritmo del racconto, che cosa si deve mettere nel libro? Detto in poche parole, gli ingredienti sono tutto ciò che fa fremere uno qualunque dei sensi umani. Io cerco di eccitare il lettore fin nelle sue papille gustative. Tenete bene a mente questi punti. Primo: tutti preferiamo i piatti della colazione rispetto a quelli del pranzo o della cena. Secondo: il personaggio sa quello che vuole e lo ottiene. Terzo: quattro uova fritte suonano come un pasto da vero uomo e, nella nostra immaginazione, una grande tazza di caffè nero ap¬ paga le papille gustative solleticate dal gusto ricco delle uova fritte e del toast caldo e imburrato. Le mie trame sono fantasiose, pur basandosi sulla verità. Vanno assai oltre il probabile ma non, io penso, oltre il possibile. Anche così, potrebbero restare sullo stomaco del lettore e indurlo a gettare via il libro con rabbia - perché un lettore odia la sensazione di essere imbrogliato. Per evitarlo, io uso due espedienti tecnici: la predetta velocità della narrazione, che spinge rapidamente il lettore oltre qualunque punto in odore di beffa e l'uso costante di nomi e oggetti familiari, che lo rassicurano costantemente che sia lui sia lo scrittore hanno sempre i piedi per terra. Un accendino Ronson, una Bentley 4 litri e mezzo, il Ritz di Londra, il 21 Club di New York, i nomi esatti delle piante e degli animali, le stesse camicie di cotone Sea Island a maniche corte che porta Bond, tutti questi dettagli sono punti di riferimento messi apposta per rassicurare il lettore nel suo viaggio fantastico. La gente spesso mi chiede: «Ma come riesce a pensare queste cose? Che mente straordinaria (o, qual¬ che volta, straordinariamente losca) deve avere!». Possiedo certamente un forte potere d'immaginazione, ma non credo che ci sia nulla di strano in questo. Tutti, nei primi vent'anni della nostra vita, veniamo nutriti a favole, avventure e storie di fantasmi. L'unica differenza tra voi e me è che la mia immaginazione mi fa guadagnare denaro. Nel mio primo libro, Casino Royale, ci sono tre incidenti gravi, tutti basati su fatti veri. Li ho tirati fuori dai miei ricordi di guerra dei servizi segreti deh'Ammiragliato, li ho rivestiti con eleganza, ho aggiunto l'eroe, il cattivo e l'eroina, e il libro era bell'e fatto. Le fatiche di un pigro Una volta assimilati tutti questi consigli, il vostro cuore tremerà comunque all'idea dello sforzo fisico che richiede scrivere un thriller. Simpatizzo con voi. Anch'io sono pigro. Probabilmente, ancora più pigro di voi. Il mio cuore sprofonda quando contemplo i 300 fogli bianchi che devo riempire di migliaia di parole scelte più o meno bene. La prima cosa che io faccio è creare un vuoto nella mia vita tale da poter essere riempito soltanto con qualche forma di lavoro creativo. Da questo punto di vista, sono molto fortunato. Nel 1946 mi sono costruito una casetta su una spiaggia della Giamaica e ho organizzato la mia vita in modo da poterci passare almeno due mesi d'inverno. Nei primi sei anni ho avuto il mio daffare a esplorare la Giamaica, organizzarmi la vita, conoscere la gente del posto e osservare minuziosamente i fondali della barriera corallina. Ma dopo sei anni avevo esaurito tutte queste possibilità e stavo per sposarmi - una prospettiva che mi riempiva di terrore e nervosismo. Per dare alle mie mani oziose qualcosa da fare, e fornire un antidoto al mio malessere dopo 43 anni vissuti da scapolo, un giorno decisi di mettermi a sedere e scrivere un libro. Se non avete un rifugio come il mio, vi consiglio caldamente le stanze d'albergo, il più lontano possibile dalla vostra «vita» abituale. Il vostro anonimato in quegli ambienti così scialbi e la mancanza di amici e distrazioni creeranno un vuoto che vi metterà nell'umore giusto per scrivere e, se le vostre tasche sono vuote, in uno stato d'animo che vi farà lavorare alacremente. Poi dovrete attenervi strettamente a una routine. Io scrivo per circa tre ore al mattino - dalle 9 alle 12 - e un'altra ora tra le sei e le sette del pomeriggio. Alla fine della giornata mi ricompenso contando le pagine che ho scritto e mettendole in una cartellina. Non correggo mai nulla e non rileggo mai ciò che ho scritto, se non le ultime righe dell'ultima pagina, per vedere dove sono finito. Se vi rileggete anche una sola volta, siete perduti. Come avete potuto scrivere tutte quelle sciocchezze? Come avete potuto usare la parola «terribile» sei volte in una sola pagina? E così via. Se interrompete il ritmo serrato della narrazione con un eccesso di introspezione e autocritica, sarete fortunati se riuscirete a scrivere cinquecento parole al giorno, e in più ne sarete disgustati. Duemila parole ogni giorno Seguendo la mia formula, scriverete invece duemila parole al giorno e non ne sarete disgustati finché il libro non è finito - nel mio caso, dopo sei settimane. Io poi passo circa una settimana a correggere gli errori più vistosi e a riscrivere brevi passaggi. Quindi faccio battere accuratamente il mio scritto, lo rileggo, ribatto le pagine peggiori e lo mando all'editore. Dopo tanta fatica, quali sono le ricompense? La prima è di ordine economico. Non farete molti quattrini con i diritti, compresi quelli di traduzione. A meno di essere molto attivi e avere un gran successo, ne ricaverete di che vivere appena. Ma se vendete i diritti per una serie o per i film, andrete a gonfie vele. Un autore di successo fa una gran bella vita. Non deve lavorare a tempo pieno e si porta dietro l'ufficio nella sua testa. In più, ha una percezione assai acuta del mondo che lo circonda. Scrivere rende più attenti a ciò che capita intorno. E, poiché l'ingrediente principale della vita è quello di essere vivo (magari non sarete d'accordo, osservando la maggior parte degli esseri umani), questo è un sotto-prodotto importante, anche se siete soltanto uno scrittore di thriller. lan Fleming Copyright lan Fleming «Le mie trame vanno oltre il probabile: perché il pubblico non si senta imbrogliato Uso due espedienti: velocità nella narrazione, molti nomi e oggetti familiari» Mentre esce in Italia il film « domani non muore mai, con Pierce 8rosnan nei panni di James Bond, pubblichiamo un artìcolo che lan Fleming scrisse nel 1962 per il Daily Telegraph e che il giornale Inglese ripropone ora. Il «padre» di 007 sarebbe morto due anni dopo. lan Fleming. Sopra, l'ideatore di James Bond con Sean Connery. Sotto. Pierce Brosnan

Luoghi citati: Italia, Londra, New York