Di Bella: la mia sfida al cancro è ormai vicina alla conclusione

Il professore di Modena contestato per la sua terapia: «Nonostante le invidie, spero di vivere quanto basta» Il professore di Modena contestato per la sua terapia: «Nonostante le invidie, spero di vivere quanto basta» Di Bella: la mia sfida al canoa è ormai vicina alla conclusione MODENA DAL NOSTRO INVIATO Il cancello di ferro, Piccolino. Le grate come un confessionale. Sembra la casetta di una fiaba, un piano appena oppresso dai casermoni intorno. Di fronte, incombe un palazzo di uffici, e laggiù scorre la Via Emilia. Un cartone appeso: «Lo studio del professor Di Bella di pomeriggio è chiuso. Non si fissano nuovi appuntamenti. Non suonare il campanello». Sul campanello c'è il suo indirizzo, il suo numero di telefono. Via Marianini 45, Modena. E se uno guarda oltre l'inferriata, c'è un altro cartello, sulla porta: «Si prega di non insistere e di non suonare il campanello». Ieri, un ragazzo di 25 anni venuto su da Messina non si è arreso nemmeno davanti al silenzio. Ha trovato un cronista, ha consegnato a lui le sue cartelle: «Mio padre. Non può essere operato». E' rimasto un'ora lì, prima di rinunciare. Si faceva sera. Abbiamo provato a suonare. Il professore è apparso sulla porta, una nuvola bianca sulla testa un po' inclinata. A chi gli chiedeva di ascoltarlo solo due minuti, ha risposto: «Speriamo che sia vero». C'erano due pazienti seduti nello studio. Hanno guardato con occhio pietoso: fate in fretta. Qui, il mondo è uguale, nel dolore e nella speranza, mentre continua il braccio di ferro fra il Consiglio superiore della Sanità e lo scienziato eretico che lotta contro i tumori con le sue scoperte non gradite. La sala d'attesa ha un vecchio divano un po' sfondato, coperto da un telo verde; di fronte, un canapé rosso. Un comodino, per raccogliere carte e libri. Dalla porta si intravede una cucina: piena di libri anche quella. Agli amici il professore confessa: «Sono quasi arrivato alla conclusione. Spero che mi rimanga da vivere quanto basta per portare a compimento la mia opera». Già, professore: ma lei perché lo fa? «Per dovere. Forse per passione». E tutte queste polemiche? «Mi fanno schifo». Il gilet grigio sotto il camice bianco, bello lindo. Il peso degli anni che lo piega un po' obliquamente, come l'albero di una nave nella tempesta. Quella nuvola di capelli. La voce bassa, un lontano accento siciliano. Bisogna piegarsi anche noi, per sentirlo. Come in un confessionale. E perché le fanno schifo? «Perché sono determinate esclusivamente da invidie, incompetenze, ignoranza. E se conosce altri vizi umani, ce li metta dentro. Da tutto fuorché da cultura e competenza medica». Lei, invece, perché lo fa? Fama? Gratitudine? «Non ho mai lavorato per quello». E per cosa allora? «Il bisogno che può avere la gente e il bisogno che ho io di imparare». E per insegnare? «Ne vengono sempre qui per imparare». A volte, raccontano che stanno in coda con i pazienti, là fuori, e sono medici e sono oncologi. Dicono che ha 100 allievi, ma che solo 18 gli vanno bene. «Non basta qualche ora, non basta venire qui e guardare». E cosa ci vuole, per imparare? «Lo studio, ci vuole. E' la prima cosa. Quando c'è la testa che lo consente e un corredo di nozioni. E poi ci vuole la capacità nel sangue». Tiene la testa piegata, quella nuvola di capelli, che dolcezza. Ha 85 anni, ma la mano è ancora come quella di un massaggiatore. Solo un po' nodosa. Tre lauree, due cattedre. Tutti 'sti libri attorno, come se precipitassero dagli scaffali. Da 30 anni in lotta contro il tumore. L'hanno già scritto: perché non riuscì a guarire il figlio di un suo amico. Leucemia. Gli è rimasto nel cuore quel bimbo. Dopo, ne ha salvati tanti in nome suo. Isabella Pignatti Morano: «Carcinoma maligno alla tiroide. Diagnosticato a Modena, Brescia e in Francia. Vado da Di Bella. Mi dà la cura: sciroppo di vitamine, melatonina, tintura di iodio. Da allora sto benissimo e ringrazio il Cielo». Giovanni Giovannini: «Linfonodo all'ascella. Pohclinico, chemioterapia. Vado da Di Bella barcollante, 7 chili in meno. Con il suo metodo dopo un mese avevo recuperato 4 chili. Dopo una settimana ero già al lavoro. Quando faccio i controlli alla Usi mi trattano male, come se fossi un eretico. Ma perché?». Ecco. Cosa ne pensa, professore? «L'ho già detto. Incompetenza, superbia, ignoranza, interessi. Scopi obliqui, come^s'è visto da .,..!*>•„>!«. il»,. "Moby Dick". Solo Santoro andava bene lì in mezzo». Ma lei come cura i suoi pazienti? Hanno scritto che non li tocca neanche. «Cretinate. Faccio come si fa con tutte le visite. Io voglio sapere. Non è che per visitare debbo spogliare. Ho un rispetto assoluto per il malato». Quanto durano le sue visite? «Due ore di solito. Guardo tutte le cartelle». Parla molto? «Il cuore, io lo voglio sentire. Il torace, lo voglio sapere come risponde. Il fegato, lo voglio sapere quant'è grosso. Io leggo tutto quanto mi portano. Però, dopo me lo voglio controllare io, perché non ci credo». E molte volte sbagliano? «Quasi sempre». Davvero? «E' difficile che ci sia una cartella che si rispetti. Ma lei perché crede che tanta gente muoia?». E perché? Per ignoranza? «Sbattimento». Cioè? «Gente che se ne frega. Così va la medicina». .Fuori, stanno suonando alla porta. Forse, il professore non se ne accorge. Visita tutti i giorni, si ferma solo la domenica mattina, perché va a Messa e al cimitero di Fanano per pregare sulla tomba di Deda, la sua segretaria e assistente. Pasti frugali, due ore di sonno per notte. Perché finite le visite, comincia a studiare. Per questo, il disordine del pianterreno sparisce salendo le scale, al piano di sopra, dove ci sono i laboratori, i microscopi nucleari, altre librerie. Tutto lindo, perfetto. Come il suo camice. E' qua sopra che ha inventato la sua filosofia, poche sostanze ben dosate: la somatostatina, la melatonina, un po' di vitamine. «Per disprezzo, lo chiamano cocktail», dice. In Italia costa tantissùno, troppo. E all'estero? «Molto meno. In Germania, in Grecia. Anche in America forse. Se hanno bisogno li mando là». Ma come ci è arrivato, professore, a questa scoperta così semplice, in fondo? «Attraverso studi di decenni. E non ho finito. Un medico non deve mai finire di studiare, di imparare». E può arrivare qualcos'altro? «Io non ne ho speranze». Però lei dà speranze agli altri. «Faccio il mio dovere. Non dò speranze». Ma quanti ne ha salvati? «Salvare è una parola grossa. Dica piuttosto a quanti sono stato utile. Tranne pochi casi, direi che tutti sono stati avvantaggiati». E perché nessuno salvato? «Perché può sempre ricomparire». Anche dopo 5 anni? «L'ho visto dopo 25». Cos'è? Una predisposizione? «Sì. Su base genetica, è probabile». Adesso hanno smesso di suonare. Dallo studio, gli occhi pietosi dei pazienti. Lui ci guarda di sbieco. Fuori, c'è un signore pelato con un foglio in mano. Quanti anni aveva quel bimbo che morì per la leucemia? «Sette». Se lo ricorda ancora, professore? «Ci ho patito. Sì». E oggi, lei l'avrebbe salvato? «Forse». Lo dice a modo suo. Sembra sì. Pierangelo Sapegno I SEGRETE n S0STANZA CHIAVE: U SOMATOSTATINA, E' usato per tutti i tumori. La sua ozione *mm consiste Dell'inibire l'ormone dello crescita e quindi il proliferare delle cellule cancerogene DELLA CURA Q: Altre sostanze, che si usano in associazione alla somatostatina: • Miscela vitaminica: E, A, Acido retinoico • Betacarotene, • Bromecrlptina Melatonina □ Nella Leucemia, viene associata la Octrlotide Altri farmaci che, a seconda dei casi, entrano nella cura: • Olucesamlna • Galatturonale di galaftosamina • Vitamina C • Calde e Vitamina D3 La dose giornaliera media è di 3 mg. In Germania costo meno di 90 mila lire. In Italia, il prezzo sulla scotolo è dì 570 mila lire, il prodotto appartiene alla fascia H (uso ospedaliero) e quindi lo dose di 3 mg non è vendibile in farmacia. Si può però acquistare con ricòtta medica la dose do 0,75 mg, a 84 mila lire. Bisogna quindi acquistare 4 dosi, per un totale di 336 mila lire al giorno COSTO DELLA Costo della cura mensile con somatostatina: SOMATOSTATINA 17 milioni: con il farmaco a prezzo di scatola, venduto sottobanco 10 milioni: con quattro prescrizioni da 0,75 mg. al giorno 2 milioni e 400 mila: in ospedale LA SOMATOSTATINA ALL'ESTERO La somatostatina, per la cura degli apudomi (tumóri dèi pancreas e intestino) viene usata in tutta Europa, negli Stati Uniti e in Canada. Anche in Argentina è venduta come farmaco oncologico Richieste di aiuto continuano ad arrivare da tutta Italia Un paziente racconta: «Avevo un linfonodo all'ascella. Mi ha dato la sua cura e adesso sto meglio Ma quando faccio i controlli alla Usi mi trattano male» «Di solito le mie visite durano due ore. Controllo tutte le cartelle mediche e quasi sempre contengono dati sbagliati» WM Il professor Di Bella e sotto Rosy Bindi e Silvio Garattini