Di Pietro, Necci e il giallo del risotto

Ricostruita la cena a Milano dove sarebbe avvenuto rincontro (casuale) Ricostruita la cena a Milano dove sarebbe avvenuto rincontro (casuale) Di Pietro, Necci e il giallo del risotto 7/ neosenatore: festeggiavano la promozione di un ufficiale Ferrara sul Foglio: Tonino pranza con un ex inquisito delle Fs MILANO. Mancava, il giallo del risotto giallo. Quello servito lunedì scorso dal ristorante Berti di via Algarotti, cucina milanese doc sin dal 1866, è finito addirittura sui giornali. Non per il meritevole piatto, ma per i commensali di quella sera, riuniti nel tavolo triplo appena a destra dell'ingresso, sotto alle stampe antiche, a un passo dalle cantine. Su quella cena si gioca l'ultima sfida tra gli ex duellanti del Mugello. Da una parte Giuliano Ferrara, che su «Il Foglio» insiste: «Di Pietro e Necci hanno mangiato insieme». Dall'altra l'ex magistrato, oggi senatore dell'Ulivo, che smentisce: «Non è vero, ero a cena con venti pubblici ufficiali». Ci sarebbe un terzo incomodo, l'avvocato dell'ex amministratore delegato delle ferrovie, Paola Balducci. Che ammette: «C'è stato un incontro casuale, sulla porta». «Figuriamoci se mi sarei seduto a tavola con Necci», giura uno dei commensali di quella sera che adesso non vuole apparire, lunedì seduto alla destra di Di Pietro. «Eravamo lì per salutare il maresciallo Salvatore Scaletta, promosso a Palermo», aggiunge. E il commensale misterioso infila un altro nome, che complica l'intera vicenda approdata da tempo davanti ai magistrati di Brescia. Salvatore Scaletta, infatti, è l'ex collaboratore di Di Pietro che a più riprese ha interrogato il banchiere Chicchi Pacini Battaglia, quando faceva il confidente. L'ex amministratore delegato delle ferrovie Necci, invece, è al centro di un'altra vicenda di Di Pietro, quando indossava la toga. Ar¬ restato a La Spezia, su Necci vaga il sospetto di essere stato «favorito» da Di Pietro quando faceva il magistrato. «Sì, ma non erano allo stesso tavolo. Si sono visti all'ingresso, per caso», confermano dal ristorante, avvalorando l'ipotesi di una fugace stretta di mano, un saluto appena, tra l'ex magistrato e il suo inquisito. O non inquisito, dipende da come la si guardi. A dir la verità, un cameriere afferma che «forse erano tutti alla stessa tavolata». Ma non conferma con sicurezza. Resta la tavolata tra amici, «pubblici ufficiali» come dice Di Pietro. In ordine: i magistrati del pool Piercamillo Davigo ed Elio Ramondini, l'ex giudice milanese Andrea Padalino destinato alla procura di Torino, qualche segretaria della procura di Milano. Più i vertici delle fiamme gialle, stretti attorno al maresciallo Scaletta. A partire dal colonnello Pasquale De Bidda, al comando del nucleo regionale della Guardia di finanza, che pagherà poi il conto. E che ieri a pranzo, con la famiglia, occupava lo stesso tavolo d'angolo. Risotto giallo, stinco, bolliti e chiacchiere in libertà. «Abbiamo parlato di tutto. Anche di Berlusconi? Non lo dico», taglia corto uno dei commensali. Che invece ricorda bene il saluto di Di Pietro, che se ne va prima di tutti, che infila il cappotto e la doppia porta a vetri. Dove arriva Necci, stesso minuto, uguale secondo. Nessuno, a parte i protagonisti, sa cosa si siano detti in quel mezzo minuto Di Pietro e Necci. Al «Foglio», basta e avanza. E il giornale di Ferrara riconferma che erano allo stesso tavolo. Che se Cesare Previti inquina le prove quando usa i telefonini Gsm di Pacini, lo stesso fa Di Pietro quando - sostiene sempre il quotidiano - va a cena con Necci. Un paragone forte, di quelli che piacciono a Giuliano Ferrara. Che per tutta la campagna elettorale al Mugello ha inseguito Antonio Di Pietro per essere a una cena con lui e confrontarsi apertamente e che adesso chissà cosa darebbe, per essere stato anche lui davanti a quel risotto giallo. Magari per caso. [f. pol.1 Il neo senatore dell'Ulivo Antonio Di Pietro Protesta per l'utilizzo degli studenti La Fieg dopo il deferimento dell'Italia

Luoghi citati: Brescia, Ferrara, Italia, La Spezia, Milano, Palermo, Torino