Assedio alla Borsa risi «Vercelli, via alla protesta contro le importazioni»

Assedio alla Borsa risi Assedio alla Borsa risi Vercelli, via alla protesta contro le importazioni VERCELLI. E dopo il latte e l'olio ecco la protesta del riso. Una protesta civile, ma ferma: ieri mattina, i produttori di Vercelli, Biella, Pavia, Novara e Milano hanno bloccato la Borsa risi di piazza Zumaglini, a Vercelli, la più importante d'Europa, impedendo così alla commissione di listino di quotare il risone. Analoghe manifestazioni sono previste oggi a Milano e a Pavia, domani alla Borea Merci di Novara e venerdì a Mortara, con un replay vercellese. La protesta si è svolta nella più assoluta tranquillità: gli agricoltori (in tutto poco meno di 500) hanno sventolato le bandiere (gialle, verdi e blu) della Coldiretti, della Cia (la Confederazione italiana di categoria della sinistra) e della Confagricoltura (vicina alla Confindustria), le tre organizzazioni che hanno preparato la serie di manifestazioni. Significatila la presenza dei mediatori di Novara e da Vercelli, pienamente solidali. Il «picchettaggio» della Borsa è stato formalizzato con gli striscioni delle organizzazioni sindacali e con alcuni cartelli appesi all'ingresso dell'area contrattazioni: in essi erano sinterizzati i temi della protesta. Il mondo della risicoltura italiano - come hanno rimarcato i presidenti provinciali dell'Unione agricoltori Marco Oletti e della Cia Sergio Suardi - dice, innanzitutto basta alle importazioni «selvagge» di riso extracomunitario: nel 1992 arrivarono in Europa 200 mila quintali di prodotto a dazio zero, l'anno scorso oltre 4 milioni. «Mentre il riso italiano - ha osservato Oletti - resta invenduto». Con una situazione del genere, fanno notare i produttori, i prezzi del risone hanno accusato, quest'anno, una flessione di 10-15 mila lire al quintale e dall'inizio della campagna '97-'98 sono stabilmente sotto il cosiddetto livello minimo dell'dntervento», l'aiuto comunitario fissato a 65.800 lire il quintale. Sono cifre, a giudizio degli agricoltori, insostenibili, cui va aggiunta la crescente difficoltà di collocare il prodotto italiano: secondo le stime più recenti sarebbero circa 4 milioni i quintali in eccesso, a causa degli accordi Gatt (troppo favorevoli agli Usa) e alle concessioni sempre più ampie ai Paesi Terzi. La risicoltura italiana sollecita dunque l'Unione europea a rivedere, e profondamente, le norme «Ocm» sul riso. Un cartello affisso all'ingresso della Borsa recitava ieri: «Per il futuro della risicoltura riformiamo la riforma». Ma non mancavano appelli anche ai cittadini che, numerosissimi, sono transitati da piazza Zumaglini. Un altro slogan invitava i consumatori a chiedersi, in rima baciata: «Il nostro riso è sempre meno pagato, e il vostro al supermercato?». La strategia del mondo agricolo è di coinvolgere direttamente l'opinione pubblica: domani, ad esempio, al mercato di Biella, e venerdì a Vercelli, la Coldiretti provinciale distribuirà gratuitamente riso, vino, frutta e miele. [e. d. m.]

Persone citate: Borea, Gatt, Marco Oletti, Oletti, Sergio Suardi