«Ma il Tir lumaca colpira' comunque» di Roberto Ippolito

Spalanzani: troppi favoritismi per i dipendenti «Ma il Tir fuma Spalanzani: troppi favoritismi per i dipendenti IL «NO» DEGLI ARTIGIANI ROMA. L'arrabbiatura rimane. Il 23 dicembre gli artigiani fanno scattare l'operazione lumaca: i camion rallenteranno la corsa intasando alcune strade. «C'è un favoritismo per i lavoratori dipendenti e una ingiusta penalizzazione degù artigiani)) sbotta Ivano Spalanzani, presidente della Confartigianato. Insomma, i ritocchi alla legge finanziaria ipotizzati dal governo di Romano Prodi non bastano a far rientrare la protesta degli artigiani. E allora, presidente Spalanzani, non rinunciate alla protesta? «No, fino a quando non ci saranno novità». E quindi che cosa farete? «Con l'operazione lumaca, il 23 dicembre, alcuni camion in alcune zone dell'Italia andranno piano per testimoniare che le imprese sono frenate con conseguenze negative per l'occupazione». E la protesta, originariamente prevista dal 19 al 23, quanto durerà? «Se non si rimettono le cose a poste, la protesta continuerà a gennaio, a febbraio, a marzo, fino a quando non sarà ripristinata la giustizia». In sostanza cosa chiedono gli artigiani? «La richiesta più importante è quella relativa alla cancellazione del trasferimento di 1297 miliardi dalla gestione artigiani dell'Inps a quella dei lavoratori dipendenti. In pratica quest'anno ai lavoratori dipendenti andranno quasi 22 mila miliardi». Come ricava questa cifra? «L'apporto dello Stato alla gestione previdenziale dei dipendenti è pari a 18.300 miliardi; è incrementato con il trasferimento di 1297 miliardi degli artigiani, 1252 dei commercianti e 250 dei coltivatori diretti. In pratica cresce l'apporto dello Stato ai dipendenti, ma è azzerato quello alla gestione di artigiani e commercianti». E perché i commercianti non protestano come voi? «Protestano anche loro. Ma la posizione è differente. Il presidente della Confcommercio Bilie ha cercato di evitare l'aumento dei contributi, accondiscendendo all'elevamento dell'età per le pensioni di anzianità». Ma finora gli artigiani non chiedevano in primo luogo di non aumentare da 57 a 58 anni l'età per le pensioni di anzianità? «Questa era una delle quattro richieste della categoria. Le altre sono, oltre all'annullamento del trasferimento dei 1297 miliardi, l'aumento del finanziamento all'Artigiancassa limitato a 25 miliardi (nonostante con 22 milioni e mezzo si crea un posto di lavoro) e la possibilità di andare in pensione con 40 anni di contributi come riconosciuto a tutti i dipendenti». E cosa avete ottenuto? «Per quanto riguarda l'Artigiancassa non sappiamo nulla e stiamo attendendo indicazioni. Per la questione dei 40 anni resta un'interpretazione dubbia delle norme inserite nella legge finanziaria: a noi sembra che resti il divieto, ma ci auguriamo che si comprenda che non è possibile negare agli artigiani ciò che è concesso a tutti». Sui 57 anni ce l'avete fatta? «In realtà non c'è esattamente il ritorno da 58 a 57 anni. Con le cosiddette finestre, la pensione di anzianità viene concessa con 57 anni e 10 mesi. Questo incide pochissimo sui conti dello Stato: lasciare fermi i 57 anni invece di 58 costa 60 miliardi in più ampiamente coperti dall'aumento dell'imponibile provocato dalla indeducibuità della nuova imposta Irap, aumento riconosciuto dal governo». Resta sul tappeto il nodo del trasferimento dei 1297 miliardi. «Non comprendiamo per quale motivo si parli di alterazione della legge finanziaria in seguito all'eventuale annullamento del trasferimento di questa somma. Il fatto che lo Stato stanzi un certo importo per una categoria o per un'altra ha sempre la stessa incidenza sulle uscite. U problema reale è uno solo: perché dare tutto ai dipendenti e niente agli artigiani?» Perché secondo lei? «La riforma Dini del 1995 ha previsto che le gestioni Inps con avanzi di bilancio o con un rapporto tra iscritti e pensionati superiore alla media perdano l'apporto dello Stato. Noi ci ritroviamo in entrambe le situazioni e questo si sapeva già due anni fa; ci opponemmo a questa disposizione approvata dal Parlamento con quattro o cinque voti di scarto». Oggi in pratica viene rispettata la legge. «Ma la legge dice che la separazione tra assistenza e previdenza (questo è il problema) deve avvenire in base a una verifica dei conti da realizzare entro il '99: come mai si prendono le decisioni con due anni di anticipo?». Pensate forse di poter arrivare alla revoca dell'aumento dei contributi? «No, l'aumento dei contributi non c'entra nulla. Abbiamo già accettato l'incremento dello 0,8% nel 1998 e dello 0,2 negli anni successivi fino ad arrivare al 19%. Questo dimostra che gli artigiani sono stati pronti a fare la loro parte quando il governo ha chiesto di partecipare ai risparmi per la spesa previdenziale. Ci rendiamo conto che l'aumento dei contributi è necessario per pagare regolarmente anche in futuro la pensione agli artigiani anziani». Roberto Ippolito «Il 23 i camion viaggeranno piano per ricordare i guai delle imprese» «Rivogliamo i 1297 miliardi levati dalla nostra gestione pensionistica»

Persone citate: Dini, Ivano Spalanzani, Romano Prodi, Spalanzani

Luoghi citati: Italia, Roma