Su Cipro |a prima rappresaglia turca di Maurizio Molinari
Il leader del Nord dell'isola: interrompiamo rinutile negoziato con la comunità greca Il leader del Nord dell'isola: interrompiamo rinutile negoziato con la comunità greca Su Cipro |q prima rappresaglia turca Dopo l'esclusione dall'Europa ANKARA DAL NOSTRO INVIATO Sono Cipro e Mosca le due carte che la Turchia gioca nel bel mezzo della crisi con l'Unione Europea, scaturita dalla decisione presa dai Quindici a Lussemburgo di escludere Ankara dall'allargamento ad Est. Il premier turco, Mesut Yilmaz, ha convocato un summit a porte chiuse con il ministro degli Esteri Ismail Cem e il titolare degli Affari ciprioti, Surka Sina Gurel. Bocche cucite sui risultati, ma il presidente Suleyman Demirel si è sentito personalmente con il leader turco-cipriota Rauf Denktash, poco prima del siluro diplomatico lanciato dalla Repubblica del Nord al negoziato in corso sul futuro dell'isola. «L'Unione Europea con la sua decisione ha aiutato a distruggere la cornice fin qui creata con le trattative fra le due comunità per raggiungere un'intesa su Cipro», si legge nel testo del comunicato della Repubblica turco-cipriota (riconosciuta solo da Ankara). Denktash è andato su tutte le furie per l'invito rivolto da parte dell'Ue ai grecociprioti di partecipare al futuro allargamento. «L'Ue ci ha offerto su un piatto d'argento la possibilità di porre fine a questi negoziati privi di alcun senso», ha detto, aggiungendo: «Il problema è che il ministro degli Esteri italiano, Lamberto Dini, è fra i pochi ad aver detto la verità. Sulla nostra isola ci sono due comunità e due Stati ma l'Europa si chiude gli occhi». La linea di Denktash ha ora l'aperto sostegno del governo Yilmaz, al cui interno il «no» pronunciato a Lussemburgo ha rafforzato le posizioni di chi chiede di procedere speditamente verso quella «maggiore integrazione economica e di sicurezza» con la Repubblica del Nord che assomiglia molto ad un'annessione .vera e propria. La mediazione europea sul futuro dell'isola - la cui parte settentrionale venne occupata nel 1974 dai turchi per ostacolare i progetti di integrazione con Atene - è ora su un binario morto. Non a caso ieri il segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan, si è rivolto a Denktash per proporre «nuove forme di approccio fra le due parti». «Facendo proprie in tutto e per tutto le posizioni greche su Cipro commenta Jeff Kahmi, veterano di questioni europee nella commissione Esteri del Parlamento di Ankara - l'Unione Europea si è delegittimata come garante di una possibile intesa». «Speriamo solo - aggiunge Kahmi - che quei Paesi europei che non ci hanno tradito, a cominciare dall'Italia, possano prendere l'iniziativa per far adottare all'Ue un approccio più equilibrato sull'allargamento alla Turchia, su Cipro e sulla questione curda». La crisi fra Ue e Turchia potrebbe giocare a favore del premier russo, Viktor Cernomyrdin, e del suo ministro degli Esteri, Evgheni Primakov. La loro visita ad Ankara - iniziata ieri - era in programma da tempo ma ora viene vista dal governo Yilmaz come 1'«opportuna possibilità» di guardare «verso Est» dopo essere stati esclusi dal «club cristiano dell'Ue». Il rilancio dei rapporti bilaterali passa per il «grande gioco» sulle risorse dell'Asia Centrale. Mosca e Ankara - agguerrite concorrenti - cercano un accordo su un progetto di gasdotto del valore di 40 miliardi di dollari che dovrà trasportare attraverso il Mar Nero il gas russo, aumentando da 14 a 30 miliardi di metri cubi annui di gas la dipendenza turca dalle forniture russe. La trattativa riguarda anche il traffico delle petroliere attraverso il Bosforo (con relativi rischi ambientali) e il tragitto del petrolio che verrà estratto in Azerbaigian dal prossimo anno. E' una partita che per ora oppone Ankara e Mosca, «anche se - dice un diplomatico turco - lo spazio per un'intesa complessiva potrebbe esserci». Cernomyrdin parlerà oggi anche di Cipro. Mosca guida la «cordata» - composta anche da Cecenia e Nagorno-Karabakh - che sta trattando la vendita ai greco-ciprioti dei 300 missili di classe «S» e raggio 150 chilometri, considerati una «minaccia alla sicurezza nazionale» dai militari di Ankara. Yilmaz chiederà all'ospite di non consegnare i vettori che inquietano le forze armate e «cambierebbero lo scenario strategico del Mediterraneo Orientale». Dalla risposta dipenderà non solo un prossimo summit Demirel-Eltsin, ma anche il coinvolgimento diretto di Mosca nei negoziati ,sul futuro, assetto dell'isola divisa. La crisi con l'Ue ha intanto avuto l'effetto di rafforzare il governo di Yilmaz. Alleati di governo e opposizioni hanno plaudito unanimemente all'interruzione del dialogo politico con Bruxelles. Unica eccezione il partito islamico di Necmettin Erbakan che, con il numero due Recai Nukan, ha legato la bocciatura di Ankara alla «repressione illiberale in corso contro di noi». Proprio oggi ad Ankara la Corte Costituzionale inizia a riunirsi per decidere - entro Natale - sulla richiesta di scioglimento del partito di Erbakan, accusato di aver «attentato all'unità nazionale costruita da Atatùrk». Maurizio Molinari L'iniziativa concordata con il presidente Demirel Ankara punta ad accordi economici con la Russia Una manifestazione di donne in favore del partito islamico Refah, che rischia di essere messo al bando, e il presidente Suleyman Demirel
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