«Portavo buste per Previti»

F: As L'interrogatorio del segretario Marco Iannilli nominato amministratore Mondadori «Portavo buste per Previti» //prestanome: non so cosa c'era dentro LA RICHIESTA m ARRESTO F: ROMA ACEVA la «testa di legno» di società finanziarie su ordine di Previti, portava buste da uno studio all'altro contenenti non si sa che cosa, versava soldi in banca sui conti del deputato di Forza Italia per somme fino a 500 milioni di lire. Di quando fu nominato amministratore della Mondadori, e dovette andare all'estero per non farsi trovare dall'ufficiale giudiziario, dice: «Mi resi immediatamente disponibile perché, pur avendo accettato la carica, in realtà io agivo in nome e per conto di Previti, il quale ovviamente curava gli interessi di Silvio Berlusconi». Poco prima aveva spiegato: «Avevo il controllo di un pacchetto di azioni, ritengo appunto la maggioranza che facevano capo a Silvio Berlusconi e al suo gruppo». Così ha risposto Marco Iannilli, «dipendente dello studio Previti con funzioni di segreteria», al pm Ilda Boccassini che negli interrogatori del settembre scorso ha aperto uno squarcio sul funzionamento dello studio legale del deputato indagato per corruzione. E l'interrogatorio di Iannilli, contenuto nella montagna di allegati inviati a Montecitorio, è diventato uno dei capisaldi della richiesta d'arresto per l'ex ministro della Difesa. Richiesta della quale la giunta per le autorizzazioni a procedere della Camera comincerà ad occuparsi dalla riunione di domani. Iannilli è un quarantacinquenne impiegato dello studio, uno dei «fedelissimi» di Previti che l'ha seguito anche al ministero della Difesa, sempre pronto ad ogni incombenza. La fidanzata e la sorella, come spiega al pm, lavorano tutte e due a Canale 5, una delle reti Mediaset di proprietà di Berlusconi. Fra i tanti incarichi che ricopre c'è pure quello di amministratore unico della Immobiliare Calagrande, e al magistrato spiega: «Mi ha chiesto Previti di accettare questo incarico, non avevo la possibilità di dire di no. La società serve a pagare l'affitto di casa Berlusconi in Roma, via del Plebiscito, nel senso che arrivano gli assegni da quest'ultimo, che vengono versati sul conto dell'Immobiliare, che provvede poi a pa- gare il canone di locazione». Attraverso l'ignaro impiegato, in passato Previti ha gestito conti e cassette di sicurezza di personaggi ben noti al mondo politico della Prima Repubblica come Enrico Manca, parlamentare del psi e poi presidente della Rai. I pm hanno scoperto che Iannilli era delegato ad operare insieme a Manca su una cassetta di sicurezza della Bnl aperta da Previti il 30 agosto '87. «Ma io - spiega l'impiegato - non ho mai avuto le chiavi, che aveva invece Manca. Anzi era proprio una cassetta di quest'ultimo». E che bisogno c'era di intestarla a Iannilli? «Non lo so. Posso solo supporre che non volessero comparire in prima persona». I sospetti dei pm milanesi si concentrano su questa e altre «stranezze» dello studio Previti, perché dietro le operazioni bancarie co¬ perte potrebbero nascondersi le «tangenti giudiziarie» per le quali Previti è inquisito insieme a Berlusconi, l'ex giudice Squillante e all'avvocato Attilio Pacifico. Una delle singolarità è che Enrico Manca, il cui nome comparve negli elenchi della P2 trovati a Castiglion Fibocchi, fu poi scagionato da un pronunciamento di giudici che sottoscrisse anche Filippo Verde, uno dei magistrati accusati di corruzione e che aveva rapporti - anche economici, sostiene l'accusa - con Previti e Pacifico. «Pacifico l'ho conosciuto attorno ai primi Anni 80, in quanto frequentava lo studio di Previti», rivela Iannilli alla Boccassini, che fa notare come nell'agenda e negli appunti dell'avvocato compare spesso il suo nome. Ribatte Iannilli: «Pacifico mi aveva chiesto quattro biglietti perché dei suoi conoscenti volevano partecipare a trasmissioni in onda su reti Fininvest. Mi sono limitato ad eseguire disposizioni di Previti. L'avvocato Pacifico chiedeva i biglietti a Previti che mi diceva di accontentarlo». Ma alla domanda se ha mai portato denaro contante a Pacifico, l'impiegato risponde deciso: «No>5. E a Giancarlo ."tossi, il finanziere anche lui amico di Previti, già coinvolto e arrestato in altre inchieste su Tangentopoli? «Non ho mai portato soldi a Giancarlo Rossi per conto di Previti. Ho portato solo buste chiuse, se poi all'interno vi era del denaro questo non lo so». Anche nelle agende di Rossi spunta spesso il nome di Iannilli, accanto ad altri che il più delle volte l'impiegato dice di non conoscere. Il mistero su quelle annotazioni, dunque, rimane. Quando gli viene fatto notare che alla data dell'8 giugno '94 nell'agenda di Rossi è scritto «Iannilli x Rita x Soldi», lui sa aggiungere soltanto: «Rita potrebbe essere la signora Passaro», altra «fedelissima» nonché contai bile dello studio Previti. Dei soldi passati fra Previti e Rossi parla lo stesso finanziere, in un interrogatorio del 3 giugno '96, quando dice di aver ricevuto dall'ex ministro, in Svizzera, «vari bonifici per un importo complessivo di controvalore in lire per circa 2 miliardi e 600 milioni, dei quali un miliardo per la ricopertura di uno stand-by, e per un miliardo e seicento milioni per operazioni su valute e derivati tuttora in corso». Oltre al miliardo per Previti, Rossi mandò 889 milioni su un conto di Luigi Bisignani (anche lui coinvolto nel processo per la maxi-tangente Enimont) e ad altri due conti svizzeri di cui i beneficiari non sono stati ancora individuati. Chiara Beria di Argentine Giovanni Bianconi 6 6 Avevo il controllo di un pacchetto di azioni, ritengo di maggioranza, che facevano capo a Silvio Berlusconi j p Ulo dovevo solo dire si Mi avevano intestato una cassetta di sicurezza ma la chiave la teneva Enrico Manca 5 ip eviti» dentro L'ex ministro della Difesa Cesare Previti L'ex ministro della Difesa Cesare Previti

Luoghi citati: Castiglion Fibocchi, Roma, Svizzera