«E noi faremo Natale in trincea»

«E noi «E noi in trincea» 77 «generale»: non vogliamo più promesse GLI IRRIDUCIBILI DI VANCIMUGLIO VANCIMUGLIO (Vicenza) DAL NOSTRO INVIATO «Caro presidente Prodi, non puoi sempre scappare. Primo o poi devi venire a parlare con noi», fa l'arrabbiato Silvano Marcon, leader dei Cobas del Nord-Est, quando via telefonino sa che a Roma l'incontro con il governo è finito in niente, che ci sono le promesse di sempre. E che Romano Prodi non si è degnato di incontrare gli allevatori, salutati pure dal Papa. «Tanto noi non ci muoviamo. Rimaniamo qui a Natale, l'ultimo dell'anno, fino al 2 febbraio, quando il decreto diventerà legge. Poi vedremo...», ripete il ritornello di sempre Ruggero Marchioron, il «Generale» della battaglia sulla «Serenissima», quella finita a manganellate, lacrimogeni e fiumi di letame. «Rimaniamo qua», ripete davanti al fax installato sotto la tenda bianca e blu, innalzata 28 giorni fa, con le forme di grana padano, le grappe, i vini, decorata con i disegni dei figli degli allevatori. Più il quadro di Bepi Barnadotto, prestato da una galleria d'arte, che immortala i trattori sull'autostrada in un dipinto - testuale eseguito «con paglia e sterco di vacca». «Però adesso andiamo a Padova», guida la carica Marchioron, 80 trattori in fila uno dietro l'altro per planare all'istituto tecnico agrario Duca degli Abruzzi, dove l'Aprolat, l'associazione di produttori di latte legata alla Coldiretti, tiene la riunione plenaria. «Li disconosciamo, tra loro ci sono i truffatori che comperano e vendono le quote», tuona Marchioron mentre annuncia la nascita del Cospalat, che poi sarebbe l'associazione dei comitati per fare pubzia nel mercato delle quote e del latte, che avrebbe già raccolto 500 adesioni, un quarto dei produttori tra Padova e Rovigo. Su uno dei trattori, un Same da 85 cavalli, c'è Lorella, la moglie di Silvano Marcon. Capelli biondi mechati, un filo di rossetto, gli anfibi, Lorella guida il trattore come se fosse una Panda. «E' anche colpa di quelli là, se l'agricoltura va in malora», giura lei, mentre racconta che erano proprio i sindacati, una volta, a incoraggiare la produzione, a rimaneggiare le quote per sanare le eccedenze. A invogliare, insomma, a non tener conto delle quote, dei tetti di produzione europei, delle leggi della Ue che adesso ha messo in mora l'Italia. «Mi sveglio alle 5 e 45 per la prima mungitura, poi accompagno le bambine a scuola, torno in stalla e già si è fatta l'ora della seconda mungitura. Così, 365 giorni all'anno. In più, adesso, vogliono anche 200 milioni per le eccedenze di produzione», si accalora, mentre fa i conti di una vita. Da 20 anni accanto a Silvano, da 28 giorni al campo di Vancimuglio. Anche il giorno delle cariche, quando tutti i telegiornali l'hanno ripresa mentre arrostiva le salamelle durante la pioggia di lacrimogeni. «Mi fa ridere Scalfaro, quando dice che ci vogliono le manette, mi sa che non sa nemmeno lui di cosa parla...», replica, mentre il trattore viaggia da Vancimuglio a Rubano, a Mestrino, fino alle porte di Padova, scortati dalla polizia che incanala il traffico come può, con gli automobilisti che strombazzano e la gente ai lati della strada che batte le mani, che saluta, che incoraggia gli allevatori in corteo con le bandiere con la vacca pezzata sui trattori. «La gente ha capito, non come certi governanti che fanno orec- chie da mercante», taglia corto Lorella Marcon, mentre scala le marce agli incroci e poi accelera che sembra una Ferrari anche se la velocità non va oltre i 35 chilometri all'ora. «Questo trattore ha fatto la sua vita, sobbalza perché oramai le ruote sono diventate ovali. Abbiamo fatto il mutuo per sistemare la stalla e a metà produzione cosa ci hanno detto? "Spiacenti, avete superato di 2550 quintali il tetto delie quote", ci hanno detto. E' possibile?», si lamenta. Anche se assicura: «Ma oramai non è più solo una questione di soldi...». Che in ballo ci sia la trasparenza nella gestione delle quote, il riassetto del mercato, il futuro dell'agricoltura, lo si capisce quando i Cobas entrano nell'aula magna della scuola alle porte di Padova, dove sono in 30 - giacca e cravatta - a partecipare all'assemblea dei produttori di latte, legati alla Coldiretti, all'odiato sindacato. «Non avete più senso di esistere, siete tutti indagati, vi perseguiteremo», tuona Marchioron al microfono, mentre gh allevatori gridano, agitano i campanacci, van giù pesanti con gli insulti. «Ladri, andate a casa», urlano al banco della presidenza, dove il presidente dell'Api Luciano Toniol fa quel che può, incassa e se ne va. Il preside dell'istituto, Luigi Spolaora, lascia l'aula ai Cobas. Che sia dalla loro parte lo si capisce subito: «Abbiamo dovuto abbattere 10 capi, dicevano che il latte prodotto dagli allievi durante le lezioni di zootecnia superava le quote. Volevano 10 milioni, volevano...». Alle 13 si torna sui trattori. Ci vuole più di un'ora per arrivare a Vancimuglio. Da Roma arrivano le prime notizie: Prodi non si è visto, i funzionàri del ministero dell'Agricoltura hanno fatto le promesse di sempre. H, «generale» Marchioron tira le conclusioni: «Macché spaccatura con i Cobas di Modena che sono andati Roma. Era deciso che noi avremmo mantenuto i presidi e che sarebbero andati avanti loro. Ma qui, se la situazione non si sblocca, mi sa che andiamo tutti a Roma con i trattori». Fabio Potetti Costituita una nuova associazione tra i produttori «Vogliamo dire basta a chi truffa» «Il presidente del Consiglio non può sempre scappare Prima o poi dovrà venire qui a parlarci»