IL PADRE SPIRITUALE di Lodovico Poletto

salma IL PADRE SPIRITUALE TORINO ICONO che la sua fede in Dio sia stata il sostegno di questi mesi sospesi tra la vita e la morte. Fede vissuta, resa concreta in gesti quotidiani. Come la comunione tutti i giorni, ricevuta nella villa paterna da un sacerdote. Le riflessioni sulla vita e sul valore dell'uomo. Le telefonate e gli incontri con il suo «padre spirituale». L'ultimo ritratto di Giovanni Alberto Agnelli è quello di uomo che si preparara a morire. Che lo fa con dignità, senza paure e con la consapevolezza di chi sa di essere arrivato ad un punto di svolta. Don Renzo Savarino, il sacerdote che gli è rimasto accanto in tutti questi mesi, che ha seguito l'erede di casa Agnelli fin dall'inizio della malattia, l'altra mattina ha pregato con lui prima di impartirgli l'estrema unzione. Parole intime. Confidenze fatte da un uomo che muore da cristiano e che nessuno riuscirà mai a strappare a questo sacerdote, riservato e buono. Quando don Renzo, docente universitario di storia della Chiesa, era lontano per impegni didattici o di ministero, Giovanni Agnelli junior affidava le sua fede a un altro sacerdote. Un parroco di paese, don Giuseppe Sanguinetti, da 30 anni prete a Fiano. Nel cortile dell'oratorio della sua parrocchia sono cresciuti i fratelli, Andrea ed Anna. Con la famiglia aveva intrecciato un rapporto di stima e fiducia. Con Giovanni jr. qualcosa in più. «Aveva una fede profonda e motivata; un sentimento che lo ha accompagnato fino alla morte», dice don Giuseppe. Lui, ieri mattina presto, ha varcato la soglia della villa ai Roveri e ha incontrato i famigliari. Sguardi e silenzi. «In questi momenti - mormora don Giuseppe - le parole non servono. Solo il tuo credere in Dio ti può aiutare». E Giovanni junior di fede ne aveva tanta. L'ha vissuta tutta la vita e l'ha approfondita in questi mesi. Aiutato soprattutto da don Renzo, il sacerdote che ogni giorno, ormai da mesi, lo incontrava per portargli la comunione. Don Renzo, lei è l'ultima persona non della famiglia ad averlo incontrato in vita, ad aver raccolto le ultime confidenze. Adesso si dice che Giovanni junior ha affrontato serenamente la morte, l'ha attesa con la serenità di chi ha fiducia totale in Dio... «Senza però abbandonare mai la speranza. Pregare è caratteristica di ogni cristiano, di ogni uomo che crede in Dio». E Giovanni junior ha sempre vissuto da «buon cristiano». Lo dicono gli amici, lo ricordano i compagni di scuola. Si è sposato in chiesa. Ha seguito il corso prematrimoniale con la sua futura sposa a Montopoli, da don Vasco Arzilli. Di cosa parlavate nei vostri incontri? «Della vita. Ma senza una regola, senza schemi precisi. Se parlavamo di economia internazionale, lui era ben più preparato di me. Se di filosofia o di fede, ero io che lo aiutavo...». Insomma si è instaurato un vero e proprio rapporto di amicizia. Qualcosa che va al di là del rapporto for¬ male tra il sacerdote e il credente... «Un rapporto di dare e avere. Lui mi ha dato davvero molto, cose che restano nel cuore che non si potranno mai più cancellare». E lei gli ha dato conforto. E' stato una guida e una spalla che lo saputo sostenere nei momenti difficili... «Nei momenti difficili si parlava meno. C'era solo la preghiera. Per quanto riguarda ciò che gli ho dato io non so dirlo. Spero di avergli trasmesso ciò che davvero cercava». Di che cosa avete parlato in tutti questi mesi? Avete mai affrontato argomenti personali? «Sono cose che non si possono e non si devono dire. Si violerebbe quel senso di riservatez- za che si viene a creare tra chi esegue un ministero come il mio e chi lo riceve». Ma di Virginia Asia, la figlia nata a settembre, della moglie Avery, del fatto che la malattia minacciava di portargli via tutto avrete parlato. «Ripeto: sono cose che non voglio rivelare per rispetto verso quell'uomo. Il ministero impone delle regole che si devono sempre rispettare». Dicono che Giovanni Alberto Agnelli lei lo conoscesse da poco. Da qualche mese, dall'inizio della malattia. E' così? «Anche questo è un particolare ininfluente, un elemento che non serve a nessuno in questo momento. E che io non voglio dire...». Ma sta di fatto che si era creata una grande intesa. Le visite quotidiane. Le confidenze in una stanza lontana da tutti. Momenti che non ha mai voluto dividere con nessuno. «Un rapporto tra sacerdote e cristiano...». E quando lei non c'era? «E' successo poche volte, e solo perché avevo impegni istituzionali». Vi sentivate al telefono. Lui la chiamava, lei gli telefonava? «E' capitato qualche volta, ma raramente». Dopo la morte di Giovanni jr. ha ancora sentito la famiglia? «Il nostro era un rapporto personale, che è cresciuto e si è rinforzato con il tempo. Qualcosa che non si può dividere con nessuno...». Ma che le ha lasciato nel cuore ricordi e sentimenti profondi. «Ripeto: avevo un impegno preciso che ha comportato dare ed avere. Ed io ho ricevuto tantissimo dal punto di vista umano. Spero di aver dato altrettanto. Oltre non voglio andare. Non voglio rivelare cose che sarebbero troppo pprsonali. Però posso dire che Giovanni Alberto Agnelli è stato un uomo eccezionale fino alla fine». Lodovico Poletto

Persone citate: Agnelli, Giovanni Agnelli, Giovanni Alberto Agnelli, Giuseppe Sanguinetti, Renzo Savarino, Vasco Arzilli

Luoghi citati: Asia, Fiano, Torino