Una battaglia di 110 giorni

Una battaglia di 110 giorni Una battaglia di 110 giorni Dal ritorno a Torino all'apparizione al «Delle Alpi» TORINO. L'ultima immagine è quella del Delle Alpi, mercoledì sera. Quella foto pubblicata dai giornali sportivi: Giovanni Alberto a tifare in tribuna d'onore. Aveva colto di sorpresa tutti: nemmeno lo staff bianconero sospettava che sarebbe arrivato anche lui, ad applaudire la splendida Juve di coppa. Se aveva scelto di esserci voleva dire che era in grado di farlo, che stava meglio. Che quelle cure fortissime con cui cercava di sconfiggere la malattia lo stavano guarendo. Quando Marcello Lippi l'ha saputo, gli ha subito dedicato la vittoria. E invece, la favola tragica di Giovanni Alberto doveva finire così, tre giorni dopo. Quando ieri Filippo Inzaghi ha saputo, ha detto «spero, con il mio gol, di averlo fatto felice per l'ultima volta».' ' Dimagrito, sì. Provato, certo. Ma quella sua presenza al Delle Alpi avfeva fatto sperare tutti. Da quando, il 24 agosto, Giovanni Alberto Agnelli era tornato da New York, è stata tutta una altalena di speranze. Di passi avanti e di ricadute giù, nel fondo della malattia. Centodieci giorni di magone e di silenzio, ma anche di uscite pubbliche, che sembravano dire che quel tumore, forse, era sconfitto. «Ero con lui, mercoledì, allo stadio - diceva ieri Piero Scassa -. Si vedeva, che era molto provato. Ma è rimasto fino a cinque minuti dalla fine, era felice. Chi l'avrebbe detto». Alla Piaggio non lo vedevano da Pasqua, da quel primo malore che sembrava una peritonite, e che invece lo aveva portato a combattere con il cancro. Ma i suoi collaboratori di Pontedera dicono che ha seguito fino all'ultimo le decisioni più importanti dell'azienda, che è rimasto in contatto costante con i vertici, che certi giorni sembrava tutto come una volta. Era tornato a casa del padre, ai Roveri, accompagnato da un comunicato ufficiale che definiva «stazionarie» le sue condizioni, e che parlava di «convalescenza». Informazione variamente interpretata. Non offrendo aperte rassicurazioni, aveva fatto temere il peggio. Ma il giorno dopo, era cainbiato tutto. L'Avvocato aveva mandato un segnale forte. Positivo. Gad Lerner l'aveva intervistato sul ritorno della Fiat al Lingotto. E lui aveva detto che preparava, in via Nizza, un ufficio per Giovanni Alberto. «Lo stiamo aspettando». Una schiarita spazzata via quasi subito. Il 13 settembre, si era dovuto diramare un altro comunicato ufficiale, per smentire «voci di stampa sull'aggravamento dello stato di salute di Giovanni Agnelli jr». Già. Perché in quei giorni, era corsa voce che i medici newyorkesi non gli avevano dato speranza. Era un principe, Giovanni Alberto. «Affascinante, ricchissimo, libero: troppo bello per esistere», scriveva «W», un giornale femminile americano, poco prima delle nozze con la bella Avery. Un principe schivo, riservato. Che però non ha mai fatto mistero della sua malattia. Nemmeno negli ultimi giorni. Ad aprile aveva scelto di dire pubblicamente, attraverso La Stampa, che aveva il cancro, e di annunciare in quel momento anche la gravidanza della moglie. E non aveva nascosto con gli amici nemmeno quella prognosi terribile arrivata da New York. Ne aveva parlato anche alla clinica Pinna Pintor, con due suore. Era religioso, e lo era diventato ancora di più nei suoi ultimi cento giorni di cure fortissime, che lo ab battevano per tre giorni e poi gli davano tregua per altri tre. Era più sereno, da quando era tornato in Italia. La famiglia gli aveva creato intorno un affettuoso cordone protettivo, e lui, a casa, era più sollevato. Usciva pochissimo, leggeva molti libri, soprattutto di filosofia. Dicono che sia andato, una o due volte, al Lingotto. Ma non era riuscito a raggiungere subito Avery, il 16 settembre, quando alla Pinna Pintor è nata Virginia, una splendida bimba. Stava troppo male. Due mesi dopo, il 16 novembre, aveva di nuovo stupito tutti. L'Avvocato era in quella stessa clinica, per la frattura al femore. E verso sera era spuntato lui, al fianco di Avery. Affascinante come sempre. Aveva atteso qualche minuto, pri- ma di entrare dallo zio, e suor Olimpia gli aveva offerto un tè. «Vuole anche due biscotti?». «Sì, grazie, non mi fanno male». Aveva cercato suor Maria Jose, che aveva assistito Avery durante la breve degenza per il parto. L'aveva tanto ringraziata, e con tanto affetto, che lei aveva risposto, imbarazzata: «Ma no, ma cosa dice, ho fatto solo il mio dovere». Aveva parlato con gioia di Virginia, e aveva spie¬ gato alle due suore perché non aveva potuto esserci. E aveva aggiunto: «In America mi avevano dato poche settimane di vita. Mio padre non voleva che morissi là, e mi ha portato a casa. Per i medici, avrei dovuto già esser morto». Con tanta semplicità, con tale serenità, almeno apparente, da lasciare di sale. «Un ragazzo d'oro - dicevano ieri le suore -, Gentile, sorridente. Era sereno, preparato a morire. Avrebbe fatto bene il suo lavoro, se il Cielo avesse voluto. Ci ha baciato entrambe, prima di andare via». Giovanna Favro Sempre in contatto coi dirigenti Piaggio per le decisioni più importanti La fatica delle cure e l'incontro in clinica con l'Avvocato ■y^:i>^'::-^:-:V:<Sv L'ultima immagine di Giovanni Alberto Agnelli: semicoperto dalla balaustra, è in tribuna allo Stadio delle Alpi per tifare Juve nella vittoriosa partita di mercoledì scorso col Manchester LA FAMIGLIA AGNELLI EDOARDO AGNELLI Virginia Botai»n del Monte di-S^n Faustino ;1 CLARA AGNELLI (1920) Tassilo Fùrstenberg Giovanni Nuvoletti Ira Fùrstenberg Alfonso von Hohenlohe Hubertus von Hohenlohe Christofvon Hohenlohe r Tatiana Fùrstenberg Eduard Egon Fùrstenberg -H , „ n;,n. u,tf;„ L Alexander Fùrstenberg GIOVANNI AGNELLI (1921) Marella Caracciolo di Castagneto -:•<<.•:••. :<:-.- « GIOVANNI AGNELLI 1866-1945 sposa CLARA aosiLii 1869-194* NICETA AGNELLI Carlo Nasi SUSANNA AGNELLI (1922) Urbano Rattazzi -c Jk, MARIA SOLE L AGNELLI (1925) Ranieri Campello della Spina Pio Teodorani Fabbri CRISTIANA AGNELLI (1927) Brando Brandolini d'Addai GIORGIO AGNELLI I" (1929) UMBERTO AGNELLI (1934) Antonella Bechi Piaggio Allegra Caracciolo di Castagneto Diane Halfin Sebastian Fùrstenberg Elisabetta Guarnati Edoardo Agnelli Margherita Agnelli Alain Elkann Serge de Pahlen Ilaria Battasi Egidio Zampolli Samaritana Rattazzi1 Vittorio Sermonti Giancarlo Renda Cristiano Rattazzi Sonia del Carril Delfina Rattazzi Carlo Scognamiglio Lupo Rattazzi Isabei Lama i> Priscilla Rattazzi Alex Ponti Klaus Mohlmann Christofer Whittle Virginia Campello Giuseppe Della Chiesa l*!* Argenta Campello Gian Antonio Berioli Cinzia Campello Leopoldo Torlonia Bernardino Campello Sonia Raule Francesca Rizzo Edoardo Teodorani Fabbri Tiberio Brandolini d'Adda — Georgina de Faucigny Leonello Brandolini d'Adda Numo Brandolini d'Adda Muriti ^ Grandino Brandolini d'Adda Marie r Giovanni Alberto Agnelli B I Avery Frances Howe 14* Andrea Agnelli Jacopo Elkann Lapo Elkann Ginevra Elkann | Maria de Pahlen Pietro de Pahlen Sophia e Anna de Pahlen Tatjana de Pahlen Marella, Zampolli Martina Zampolli Pietro1 Sormonti Anna Sermonti Urbano Rattazzi Alexia Rattazzi Manuela Rattazzi Filippo Scognamiglio Thea Scognamiglio Maxi Mohlmann Tancredi Campello Cornelia Brandolini d'Adda ' Virginia Asia Agnelli Anna Agnelli

Luoghi citati: America, Italia, New York, Pontedera, Torino, Virginia