Londra fuori dal Consiglio dell'euro

Solo chi sarà da subito nella moneta unica parteciperà alla gestione della politica economica Solo chi sarà da subito nella moneta unica parteciperà alla gestione della politica economica Londra fuori dal Consiglio dell'euro E Blair ora si rammarica per l'isolamento della sterlina LUSSEMBURGO DAL NOSTRO INVIATO Gli inglesi perdono l'impossibile battaglia sull'euro. La moneta unica europea è da oggi ancora più vicina e concreta. Londra sembra ora rammaricarsi di non essere già subito nella partita. Ma gli altri non glielo fanno pesare anche perché Tony Blair, qui a Lussemburgo, ha fatto un passo in più verso la scelta di aderire al più presto all'euro. Ha tentato l'acrobazia di entrare nel consiglio che gestirà le scelte della moneta unica pur dovendo conservare la sterlina. Non gli è riuscito. Ora ne prova un'altra: non far passare l'accordo di oggi come una sconfitta, che si risolverebbe in un nuovo isolamento e in definitiva come un'ulteriore difficoltà a far passare l'idea dell'euro nella riluttante opinione pubblica britannica. Aspettando di ascoltare quanto ci dirà oggi il premier britannico, ieri sera alle 9, in contemporanea, i ministri delle finanze di Francia e Germania, Dominique Strauss-Kahn e Theo Waigel, sono comparsi in sala stampa con l'aria dei vincitori. E' passata la loro linea sulla nascita di quel «consiglio dell'euro» che dovrà gestire la politica economica dei Paesi che entreranno nella moneta unica. Ma si può parlare più propriamente di una vittoria dell'euro che ormai, a ritmi accelerati, sta organizzando le istituzioni europee a propria immagine e somiglianza. E difatti, nella battaglia del summit di Lussemburgo, lo schieramento è stato quanto mai univoco: da una parte gli undici paesi che aspirano (ed hanno i numeri in regola) a far parte dell'euro dalla prossima primavera; dall'altra i quattro che non ci saranno: Gran Bretagna, Danimarca e Svezia per scelta; Grecia per mancanza di requisiti. L'insistenza sul numero undici (che significa Italia compresa) è stata sottolineata dalla delegazione italiana come se si trattasse di una promozione sul campo. In realtà gli esami dell'euro non finiscono mai. I conti italiani (e cioè con la Finanziaria approvata) saranno esaminati dalla Commissione europea entro gennaio. Poi comincerà l'analisi definitiva per la scelta dei paesi che sarà compiuta in un nuovo e straordinario summit tra capi di Stato e di governo in programma il 2 maggio a BruxeDes. La moneta unica diventerà una realtà il primo gennaio 1998. Le nuove monete saranno messe in circolazione il primo gennaio 2002; sei mesi di coabitazione con marcofranco-lira (speriamo) e da luglio l'Europa sarà davvero unita. Oggi, con la firma dell'accordo, verrà dunque messa «l'ulti¬ ma pietra alla casa della moneta unica», come ha detto il commissario Yves Thibault de Silguy. Resta da decidere chi abiterà dentro questa casa. Nell'ultimo summit prima della scelta fatale dei paesi c'era in discussione il cosidetto E-x e cioè il consiglio dei paesi dell'euro. L'Inghilterra chiedeva di entrarci pur senza aderire alla moneta unica. Chiedeva il «diritto» di essere invitata alle riunioni. «Il successo di questa intesa - ha detto invece Strauss-Kahn - sta nel fatto che la questione dell'invito non c'è più». I paesi euro (che, giocando sui numeri, il francese ha contabilizzato in «7, o 8, o 9, o 10, o 11...») volevano invece affermato il loro diritto a «riunirsi fra loro per le questioni della moneta che riguardano solo loro». Soprattutto i tassi di cambio. Hanno vinto gli undici. L'intesa è in tre punti. Primo: l'Ecofin (cioè il consiglio dei ministri economici dei quindici) resta il luogo formale di discussione della politica economica del- l'Unione europea. Secondo: nasce un'istanza informale che permette ai paesi euro di discutere le questioni dell'euro. Terzo: i problemi di interesse comune sono discussi a quindici. Il tedesco Waigel ha potuto così dire che ci si è «pragmaticamente» accordati su quello che «la Germania ha sempre affermato». Ed ha aggiunto che «non si può essere contemporaneamente dentro e fuori» e il riferimento a Blair era davvero trasparente. Gli inglesi, che soltanto giovedì sera avevano affermato che la loro esclusione dall'«E-x» poteva rimettere in gioco la loro futura partecipazione all'euro, hanno fatto buon viso a cattivo gioco. ((Abbiamo salvato l'unità europea», ha detto un portavoce. Blair incassa il l'atto che il luogo formale delle decisioni resta l'Ecofin a quindici. Ma per lui, a questo punto, l'euro diventa una necessità. Cesare Martinetti L'appoggio di Italia Francia c Inghilterra vanificato dal «no» di Germania e Grecia E Ankara sbatte la porta Il Paese è una cerniera fra Occidente e Asia ma ha caratteristiche troppo diverse rispetto al resto dell'Unione ***** ★ ★ s Qui accanto il ministro Dini, il premier e il ministro Ciampi Al centro il premier turco Mesut Yilmaz e, a destra, il primo ministro britannico Tony Blair