« Processatemi ma non a Milano di Paolo Colonnello

I legali del Cavaliere presentano istanza di trasferimento, la Cassazione dovrà decidere entro tre mesi I legali del Cavaliere presentano istanza di trasferimento, la Cassazione dovrà decidere entro tre mesi « Processatemi ma non a Milano Berlusconi: qui ipm hanno interessi economici MILANO. Una mole di processi «ormai insostenibile dal punto di vista difensivo, che non ha precedenti nella storia giudiziaria del nostro Paese»; gli interessi «personali» ed «economici» dei pubblici ministeri che lo indagano; le «deviazioni» del processo che lo vede imputato per le tangenti alla Guardia di Finanza. Sono questi i motivi per i quali Silvio Berlusconi ha chiesto ieri, depositando un'istanza attraverso il suo avvocato Ennio Amodio, che non siano i giudici di Milano a giudicarlo e che il processo in corso alla settima sezione penale venga sospeso e trasferito ad altra sede. L'istanza, depositata ieri mattina al termine dell'udienza in corso alla settima sezione penale, ha già imboccato la strada della Cassazione che dovrà decidere, entro tre mesi, se le argomentazioni usate dal leader di Forza Italia sono sufficienti per trasferire il dibattimento ad altra sedo. «La situazione ambientale creatasi nel presente procedimento scrive Silvio Berlusconi - appare obiettivamente idonea a sconvolgere l'ordine processuale che lo Stato assicura nell'esercizio della giurisdizione, al fine di garantire la serenità e l'attendibilità del giudizio». Nelle undici pagine dell'istanza, più una quindicina di allegati, gli unici riferimenti sono infatti alla vicenda dei due ex carabinieri Felice Corticchia e Giovanni Strazzeri, rinviati a giudizio con l'accusa di calunnia nei confronti del pool, di Antonio Di Pietro, Luciano Violante e altre persone. Secondo Berlusconi, aver chiamato a deporre a) processo per le tangenti alla Gdf i due ex sottufficiali a proposito dei loro «rapporti con Silvio Berlusconi ed Emilio Fede» e aver «costretto» a testimoniare il giornalista del «Corriere» Gianluca Di Feo sulle confidenze raccolte dalla collega Renata Fontanelli circa i progetti dei due, avrebbe dato vita «ad una sorta di processo nel processo, volto a stabilire se gli stessi magistrati che svolgono funzioni di accusa in sede dibattimentale siano oggetto di calunnia». Il fatto, sottolinea Berlusconi, che in quell'occasione il pm Piercamillo Davigo, parte lesa a Brescia, non si sia astenuto dal dibattimento, dimostrerebbe il grave pregiudizio degli inquirenti nei suoi confronti. Lo stesso discorso è ripetuto per il libro scritto da tale Giancarlo Lehener, distribuito quest'estate da «Panorama» e intitolato «Attentato al governo Berlusconi». Pubblicazione che ha fatto scattare altre denunce del pool per diffamazione e calunnia. Berlusconi sostiene che a questo punto i pm avrebbero dovuto attendere la conclusione delle inchieste di Brescia sui fatti denunciati dal libro e relativi anche al processo che lo riguarda, e astenersi. Alle obiezioni del leader di Forza Italia, aveva in realtà già risposto il procuratore Borrelli in una lettera nella quale rigettava una precedente istanza di astensione nei confronti di Davigo presentata dai difensori di Corticchia. Lo stesso Davigo in aula, il 29 ottobre scorso, aveva argomentato che le istanze non potevano essere accolte, perché «se così non fosse basterebbe ad esempio oltraggiare il magistrato per determinare la sua astensione, e allora sarebbe discrezione dell'imputato farsi processare». Sulla riclùesta di remissione presentata da Berlusconi ieri è intervenuta anche Elena Paciotti, presidente dell'Associazione Nazionale Magistrati: «Un imputato ha diritto di non presentarsi al giudice e di non rispondere, ma non ha il diritto di scegliersi il giudice come fosse un impiegato o un professionista». Paolo Colonnello Il pm del Pool Davigo In basso, l'avvocato Ennio Amodio

Luoghi citati: Brescia, Milano