Prodi e il federalismo

Prodi e il federalismo Prodi e il federalismo «Una cornice comune per realtà diverse» ROMA. «Ho chiaro in testa il modello di federalismo possibile: un federalismo progressivo che colga le diversità,, una cornice comune per contenere quadri diversi, una strategia che colleghi con flessibilità il centro alla periferia. Bisogna fare attenzione perché qui si gioca tutta l'Italia». Così Romano Prodi ha tratteggiato il modello di federalismo possibile nel corso di un incontro promosso dalla Facoltà di Architettura-Ronia Tre sul tema «Europa prossima». Presenti il rettore, Biancamaria Bosco Tedeschini Lalli, i sindaci di Roma, Francesco Rutelli, e di Venezia, Massimo Cacciari, il presidente della Regione Lazio, Piero Badaloni, nonché l'ex sindaco di Barcellona, Pasqual Maragall. Il premier ha citato il modello catalano. «Bisogna ha detto - pensare ad un federalismo tagliato caso per caso, come ad esempio il modello catalano, ma non c'è solo quello, in Italia c'è quello veneto...». Insomma, «dobbiamo cercare di cogliere l'infinito svolgersi della dialettica. Si tratta di un processo che può essere portato avanti e la Bicamerale deve affrontare questo discorso non come uno standard ma per i contorni delle sue possibilità». Prodi ha poi confessato: «Il mio pensiero costante è quello di decentrare al massimo, l'importante è sapere se ci sono le risorse e le idee economiche attorno alle quali costruire la caratteristica specificità delle regioni e delle città». Il presidente del Consiglio ha invitato i sindaci a lavorare nella direzione da lui indicata: «Hanno poteri molto forti anche se vivono il dramma quotidiano del sistema dei controlli, che non gli consente di governare perché non sanno più individuare le priorità. I sindaci oggi sono più responsabilizzati anche perché non debbono vivere lo spostamento delle risorse, ma stanno lentamente acquisendo lo spostamento dei flussi e quindi dei cespiti. Essi però - ha aggiunto - debbono fare un ulteriore passo avanti riuscendo, insieme ai presidenti delle Regioni, a far emergere le caratteristiche e le vocazioni delle proprie città. Sono convinto dell'opportunità di fare ricorso a leggi speciali. Leggi che non vengano dall'alto ma dalla decisione della città». Il premier ha quindi condiviso l'idea di una «costituzione dinamica» disegnata nel corso del dibattito dal sindaco di Venezia, Cacciari, il quale aveva sottolineato come «il federalismo non è un progetto che si costruisce a tavolino e che può definirsi immodificabile». Il sindaco di Venezia ha duramente criticato le Regioni: «Tre quarti sono incapaci e impreparate a realizzare una struttura federalistica. Sarebbe un delirio. Bisogna dare libertà di accesso al federalismo e alla città metropolitana». Da parte sua, il presidente della Regione Lazio, Piero Badaloni, ha condiviso le critiche di Cacciari. Quanto a Rutelli, pur esprimendo soddisfazione per le assicurazioni di Prodi, ha precisato: «Roma capitale è al servizio di tutto il Paese. Sta risanando i propri conti e lo Stato deve aiutarla lungo questo percorso: sono però insoddisfatto rispetto alle risposte pratiche che seguono le assicurazioni verbali». [r. i.] Il presidente del Consiglio Romano Prodi