In aula splende il giallo del vassoio di Francesco La Licata

Andreotti: non l'ho regalato io Interrogato il notaio che l'avrebbe acquistato per conto del senatore e poi donato ai Salvo In aula splende il giallo del vassoio Andreotti: non l'ho regalato io PALERMO DAL NOSTRO INVIATO Se si dovesse ricorrere ad una immagine, per definire Salvatore Albano, teste al processo Andreotti e detentore del copyright sul vassoio regalato ai Salvo, notaio in Roma ma nato e cresciuto tra Borgetto e Palenno, lo si potrebbe tranquillamente catalogare con un solo termine: sicilianissimo. Il professionisti - oggi avanti con gli anni - negli anni del suo «massimo splendore» doveva essere davvero un gran personaggio. Nella sua persona - in perfetto stile gattopardesco - convivono, a testimonianza di una vita molto intensa e piena di relazioni, una raffinata «sicilitudine», quando rivolgendosi alla Corte fa appello «alla vostra Giustizia», ed ima sicilianità quasi greve, come nel caso della lunga e puntigliosa elencazione delle sue amicizie che spaziano tra i vertici della Corte Costituzionale, lo Stato maggiore delle Forze Armate, gli ermellini del «Palazzaccio» romano. L'udienza di ieri è stata una lezione di come si allacciano, si amministrano e si coltivano le amicizie che contano. Un prodigio, questo notaio partito da im piccolo centro (piccolo ma importante perché «concentrato» delle mafie di Trapani e Palenno) e sbarcato nella Capitale, dove - tra feste, barche, appartenenza a prestigiosi ordini equestri, salotti e regali, riesce ad intessere una prestigiosa tela di «buone frequentazioni». Tra queste, il senatore a vita Giulio Andreotti. E' probabile che l'audizione del notaio Albano non abbia fornito la prova, tanto ambita, della «paternità» del vassoio d'argento regalato al dott. Tani Sangiorgi nel giorno delle nozze con la signorina Angela Salvo, figlia dell'esattore Nino. Il professionista, anzi, ha dichiarato nettamente: «Ho comprato io 0 vassoio e l'ho regalato a Sangiorgi e moglie, che conoscevo perché accumunati dalla passione per le crociere. Credo di averli conosciuti a Lipari e Sangiorgi mi regalava spesso qualche "preda", visto che era un buon pescatore subacqueo». Albano si è pure risentito con il legale dell'imputato che gli chiedeva se avesse ricevuto da Andreotti l'incarico di acquistare il regalo. «Illustrissimo profes- sor Coppi, io non sono un commesso. Sono un notaio della Repubblica e credo che il senatore mai avrebbe chiesto una cosa del genere». Inutile sottolineare che c'è voluta tutta l'energia del presidente del Tribunale, Franco Ingargiola, per riportare in aula la sobrietà propria del luogo. Eppure il processo ha vissuto dei piccoli «colpi di scena», ha offerto mi quadro complessivo che affascina l'immaginario del pubblico. A partire dal famoso vassoio che si materializza in aula, seppure «respinto» dalle dichiarazioni spontanee di Andreotti («Mi auguro che si smetta finalmente di fantasticare su questo vassoio, dono che io non avevo alcun titolo né motivo di inviare ai signori Salvo che, ripeto, non conosco»). Dichiarazioni confermate dal notaio, molto attento a non coinvolgere in nessun modo il nome di Andreotti con quello dei Salvo. Dice, Albano, di non aver mai visto il politico e gli esattori insieme. Neppure ad una festa della de, tenutasi all'hotel Zagarella. In un primo momento, interrogato in aprile dai pubblici ministeri, il notaio aveva raccontato di un grande happening in piscina con megacena e giochi d'artificio finali, coi Salvo e il senatore a colloquiare amabilmente. Ieri, però, Albano ha corretto il tiro, affermando che «potrebbe trattarsi di ricordi che si accavallano» e quindi inesatti. Il pm Roberto Scarpinato ha letto una fitta corrispondenza tra Albano ed Andreotti. Lettere, telegrammi, ringraziamenti per «piccoli ma prestigiosi interessamenti e raccomandazioni». Il notaio voleva entrare nei consigli di amministrazione di dozzine di banche. Voleva far parte della commissione d'esami per i notai, sebbene «scartato» dal Consiglio dell'Ordine. Per tutte queste sue «umane aspirazioni», si rivolgeva al presidente del Consiglio, al sen. Silvio Co- co e al vicepresidente della Camera, Mario D'Acquisto. Aspirazioni frustrate, perché - tranne la «promozione» a Grand'Ufficiale - le sue «amicizie» fallirono l'obiettivo. Ma, secondo Albano, la conoscenza con Andreotti non andava oltre il formale rapporto epistolare. I pubblici ministeri hanno cercato di sorprenderlo con un colpo di scena. Gli hanno chiesto: «Come si saluta con Andreotti»? «Buongiorno Presidente», gli dico. Insomma, niente confidenza. A quel punto, Scarpinato ha tirato fuori una foto scattata a Villa Miani, durante la festa per la «promozione» di Albano. Il notaio ed Andreotti si abbracciano e si baciano sulle guance. Il fantasma di Balduccio Di Maggio, assertore del più spe- ricolato bacio con Riina, invade l'aula del Tribunale. Ma Albano spiega anche questo: «Accoglievo tutti i miei amici» - e fa l'elenco di generali, eccellenze, prefetti e presidenti vari - «salutandoli sulla soglia di casa con un abbraccio. Quando è arrivato il sen. Andreotti, che era l'invitato numero uno, mi è venuto naturale abbracciare pure lui. Ricordo che si irrigidì, ma ormai era fatta. Di questo gli chiedo scusa, forse ho strafatto». Un colpo alla proverbiale «freddezza» di Andreotti, restìo persino a stringere una mano. L'ex presidente del Consiglio, alla fine dell'udienza, ha preso la parola per sottolineare come per cinque anni non abbia fatto nulla per sottrarsi alle indagini della Procura. Il senatore a vita ha negato di aver partecipato alla manifestazione in onore degli eurodeputati, tenuta a Zagarella. Di Albano ha detto: «Ho avuto soltanto gesti di gentilezza, rispondendo ad alcune lettere, gentilissime. Mi sono servito dello studio Albano ma non ho avuto con lui frequentazioni terrestri né marittime». L'udienza si chiude, non senza qualche imbarazzato interrogativo per il personaggio Albano. Conoscente di Andreotti, amico di cardinali, vescovi, illustri magistrati, ammiragli e generali, ma anche notaio che ha dato assistenza a Luciano Liggio e Frank Coppola. Anche se questi clienti; ilice, glieli portava qualche avvocato. Francesco La Licata Una foto dimostra l'abbraccio fra l'ex Presidente e il funzionario g Accanto, Giulio Andreotti. A sinistra, il vassoio contestato portato ieri in aula

Luoghi citati: Borgetto, Lipari, Palermo, Roma