Cento giorni di pellegrinaggio da santa Diana di Enrico Benedetto
Sui luogo della tragedia migliaia di fiori, lettere e un graffito che riproduce l'incidente FRANCIA Sui luogo della tragedia migliaia di fiori, lettere e un graffito che riproduce l'incidente Cento giorni di pellegrinaggio da santa Diana Giapponesi e italiani in lacrime davanti al tunnel dell'Alma PARIGI DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Dopo 100 giorni, possiamo dirlo: il pilastro più celebre del mondo è ormai una stele funeraria. Lo conoscevano solo i tecnici comunali. E il suo numero d'inventario il 13 - giaceva negletto nelle mappe catastali. Ma tre mesi dopo edicolanti, flic, fiorai e in generale habituées del quartiere si sentono sempre più spesso abbordare da una domanda sibillina: «Scusi, la colonna n° tredici?». E' l'inconsapevole killer di Diana, e i pellegrini vogliono vederla. Accarezzano le sbrecciature. Qualcuno piange, altri prega. S'incollano fotografie che lo smog deteriora in pochi giorni. Ci vuole coraggio a infilarsi nel tunnel dell'Alma. Le vetture sfrecciano, il marciapiede è esiguo. Di pedoni, la galleria urbana non ne aveva quasi mai visti. Ma adesso i più temerari tra i fan principeschi affrontano smog e possibili ammende pur di visualizzare la tragedia. Il grosso rifugge comunque dall'omaggio sotterraneo, preferendogli quello open. In superficie, un secondo cenotafio improvvisato. E' la Fiaccola della Libertà, che riproduce la statua newyorkese nel suo dettaglio più celebre. La fiamma «stacca» da una base metallica su cui i visitatori ammonticchiano immagini, testimonianze floreali, lettere, cartoline, ritagli, candele... Gettonatissime le rose gialle, che Diana Spencer prediligeva, ma pure gigli e orchidee. I netturbini asportano i mazzi appassiti con inabituale delicatezza per timor di apparire sacrileghi. Il viavai è continuo. Se hai fortuna, t'imbatterai negli Springbooks, la mitica nazionale sudafricana di rugby. Ma la dianolatria è, in definitiva, un culto non da vip. Pellegrinaggi anonimi, solitari o di gruppo. Sinora era Jim Morrison ad averne l'esclusiva. La sua tomba al Pére Lachaise attraeva i giovani come nessun'altra, facendo arrossire d'invidia nel sepolcro i non lontani Abelardo & Eloisa. Santa Diana lo detronizza. Bizzarro: aspettando che il sindaco Jean Tiberi si decida a dedi- carie una via - la decisione sarebbe prossima - a furor di popolo Lady D può già vantare due monumenti ufficiosi. L'Alma catalizza il turismo. Pazienza i britannici. Ma non sono loro i primi di una classifica aperta - sorpresa - dai nipponici. Seguirebbero, in ordine sparso, spagnoli, italiani, scandinavi... C'è chi affigge daze- bao poetici, lettere d'amore postume, epitaffi («Che la pace regni nel mondo: te l'abbiamo promesso»), o solo una firma. La balaustra del tunnel alberga invece i graffiti. C'è persino un disegno che ricostruisce lo scontro. Vi figura l'automobile su cui viaggiava l'ex moglie di Carlo, ma non la fantasmatica Uno al cui insegui¬ mento si è messa la polizia francese setacciandone migliaia per dimostrare il suo zelo. E Dodi? Brilla per assenza. Morire con Diana non significa ancora condividerne la beatificazione. Troppo ingombrante: le dediche e i gadget ad memoriam preteriscono ignorarlo. Li si vende nel raggio di un chilometro. Instant hook sul dramma, foto, portachiavi o accendini. Nell'attesa che, oltre-Manica, la Fondazione Diana trasformi in marchio la «principessa del popolo» come paventa il «Sunday Telegraph». Sarebbe l'ultima tappa verso una disneyzzazione già strisciante. Enrico Benedetto «Paparazzi assassini», un graffito al Tunnel dell'Alma
Persone citate: Diana Spencer, Jean Tiberi, Jim Morrison, Santa Diana
Luoghi citati: Alma, Francia, Parigi, Springbooks
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