Borrelli: «Resto in Procura
Borrelli: «Resto in Procura Borrelli: «Resto in Procura » ••• v: - ;-r?jj — Seconda rinumia alia corte drappello Le motivazioni in un fax al Csm «Non desidero che il mio caso finisca per causare altre polemiche» I sostituti avevano sottoscritto un appello invitandolo a restare e a rinunciare alla sua carriera in Bicamerale. E questo dimostra a che livello sia sceso il dibattito su questioni tanto importanti». Ma c'è anche altro, nel fax spedito ieri pomeriggio dall'ufficio di Borrelli a piazza Indipendenza a Roma. Il riferimento è generico, ma non casuale all'attività del pool. Borrelli parla genericamente di «vicende processuali già inquiete, con richieste di remissione che, sebbene infondate, turberebbero di per sé il clima della sede e nuocerebbero alla speditezza dei giudizi». Non entra nel merito, Borrelli non vuole ravvivare antiche polemiche. Come quelle con Silvio Berlusconi. Che dopo essere finito sotto processo - e condannato in primo grado a 1 anno e 4 mesi per il falso in bilan- ciò Medusa - dopo le richieste di rinvio a giudizio firmate dal pool di Borrelli, correrebbe il rischio di trovare in appello una corte che risponda direttamente a Borrelli. A cosa miri quel riferimento nel suo fax inviato a Roma, Francesco Saverio Borrelli non lo conferma. Al telefonino, sta sul vago. «Perdonate, non chiedete commenti. Leggete la mia lettera...», glissa. Così come aveva fatto per tutto il giorno, a chi gli chiedeva se arrivavano notizie da Roma, se era fatta. Lui che era dato tra i favoriti per occupare l'ufficio al secondo piano del palazzo di giustizia. Nella prima delle tre pagine del suo fax, Borrelli quasi si giustifica per il suo «no» di oggi, arrivato dopo la domanda presentata il 21 maggio scorso. E lo fa, toccando i «sentimenti». Così: «Il mio mutato atteggiamento non è frutto di futile oscillazione degli affetti tra il miraggio di recuperarmi alla funzione giudicante, nel ruolo che decenni addietro fu di mio padre, e la riluttanza a separarmi da una compagine di colleghi tanto valorosi, quanto a me cari e preziosi». Erano stati proprio i sostituti, tutti insieme, a scrivere a Borrelli lo scorso 19 novembre chiedendogli «un sacrificio». Di rinunciare alla carriera cioè, in nome «della tua autorevolezza, dell'amicizia che ci dedichi, del sentimento di condivisione con cui affronti i nostri problemi e per l'alto senso delle istituzioni, tipicamente tuo, che garantisce l'indipendenza di tutti noi». Poche righe, a cui seguivano un mare di firme, quelle dei sessanta sostituti della procura di Milano. Il primo a firmare era stato Gerardo D'Ambrosio, da sempre convinto che Borrelli avrebbe rinunciato prima o poi alle sue ambizioni di carriera «perché da qui ce ne andiamo, quando sono finiti tutti i processi». [r. m.] procuratore della Repubblica di Milano Francesco Saverio Borrelli MILANO. «Non voglio altre polemiche», scrive al Csm il procuratore capo di Milano Francesco Saverio Borrelli. E con quel fax inviato ieri pomeriggio a Palazzo dei Marescialli, rinuncia per la seconda volta all'ambito posto di presidente della corte d'appello di Milano, 10 stesso in cui aveva concluso la carriera suo padre. Nella decisione di Francesco Saverio Borrelli di non lasciare 11 pool, di rimanere nel suo ufficio al quarto piano del palazzo di giustizia milanese, incidono molte cose. Dalle polemiche in corso sulle conclusioni della Bicamerale sulla separazione delle funzioni, ai processi ancora in corso, alle inchieste rimaste aperte. Conferma, il procuratore capo di Milano: «Sono fermamente contrario alle prospettive di separazione tra ruoli requirenti e giudicanti. Consapevole tuttavia degli scenari e delle variegate ideologie che caratterizzano questa fase evolutiva delle istituzioni dello Stato, desidero fermamente prevenire la possibilità che il mio caso personale susciti focolai di polemica intorno al Csm e alla stessa magistratura». Un'analisi condivisa anche dall'interno del Csm. Spiega il consigliere di Magistratura democratica Marco Pivetti: «Siamo tutti convinti che il suo caso sarebbe stato strumentalizzato
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