«Volevano rapire i figli di Spielberg» di Franco Pantarelli

L'episodio, tenuto a lungo segreto, emerge solo ora che si celebra il processo L'episodio, tenuto a lungo segreto, emerge solo ora che si celebra il processo «Volevano rapire i figli di Spielberg» In prigione un uomo che pedinava i ragazzi NEW YORK NOSTRO SERVIZIO Progettava di rapire uno dei figli del regista Steven Spielberg, ma nessuno sa bene come si sono svolti i fatti perché polizia e autorità giudiziaria, abbacinate dal nome del regista di «Schidler's List», hanno coperto il tutto con una cortina di silenzio decisamente insolita e di dubbia legalità. Comunque l'incubo è finito. Soltanto ora, dopo quasi sei mesi, un giornale di Santa Monica di nome «Outlook», piccolo ma di buon prestigio, è riuscito a svelare il nome dell'arrestato, Jonathan Norman, 31 anni, e a raccontare almeno parzialmente cosa è accaduto. La storia comincia nel giugno scorso. Norman viene «notato» nei pressi della casa di Spielberg a Los Angeles e arrestato. Secondo una versione non ufficiale della polizia di Los Angeles Norman aveva speso gli ultimi sette mesi prima dell'arresto a progettare il rapimento di uno dei sette figli del regista. Norman conosceva il percorso da casa a scuola di ciascuno di loro e aveva raccolto informazioni anche sui loro insegnanti. Inizialmente la polizia credeva di essere di fronte a uno dei tanti squilibrati che perseguitano personaggi famosi seguendoli e cercando di penetrare nelle loro case, ma quando sono entrati nell'appartamento di Norman hanno capito di trovarsi di fronte a un uomo molto più pericoloso: Norman aveva corda, nastro adesivo, manette, potenti tranquillanti e le fotografie di tutti i figli di Spielberg. L'accusa, di «tentativo di rapimento», è sufficientemente grave a far sì che da allora lui sia in prigione, con la cauzione per ottenere la libertà provvisoria fissata a un milione di dollari. Lui una somma del genere non può certo permettersela, visto che non è neanche in grado di cercarsi un avvocato. Ne viene nominato uno d'ufficio ma costui, racconta il giornale di Santa Monica, per un bel po' non riesce neanche a sapere il nome della vittima del suo cliente. Soltanto al momento dell'incriminazione formale, e siamo già a ottobre, il nome di Spielberg salta fuori, ma solo per un momento. Il giudice di fronte al quale l'incriminazione viene formalizzata decide che il nome della vittima non è necessario che appaia nei documenti ufficiali e lo sostituisce con «John Doe», cioè il nome fittizio classico. Passa un mese, il processo va avanti e al momento di istruirlo un altro giudice, rendendo la cosa ancora più misteriosa, decide che «tutti» i documenti relativi devono essere posti sotto sigillo. Alla stranezza di questo comportamento si aggiunge quella, ancora più sconcertante, dell'avvocato difensore di Norman, la cui accettazione supina di tutte quelle imposizioni si spiega solo parzialmente con il fatto che non è stato «assunto» dal suo cliente ma vi è stato assegnato d'ufficio. Perfino di fronte a specifiche domande del cronista di «Outlook» l'avvocato ribatte con un imprevedibile «no comment». Poi, ieri, arriva il momento del processo «vero», che deve essere per forza pubblico, e finalmente l'accusa, chiamata a provare la colpevolezza dell'imputato, dice che fornirà testimonianze sufficienti a dimostrare che Jonathan Norman aveva preparato un piano per rapire i figli di Steven Spielberg e che la polizia è riuscita a fermarlo in tempo. Franco Pantarelli Nell'appartamento del presunto sequestratore, manette, nastro adesivo e fotografìe dei giovani

Persone citate: John Doe, Jonathan Norman, List, Spielberg, Steven Spielberg

Luoghi citati: Los Angeles, New York