Cuba, cade la cortina delle mine

Sostituite con rivelatori elettronici per impedire un eventuale assalto di profughi Il confine attorno alla base Usa protetto da 14 mila ordigni, un segnale verso Castro Cuba, cade la cortina delle mine Clinton ordina di sminare Guantànamo NEW YORK NOSTRO SERVIZIO Più della metà è già stata rimossa, i lavori di «pulizia» continuano e entro il 1999 attorno alla base di Guantànamo non ci saranno più mine anti-uomo. Guantànamo è quel pezzetto di Cuba che gli Stati Uniti ancora occupano come conseguenza della guerra con la Spagna del 1898. E' dal 1959, cioè dalla vittoria della Rivoluzione castrista, che i marines di stanza lì e la «Brigada de Frontera» cubana si studiano a distanza, separati da un lungo anello di filo spinato e da due campi minati che lo percorrono parallelamente, uno da una parte e uno dall'altra. Ora, gli Stati Uniti hanno deciso di smantellare il loro e nel giro di poco più di un anno resterà solo il campo minato cubano, sempre che nel frattempo l'Avana non decida di fare la stessa cosa. A indurre gli americani a decidere di rimuovere i loro ordigni è stata «una considerazione fondamentalmente umanitaria», spiega Bob Cowles, l'uomo del Pentagono responsabile del programma di sminamento. Attualmente la base di Guantànamo è «raggiungibile» dal territorio cubano in un solo modo: percorrendo la strada che porta direttamente ai cancelli e stando bene attenti a non uscire mai dal suo tracciato per evitare di saltare, appunto, su una mina. Per le centinaia di cubani che ogni giorno si recano a lavorare a Guantànamo non è un problema. Ci sono abituati e neanche vedono più i numerosi cartelli che ammoniscono a non uscire dalla strada «per nessuna ragione». Ma che succederebbe se a Cuba si verificasse da un momento all'altro la tanto auspicata caduta del regime di Castro? Il «flusso» Urgente verso" là base potrebbe essere tanto massiccio che chissà quanti finirebbero nel campo minato. Sarebbe uno sfracello, si sono detti al Pentagono, e proprio di fronte a una possibilità del genere hanno deciso, un paio d'anni fa, di cominciare a ripulire la zona. Poiché però la notizia rischiava di «incoraggiare» quelli che vogliono fuggire negli Stati Uniti intrufolandosi a Guantànamo (ormai, come si sa, non sono più i benvenuti), si è preferito fare le cose con estrema discrezione. Ora però c'è stato il fatto nuovo di Ottawa. L'altro giorno, nella capitale canadese, i rappresentanti di 120 Paesi si sono solennemente impegnati a non usare più le mine anti-uomo, ma gli Stati Uniti non erano fra i firmatari. Invano Bill Clinton aveva cercato di spiegare che quelle mine gli servivono ancora al confine fra le due Coree e che se si fosse accettata quell'eccezione lui avrebbe firmato. Nessuno gli ha dato retta ed anzi molti hanno ricordato la sua «doppiezza», visto che alla morte della principessa Diana (aperta sostenitrice della campagna contro le mine anti-uo¬ mo) aveva promesso con le lacrime agli occhi di «fare propria» la battaglia della sua «cara amica» e poche settimane dopo si era smentito in modo quasi sfacciato. Così, la necessità di ripristinare la propria «immagine» è stata considerata da Clinton prevalente sul pericolo di far crescere di nuovo il flusso di cubani in fuga verso Guantànamo e lo sminamento della base è stato reso noto. In fondo, per bloccare eventuali «penetrazioni» ci sono tanti altri mezzi, come per esempio i «sensori» che già si è deciso di installare al posto delle mine. In base all'accordo perfezionato mei 1903 Guantànamo è «americana» al costo di 2000 dollari l'anno, poi diventati 4050 nel 1934. Ma dal 1959 l'assegno che gli Stati Uniti spediscono regolarmente per pagare l'affitto viene altrettanto regolarmente respinto dal governo di Fidel Castro, che dopo la presa del potere dichiarò nullo l'accordo. Washington ri¬ spose che soltanto con un «mutuo consenso» quell'accordo poteva essere annullato e i marines restarono. I cubani a un certo punto bloccarono l'acquedotto che riforniva Guantànamo, ma gli americani costruirono un impianto di desalinizzazione per utilizzare l'acqua marina. Attualmente, specie dopo il «ridimensionamento» delle forze armate americane, l'importanza strategica di quella base è considerata pressoché nulla, ma viene mantenuta lì perché l'idea di darla vinta a Castro è semplicemente impensabile a Washington. Franco Pantarelli Sostituite con rivelatori elettronici per impedire un eventuale assalto di profughi La base americana di Guantànamo a Cuba Ogni mese 30 cubani tentano di entrare a Guantànamo

Persone citate: Bill Clinton, Bob Cowles, Brigada, Castro Cuba, Clinton, Fidel Castro, Franco Pantarelli, Frontera