Di Pietro, un gruppo in prestito

LA «CAMPAGNA Di Pietro, un gruppo in prestito «Cedetemi qualche parlamentare» LA «CAMPAGNA » IROMA L metodo di aggancio è quasi sempre lo stesso. Quattro chiacchiere, qualche pacca sulla spalla, un invito a cena, preferibilmente in una pizzeria o in una trattoria del centro per creare un'atmosfera più rilassata. Da quando è approdato a Palazzo Madama con la determinazione di creare due gruppi parlamentari tutti suoi, Antonio Di Pietro si è mosso in questo modo. Ogni tanto non ha agito in prima persona. In sua vece hanno provato i primi approcci con alcuni senatori e deputati il sottosegretario pidiessino ai Lavori Pubblici Antonio Bargone e la sottosegretaria al Lavoro Federica Rossi Gasparrini. Anche un altro vice ministro, Angelo Giorgianni, si è dato un gran da fare. Per non parlare della Rete, che si è messa a disposizione dell'ex pm. Se la Rete è piena di buona volontà, l'altra «rete», quella con la r minuscola che è stata gettata nel mare polista con la speranza di sottrarre parlamentari al centro destra, è ancora semivuota. La pesca da quelle parti c'è stata, però non è andata benissimo. Persino Gabriele Cimadoro.. cognato dell'ex pubblico ministero, e deputato del ccd, ha precisato all'illustre parente che almeno per il momento lui preferisce starsene buono buonino con Pierferdinando Casini e Clemente Mastella, poi si vedrà. Questo spiega perché le «avances» di Di Pietro e affini inquietino i centristi dell'Ulivo, come Dini o Marini, e non risultino gradite al portavoce verde Luigi Manconi. Il rischio è che per esaudire il sogno del senatore del Mugello vengano pescati parlamentari della maggioranza, soprattutto all'inizio, perché se poi l'operazione prende veramente il via, allora è probabile che anche dal Polo arrivino più sostanziosi rinforzi. Stando così le cose, è fiato sprecato quello di Romano Prodi. Secondo lui, l'ex pm «deve essere preso come risorsa, perché può dare un enorme contributo positivo, e non va visto come un pericolo o un mito». Ma Dini continua a reagire con malcelato fastidio. «Se - dice il ministro degli Esteri da Bruxelles - ci fosse un posto come Padreterno, voi giornalisti candidereste Di Pietro. Comunque non credo che avrà molto successo con il suo gruppo: pescando nella maggioranza si finisce per dividerla». Duretto pure il commento del vice di Marini, Dario Franceschini, che osserva: «Quello dell'ex pm è un progetto senza futuro». Ma ha veramente ragione il vice segretario del ppi? Di Pietro non lo pensa minimamente. Prima di tutto smonta le polemiche: «Sono certo che i cittadini capiranno perché ci sono alcuni politici che sbraitano tanto. Essi, invece di pensare a loro e alla loro politica, non fanno altro che parlare di me e parlare male di me. Mi viene il dubbio che questi hanno soltanto paura. Questo non giova né a loro, né alla politica né ai cittadini». Intanto ha deciso di accelerare le pratiche e di incontrare i segretari dei partiti di maggioranza (nonché i capigruppo parlamentari) per sapere se sono disposti a fargli un «prestito»: poche decine di parlamentari e il gioco è fatto. Nel frattempo non tutti i tentativi di aggancio fatti in proprio dall'ex pm sono andati in porto. A Palazzo Madama, con il ppi Bruno Erroi, il senatore del Mugello ha utilizzato la comune passione per la caccia. L'esponente popolare ha promesso che si dedicherà a questo «sport» in compagnia di Di Pietro, ma poi, essendo più demitiano di De Mita stesso, ha glissato sul resto. All'ex pm è andata male anche con Riccardo De Corato, vice sindaco di Milano. «Ha provato a riannodare il rapporto con me racconta lo stesso dirigente di Alleanza nazionale - facendomi qualche avance, ma da parte mia ha trovato la più netta chiusura». Con i deputati ccd Cimadoro e Aniello Di Nardo, invece, Di Pietro ha tentato il «metodo ore piccole»: una cena, un bicchierino, una chiacchiera che tira l'altra, ma alla fine è stato Clemente Mastella a tirare le orecchie al povero Di Nardo, coordinatore del movimento nella sua Campania. In questo tourbillon di contatti c'è stata persino una donna che ha pianto per l'ex pubblico ministero. La povera senatrice Carla Mazzucca è stata costretta a protestare con le lacrime agli occhi la sua fedeltà a Rinnovamento, il giorno in cui uscì la notizia che era stata contattata dai dipietristi. Ma ciò non significa che l'operazione dell'ex pm sia de¬ stinata all'insuccesso. E infatti le grandi manovre continuano: pare (anche se l'indiscrezione non ha ricevuto conferma) che pure Furio Colombo sia stato fatto oggetto di una corte spietata dai dipietristi, e lo stesso dicasi del sottosegretario Willer Bordon. Tramite il verde Alfonso Pecoraro Scanio, futuro «soldato» dipietrista sarebbe stata contattata anche la deputata del Sole che ride Annamaria Procacci. Anche nelle opposizioni è previsto qualche sbandamento. Si parla del cdu Maurizio Ronconi e dei forzitalisti Eugenio Filograna e Emidio Novi al Senato; dell'«azzurro» Gianfranco Saraca e dell'ex An Nicola Miraglia alla Camera. A Montecitorio gira voce che persino Achille Serra sia stato contattato. Indiscrezioni, tam tam, ma qualcosa di vero deve esserci se Marco Follini critica il trasformismo di Di Pietro e Gianfranco Fini, preoccupato, osserva che «se dovesse perdurare lo stato di confusione del Polo i moderati potrebbero accogliere l'appello di Di Pietro». Maria Teresa Meli Dini: «Così si divide la maggioranza» Franceschini (ppi): «Progetto senza futuro» Tonino: «Chi mi critica ha soltanto paura» A sinistra il neosenatore dell'Ulivo Antonio Di Pietro Alberto Acierno (Ex FI, ora Gruppo Misto) Franco Danieli (Rete) Marianna li Calzi (Rinnovamento) Giuseppe Lumia (Sinistra democratica) Giuseppe Scozzali (Rete) Rino Piscitela (Rete) Elio Veltri (Sinistra democratica) Alfonso Pecoraro Scanio (Verdi) Gianfranco Saraca (FI) Giovanni Di Stasi (Sinistra democratica) Aldo Brancati (ex Rin., ora Gruppo misto) Renato Cambursano (Ppi) Luigi Olivieri (Sinistra democratica) OLI «UOIN Di P«Ce A sinistra il neosenatore dell'Ulivo Antonio Di Pietro

Luoghi citati: Bruxelles, Campania, Milano