Il summit dell'Islam vittoria di Teheran

7 Il regime cerca una legittimazione internazionale e inaugura la nuova linea di Khatami Il summit delPislam, vittoria di Teheran La conferenza islamica con l'abile regia degli ayatollah TEHERAN DALL'INVIATO Tremila poliziotti vigilano sulla capitale della Repubblica islamica, che accoglie da domani l'ottavo summit dèi 55 Paesi dell'Organizzazione della Conferenza Islamica (Oci), per un totale di oltre 5000 fra diplomatici e delegati giunti da ogni angolo del mondo musulmano. I media locali parlano del «più grande evento per il Paese dalla rivoluzione islamica» dell'ayatollah Khomeini, che nel 1979 fece cadere lo Scià. Il neo-eletto presidente iraniano Mohammad Ubatami ha preparato con gran cura il summit dell'Islam, consapevole di poterne uscire con quella legittimità internazionale che gli Stati Uniti gli negano imputando a Teheran sostegno al terrorismo e riarmo non-convenzionale. Il primo risultato di Khatami è il fatto stesso che il summit islamico abbia luogo, mentre quello economico sul processo di pace celebrato a Doha (Qatar) si è appena concluso con un mezzo fallimento. Durante l'estate la diplomazia di Washington aveva tentato di svuotare di significato l'evento, presentando la riunione dei leader musulmania Islamabad per il 50° anniversario del Pakistan come un summit che avrebbe reso superfluo quello di Teheran. Ma Khatami, grazie al suo ministro degli Esteri Kamal Karrazi, ha evitato lo sgambetto con una duplice mossa. Da un lato si è assicurato il sostegno del principe ereditario saudita Abdallah, uomo-chiave fra l'Iran sciita e l'Islam sunnita. Dall'altra Khatami ha inviato dei segnali agli arabi moderati, come il discorso con cui Karrazi all'Assemblea Generale dell'Onu, pur criticando duramente il negoziato di pace, non ne ha negato la legittimità, schierandosi sulle posizioni siriane. Il «Leone di Damasco», Hafez elAssad, è oggi il più stretto alleato arabo di Teheran ed è stato il primo a confermare la sua presenza. La lista dei leader partecipanti viene tenuta segreta dagli iraniani, consapevoli del fatto che la somma di presenze ed assenze dirà se il summit è riuscito e disegnerà la nuova mappa dei delicati rapporti islamici. Negli ultimi giorni la diplomazia iraniana è stata protagonista di una offensiva del sorriso, tesa ad evitare le defezioni. Il risultato lo si può vedere sin dai testi delle 142 bozze di documenti preparate dagli sherpa per le 35 risoluzioni finali dove - ad esempio - pur condannando le ((incursioni militari in Iraq del Nord» e la «collaborazione militare con Israele» non si fa alcun accenno al Paese in questione, la Turchia. Durante i lavori a porte chiuse sull'Afghanistan - l'Arabia Saudita sostiene i Taleban e l'Iran l'opposizione di Rabbani - è prevalsa la cautela perfino negli aggettivi. Kabul a parte, i temi di divisione nell'Islam non mancano: fondamentalismo, Israele, crisi regionali, scelte economiche. Ma gli iraniani lasciano da parte i toni della rivoluzione e smussano i contrasti perché sanno che la posta in palio è più alta: rappresentare per i prossimi tre anni - tanto dura una presidenza dell'Oci - l'intero Islam, un miliardo di musulmani. «Serve comprensione per tutti», recita un mega-poster con l'immagine di Khatami a Teheran Nord, nei pressi del grande padiglione - costruito in soli sei mesi ed arricchito da un imponente arazzo dorato proveniente dalla Mecca, regalato dai sauditi - che ospiterà il summit. Lo sforzo delle feluche della Repubblica islamica qualche risultato l'ha già dato. Oltre ad Abdallah ed Assad (seguito a ruota dal libanese Elias Hrawi), di sicuro ci saranno un nugolo di Emiri del Golfo, il turco Suleyman Demirel, il principe giordano Hassan, il deposto presidente afghano Rabbani ed il bosniaco Alija Itzebegovic (in veste di osservatore). Non dovrebbero mancare Yasser Arafat ed il re del Marocco Hassan II (presidente uscente dell'Oci) mentre, fra i moderati, è in dubbio l'egiziano Hosni Mubarak. L'iracheno Saddam Hussein manderà «un'alta delegazione» ma restano top-secret le scelte di algerini e libici. Il presidente Zeroual, impegnato in casa propria in una feroce guerra contro j fondamentalisti, ha già fatto sapere che non verrà, e c'è il rischio di una assenza totale algerina. Discorso diverso per Gheddafi: l'ordine del giorno del summit è talmente generoso di solidarietà con la Libia sotto embargo Onu che Tripoli - colonnello o no - non potrà mancare. Assenza scontata per il premier di Tirana, Fatos Nano, dopo l'annuncio con cui l'Albania - unico Paese europeo nell'Oci per scelta dell'ex presidente Sali Berisha - ha detto di voler «raffreddare i rapporti con il mondo islamico». Secondo le indiscrezioni della vigilia il summit pronuncerà una condanna della politica delle sanzioni - sostenuta da Washington contro Iran, Iraq, Libia e Sudan; riaffermerà i diritti palestinesi su Gerusalemme, considerata dall'ordine del giorno «occupata» da Israele al pari del Libano del Sud; sosterrà l'Azerbaigian nella disputa che l'oppone all'Armenia cristiana. Ma la vera novità, secondo fonti diplomatiche occidentali, potrebbe venire dalla scelta di trasformare l'Oci in una «voce commie» dell'Islam su temi multilaterali. Ad esempio, per prendere posizione sulla riforma dell'Orni o proporre un dialogo con l'Unione Europea e il Vaticano. A Teheran non si esclude che il segretario generale dell'O- ci, il maghrebino Laraki, possa recarsi, dopo il Ramadan, a Bruxelles e in Vaticano. Il demiurgo di questa strategia è sempre Khatami, determinato a rilanciare il rapporto con l'Occidente senza uscire dagli argini della rivoluzione islamica. Per Europa e Usa molto dipenderà dalla linea che emergerà sul processo di pace. «L'Italia e l'Europa - com¬ menta Patrizia Toia, sottosegretario agli Esteri con delega per l'Iran - contano sulla svolta che Khatami vuole imprimere». Da segnalare infine che al summit dell'Oci per la prima volta, come osservatori, saranno presenti - oltre alle Filippine - l'Ucraina e il Congo di Kabila. Maurizio Molinai-i La diplomazia iraniana ha ottenuto il sostegno dell'erede al trono saudita Abdallah Non è esclusa la presenza anche dell'egiziano Mubarak ALGERIA AIS. L'Armata di salvezza islamica creata verso la metà del 1992, è considerata il bracco armato del Fis, il Fronte di salvezza islamica costituito alla fine degli Anni Ottanta. GIÀ. Il Gruppo islamico armato si è fatto conoscere a partire dalla fine del 1993, con l'omicidio di due geometri francesi. Il Già sarebbe responsabile di tutte le uccisioni di stranieri in Algeria, del dirottamento di un Airbus francese, dell'ondata di attentati in Francia così come dell'omicidio di sette frati. FILIPPINE Dalle file del gruppo Abu Soyyaf arriverebbe il pakistano Ramzi Ahmed Youssef, principale sospettato nell'attentato al World Trade Center. PALESTINA HAMAS. Il movimento di resistenza islamica è stato fondato nel 1988: attacca soltanto gli israeliani. JIHAD ISLAMICA. Un gruppo, filo iraniano molto meno forte di Hamas, costituito negli Anni Ottanta. EGITTO GAMAAT AL ISLAMIYA. Dal 1992 ha operato attentati contro i religiosi copti, contro poliziotti ed infine contro i turisti. JIHAD ISLAMICA. Il gruppo, fondato a metà degli Anni Settanta, è responsabile dell'assassinio del presidente Sadat nel 1981. LIBANO HEZBOLLAH. Fondato nel 1982, il movimento sciita ha per guida spirituale lo sceicco Fadlailoh. Hezbollah è controllato in parte da Damasco ed in parte da Teheran. Le sue basi sono nella valle della Bekaa in Libano. Organizza operazioni di guerriglia contro le milizie filo israeliane dell'AIs nel Libano delSud e bombarda sistematicamente il territorio israeliano. ARABIA SAUDITA HEZB0LLAH-G0LF0. Brigata del martire Abdoullah al Houzafi, Organizzazione combattente dei partigiani di dio, Tigri del Golfo, Movimento per il rinnovamento islamico: organizzazioni sunnite che hanno rivendicato attentati anti-americani dal novembre 1995 al giugno 1996. PAKISTAN Le zone di confine pakistano-afghane ospitano molte attività di tipo islamico che gravitano attorno a Hezb-i-lslami afghani e Jamiat-e-lslami pakistani. TURCHIA ORGANIZZAZIONE DEL MOVIMENTO ISLAMICO. L'Organizzazione della Vendetta islamica, l'Organizzazione dell'Unione dei commando islamici turchi, il Movimento islamico rivoluzionario, il fronte islamico dei combattenti dell'Oriente vittorioso: numerosi gruppi islamici turchi hanno rivendicato attentati contro esponenti della cultura. JiHAD ISLAMICA. Gruppo filo-iraniano ha rivendicato una serie di attentati contro gruppi simpatizzanti di Israele. L'OFFENSIVA DELL'ISLAM . SPAGNA ^ %rì ti* V* IRAN 0^* S L'iraniano Khatami sotto Mubarak e nella foto grande murale anti-Usa vicino alla sede del summit