La testa grossa ci rese bipedi

La testa grossa ci rese bipedi La testa grossa ci rese bipedi ne dubitavano: divenni noto come Testa di Sterco. In effetti, le cose andarono più o meno come nella favola. Il problema evolutivo sotteso è: come mai, con quale vantaggio, l'anatomia dei primati originari avrebbe dovuto subire un cambiamento così radicale e unico, in modo da passare dalla quadrupedia al bipedismo. Cosa ha a che fare la deambulazione, quale che sia, con la capacità di controllare l'ambiente, con l'intelligenza? Da un punto di vista meramente fisico è vero che una trave orizzontale appoggiata (quadrupede) ha dei limiti strutturali rispetto al peso che può sopportare appeso a un'estremità: le dimensioni della spina dorsale e dei muscoli, di schiena e collo, impedirebbero all'animale di muoversi agilmente. La postura inclinata (clinograda), con le lunghe braccia che supportano il peso del corpo (camminata sulle nocche), tipica di scimpanzé e gorilla, è già un progresso. Ma solo una perfetta posizione eretta del corpo consente un ipotetico sviluppo inimitato del cranio. Resta da capire come mai divenne necessaria una grossa te¬ sta: non sempre l'intelligenza è un carattere vincente, in Natura come tra gli uomini. I primati, al cui ordine appartiene anche Homo sapiens (noi), sono animali sociali. Questo significa che, a un certo momento della loro evoluzione, è stato vantaggioso sopravvivere con gli altri piuttosto che da soli. Le scimmie hanno comportamenti sociali molto raffinati, in quanto variabili e non automatici: siamo diversi dalle formiche e dalle api. Le relazioni sociali sono sistemi complessi adattivi ad alta sensibilità alle condizioni iniziali. Il che implica che piccole differenze all'inizio del fenomeno comportamentale (un gesto, una posizione del corpo, uno sguardo) possono avere sviluppi imprevedibili. Occorre pertanto, a questa tipologia di esseri sociali non deterministici, una grande flessibilità e un'elevata capacità di risposte modificatorie delle singole situazioni. Occorre l'intelligenza, insomma. Questa «socialità intelligente» viene fatta risalire a 40 milioni di anni fa, al momento della divergenza evolutiva tra proscimmie e scimmie. Il parametro che consente tale cali- -Osso occipitale •Vertebra cervicale orazione temporale è una strana peculiarità dell'intelligenza: la capacità di ingannare gli altri. I lemuri, che sono proscimmie, vivono in gruppi sociali, ma non si fregano l'un l'altro. Tra le altre scimmie, invece, gli etologi hanno potuto osservare come spesso si utilizzi il sotterfugio per risolvere il contrasto sociale. Un esempio: se una babbuina ha una cotta per un maschio giovane che non sia il maschio alfa (unico deputato al rapporto sessuale con lei), lo fai S accucciare dietro un masso. Lei, ben visibile dai maschi alfa, farà finta di guardarsi attorno con fare indifferente, ma intanto si occuperà del giovinetto invisibile con un'intensa attività di grooming, la spulciatura del pelo che è la massima espressione di socialità tra le scimmie. A quanto pare, dunque, 40 milioni di anni fa la forestazione dovuta a un periodo umido (in particolar modo in Africa) creò problemi ai primati quadrupedi di ambiente semiarido (come alcune specie di lemuri del Madagascar). Forse per necessità di competizione con ordini rivali, o per un migliore sfruttamento di nicchie trofi- Fostura dell'uomo. Si noti in quest'ultimo il maggiore sviluppo della muscolatura glutea (ridisegnato da Kennedy, 1980) ■ Scapola •Vertebra toracica -Vertebra ' lombare -Sacro - Coccige Scoperto in Etiopia un nuovo ominide che aveva una locomozione diversa da ogni essere vivente di oggi -Astragalo o -Calcagno che in formazione, le scimmie vennero avviate a una forte socialità intelligente. Di conseguenza divenne loro necessaria una testa più grande, per poter accogliere una maggior massa di neocorteccia, la struttura cerebrale preposta al decision making e al comportamento non stereotipo, come l'inganno. E un grosso cranio pesante mal si addice a un animale che si muova su quattro zampe. Non a caso, è divenuto di attualità un fossile africano risalente a una ventina di milioni di anni fa. Si tratta di Morotopithecus bishopi, un primate avvezzo a vivere nelle foreste pluviali dell'Uganda. I suoi resti erano noti dagli Anni 60, ma solo un paio di anni fa un'equipe americano-ugandese, guidata dal noto antropologo di Harvard David Pilbeam, ha potuto trovare nuove parti fossili e farne una descrizione completa. Pesante una cinquantina di chili su un corpo di oltre un metro e venti (climensioni ben superiori a quelle dei più antichi ominidi di 4 milioni di anni fa, Australopithecus anamensis e afarensis, anche se per il primo i dati sono ancora discordanti), Morotopithecus presenta una Postura di una scimmia antropomorfa serie di caratteri a mosaico per quel che riguarda la locomozione. La vertebra lombare è simile a quella di una scimmia brachiatrice (che si muova, cioè, appesa ai rami per le lunghe braccia, come il gibbone). Il fondoschiena era corto come nelle scimmie antropomorfe di oggi (scimpanzé, gorilla e orango) e nell'uomo. La forma del palato, invece, è analoga a quella delle scimmie più antiche. Il collo del femore è robusto, come se dovesse sostenere un certo peso, al contrario di quel che succede per i brachiatori, mentre la spalla d'acrobata è simile a quella del bonobo, il più moderno degli ominoidi (detto anche scimpanzé pigmeo). Questo set di fossili ricorda l'europeo Oreopithecus, in cui la forma del bacino e alcune delle ossa delle gambe suggeriscono il bipedismo. Il quadro è ancora incerto: è possibile che l'espansione della foresta abbia indotto a una deambulazione di arrampicata, con il passaggio da quadrupede a quadrumane. E' però anche evidente la possibilità di utilizzare le nicchie di quota spostandosi solamente appesi ai rami. Questa postura sembrerebbe un buon preadattamento alla stazione eretta, in quanto porterebbe il cranio direttamente al di sopra del baricentro. Questo, però, al contrario di quel che succede ai bipedi, è sempre al di sotto del punto di appoggio: un brachiatore non perde mai l'equilibrio, al massimo la presa. Nella Graduazione, le zampe posteriori possono distendersi come appese al bacino, rivoluzionandone l'anatomia. Alberto Salza Clavicola Sterno Omero Vertebre Ulna Radio Osso iliaco Sacro Coccige Carpo Metacarpo Falangi Femore Patella o rotula Tibia Fibula o perone Tarso Metatarso Falangi IN Il repertorio posturale dell'uomo moderno consiste in un 95 per cento di bipedismo e un 5 per cento di capacità di arrampicarsi PERSONALMENTE riteniamo che bipedia e quadrumanismo siano evoluzioni parallele e non che la prima derivi dalla seconda. Lo scenario che proponiamo è quello (almeno in Africa, dove svolgiamo i nostri studi) di un ambiente semiarido di 40 milioni di anni fa che diviene rapidamente forestato. A quel punto le strategie evolutive sono due: muoversi a quattro mani sugli alberi o utilizzare le nicchie a terra, tipiche dei quadrupedi. Lo strato di foresta a terra, però, è particolarmente favorevole per gli onnivori, mentre in quota si sviluppano comportamenti alimentari di frugivori e foglivori. In compenso, un quadrupede terricolo può essere a disagio nella foresta, il cui primo strato si sviluppa per 2-3 metri in altezza. Questa parrebbe la nicchia perfetta per un bipede, in grado di sfruttare tutta l'estensione verticale dell'ambiente di foraggiamento. Analogamente potrebbe fare a bassa quota un brachiatore: più in alto, infatti, il manto della foresta in formazione si farebbe discontinuo e pericoloso senza il valido sostegno

Persone citate: Alberto Salza, Kennedy, Radio Osso

Luoghi citati: Africa, Etiopia, Harvard David Pilbeam, Madagascar