De Benedetti interrogato sulla Sme
De Benedetti interrogato sulla Sme AFFARI E GIUSTIZIA Sentito come «persona informata sui fatti» per l'operazione che non riuscì De Benedetti interrogato sulla Sme La Procura di Milano avrebbe nuovi elementi MELANO. Con l'interrogatorio di ieri di Carlo De Benedetti, sentito in qualità di testimone, ormai è evidente che la Procura della Repubblica di Milano vuol vederci chiaro nella vendita - bloccata da Bettino Craxi - della Sme, il colosso aumentare dell'Ili. C'è il sospetto di una corruzione dei giudici che si occuparono dei ricorsi in sede giudiziaria. De Benedetti - «persona informata sui fatti» e anzi qualcosa di più, visto che l'intera vicenda fu per lui un danno - è stato sentito ieri per oltre due ore, dalle 16,30 alle 18,45, nella caserma della Criminalpol in piazza Sansepolcro, a Milano. I magistrati che l'hanno sentito, i sostituti procuratori Gherardo Colombo e Ilda Boccassini, hanno preferito non convocarlo in procura per garantirsi la massima discrezione possibile, ma in serata la notizia è filtrata ugualmente. Tanta segretezza si spiegherebbe con il fatto che la Procura milanese avrebbe trovato un filone di denaro che porta ad alcuni magistrati romani, già indagati nell'ambito dell'inchiesta partita dal caso Squillante e dai racconti di Stefania Ariosto. Un filone di denaro che avrebbe già anche un punto di partenza presso chi curava interessi di altre aziende interessate all'acquisto della Sme. La società alimentare fu ceduta dall'Iri alla Buitoni (allora facente capo a De Benedetti) nel 1985, ma non si andò al di là dell'accordo. La formalizzazione della vendita venne infatti impedita da Bettino Craxi, all'epoca presidente del Consiglio, che ottenne la riapertura del bando di vendita. De Benedetti si rivolse allora alla magistratura e qui - secondo l'ipotesi della procura milanese - sarebbero piovute tangenti. Il risultato fu comunque che la magistratura diede torto a De Benedetti e la scalata alla Sme fu riaperta. Tra gli interessati all'acquisto c'era in prima fila una cordata composta da Fininvest, Ferrerò e Balilla. E a questo punto si comprende perché, il 19 novembre, è stato interrogato Guido Barilla. Anche lui sentito in qualità di testimone, dal pubblico ministero Francesco Greco: evidentemente la procura era interessata a conoscere i retroscena della scalata. Non si sa, però, quale contributo possa aver dato il giovane Barilla visto che all'epoca l'azienda era strettamente nelle mani di suo padre, Pietro, nel frattempo deceduto. Resta comunque il segnale che dietro quell'episodio tanto discusso delle privatizzazioni ci sarebbe stato un intervento illegale, con corrotti e corruttori. Ir. m.]
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