I RISCHI DELLA BUONA SORTE di Roberto Beccantini

Si lanciano Sos contro il pericolo di un meteorite e si accusa la Nasa PRIMA PAGINA I RISCHI DELIA BUONA SORTE que. Se mai, il difficile si annida nel troppo facile: per indole, e per tradizione, sono proprio le squadre di medio calibro a crearci i problemi più delicati, squadre come, per esempio, la Polonia e la Georgia di fresca, e travagliata, memoria. Ma questa volta dovremo farcene una ragione. Poteva andare peggio. La Nigeria se l'è presa la Spagna. Gli inglesi sono piombati nel gruppo della Romania. La Jugoslavia farà compagnia alla Germania, la Croazia all'Argentina. Erano tutti nella lista nera di Cesarone. Clienti infidi, da evitare. Gli dei ne hanno placato i casti pruriti. Il Camerun ci è stato servito da Raymond Kopa, grande di Francia; all'Austria hanno pensato i polpastrelli di Carlos Alberto Parreira, et del quarto Brasile mondiale. Il Cile è arrivato da Marius Trésor, un altro pezzo di nazionale francese, non senza una garrula esitazione. Sono avversari che evocano Mondiali antichi, alcuni luminosi, altri tempestosi. Il Camerun si lega all'epopea di Vigo, sfociata nella corona del Bernabeu. A quei tempi, Mddini era l'assistente di Enzo Bearzot. Ne uscì un pareggio sofferto e chiacchierato, fra veleni e sospetti di sponsor e magliari. L'Austria ci riporta ai lampi di Paolo Rossi nel 1978 e di Toto Sobillaci nel 1990. Il Cile, al Far West di Santiago '62 e alla vittoria ingannatrice di Sunderland '66. I sudamericani dispongono, oggi, di una eccellente coppia di attaccanti: Ivan Zamorano dell'Inter e Marcelo Salas del River Piate. Sono fragili in difesa, e vulnerabili a centro campo. L'Austria è stata rifondata da Herbert Prohaska. H portiere Konsel, colonna della Roma, e il cannoniere Polster, che il Torino ripudiò, rappresentano gli elementi di spicco. Il Camerun non è più la locomotiva d'Africa. I leoni indomabili hanno ceduto la corona ai nigeriani. Prima partita a Bordeaux, con il Cile. Poi il Camerun a Montpellier, quindi l'Austria a St-Denis. Michel Platini aveva gradito che le grandi nazionali venissero abbinate ai grandi stadi. In nome della trasparenza blattèrianajl eper'Vòhtp delle manine sante di Franz5 Be'cfcenbauer, l'Italia è stata collocata nel gruppo B, nell'ambito del quale le arene di Bordeaux e Montpellier si segnalano per essere le meno capienti delle dieci prescelte. In compenso, Romania-Tunisia avrà luogo a Saint-Denis, dove i posti sono ottantamila. Auguri. I calcoli geoturistici di Platini avevano molto più senso dell'improvviso realismo di Blatter. L'Italia non ha alternative: se intende evitare Ronaldo, deve classificarsi al primo posto del suo gruppo. In caso contrario, lo assaggerà subito, negli ottavi, al Parco dei Principi. Viceversa, la supremazia del girone le consentirebbe di affrontare, a Marsiglia, non il Brasile, ma la sua ólamigella d'onore. E poi, nei quarti, verosimilmente Francia o Spagna. L'importante è alzarsi presto e bene dai blocchi. I gironi più equilibrati - e, dunque, più contorti - sono toccati in sorte a Spagna e Inghilterra. Nel complesso, a noi la cerimonia del sorteggio è piaciuta, anche se, o forse proprio perché, l'essere tutti in uno stadio ha portato a piccoli eccessi da curva (contro Parigi, contro Jospin, contro Simonet, simbolo del potere che, preso atto dei brogb di Bernard Tapie, spedì l'Olympique MarsigUa in seconda divisione). Fischi, urla, tifo, accenni di ola: roba schietta, non surgelata o esagerata, all'americana. Bravo Platini. Felice sintesi ne era stata la croccante invasione che aveva suggellato la sfilata tra Resto del Mondo ed Europa. I Mondiali di Ronaldo non potevano che partire da Ronaldo. Fra gli applausi della gente e i sorrisi dell'Italia. Roberto Beccantini