Il mostro di Verona si difende da solo in aula

Il mostro di Verona Stevanin: «Ora ricordo, la prima morì di overdose» Il mostro di Verona si difende da solo in aula VERONA. Ha deciso di difendersi da solo, persino contro il parere dei suoi legali. Ieri in aula Gianfranco Stevanin ha risposto preciso, tranquillo, alle domande rivoltegli dal pm Omboni e dal presidente Sannite. Stevanin non accetta l'accusa: aver violentato, assassinato e occultato, facendole a pezzi, almeno sei donne. Ha parlato per due ore e mezzo, con un racconto dettagliato e pieno di particolari, della morte di Claudia Pulejo, una vecchia amica il cui corpo fu ritrovato nel suo podere. Stevanin ha in parte modificato, nei particolari, la dichiarazione rilasciata il 23 agosto '96. Ieri ha ribadito che Pulejo sarebbe morta «di overdose di eroina o qualcosa di simile, non c'è stata violenza sessuale e non c'è stato omicidio, per come la vedo io». Capelli più lunghi rispetto alla prima udienza, vestito blu con camicia azzurra aperta sul collo, di fronte alla corte d'assise (aula stracolma di gente) Stevanin ha detto di non essere certo che la siringa fosse ancora nel braccio della Pulejo al momento della morte, anzi, ha aggiunto, la siringa era nella mano. Quando il presidente ha chiesto il perché di questa differenza rispetto alla deposizione dell'anno scorso, Stevanin ha affermato: «Ora ricordo, a furia di pensarci i ricordi sono tornati. L'altra volta ho usato un po' di fantasia e un po' di deduzione». Sempre parlando con distacco, ha raccontato del panico provato nel momento in cui si accorse che la ragazza era morta, affermando di non aver chiamato la polizia perché temeva di essere accusato. Ha detto di averle tagliato i capelli con un vecchio rasoio trovato su un mobile, spiegando che «aveva dei bei capelli». Poi avvolse il cadavere in una pellicola di plastica trasparente. Degli altri omicidi dovrà rispondere nelle prossime udienze. [Agi]

Persone citate: Gianfranco Stevanin, Omboni, Stevanin

Luoghi citati: Verona