«Ecco il piano anti-Kohl»

«Ecco il piano anti-Kohl» Programma a base di flessibilità e tagli al Welfare «Ecco il piano anti-Kohl» Schroeder chiude il congresso Spd HANNOVER DAL NOSTRO INVIATO E' stato lungo, fortunato, carico di applausi, il giorno di Gerhard Schroeder al congresso socialdemocratico di Hannover. Ma è stato soprattutto l'ultimo, il giorno di chiusura di un'assise che una regìa sapiente aveva costruito affiancando le conclusioni alle omissioni, le primazie alle comparse cariche si suggestioni ma secondarie, «successive». Segnato fin dall'inizio da un affascinante paradosso - l'alleanza obbligata di due irriducibili avversari, Gerhard Schroeder e il presidente del partito Oskar Lafontaine - il congresso si è chiuso con un altro apparente paradosso, l'acclamazione del «dissidente» Schroeder da parte di un apparato di partito che ne riconosceva finora la metodica, irritante capacità di polemica e «diversificazione». L'applauso prolungato e ripetuto che ha sottolineato il suo intervento, la presentazione del programma economico dell'Spd in vista della sfida a Kohl, rivela in realtà i limiti obiettivi di questa «dissidenza», i confini obbligati della sua alternativa. Il messaggio politico del documento Schroeder, riassunto dall'ambizioso titolo di «innovazione», è infatti concentrato in una serie di importanti novità, rispetto al corso tradizionale dell'Spd. Novità, tuttavia, prive di quella carica «eversiva», e favorevole all'impresa, che la bozza originale del documento rivendicava. L'alternativa vincente al governo Kohl, spiega Schroeder, si costruisce con un modello economico che favorisca la creazione di posti di lavoro stimolando la crescita; introducendo norme più severe per la concessione degli aiuti sociali ai disoccupati, creando basi più vaste al sistema dell'assistenza sociale, riconoscendo la validità della flessibilità e dei livelli salariali. Mancano punti considerati qualificanti da Schroeder, come la creazione di un sistema salariale «combinato» per rafforzare il settore retributivo più basso. Ma compare l'imposizione di «contributi» alle aziende che non garantiscono sufficienti quote di formazione professionale. E resta la diffidenza per l'energia nucleare. A modulare l'innovazione del «laico» Schroeder («il compagno degli industriali», secondo la sprezzante definizione della sinistra interna) con le esigenze della tradizione di partito aveva pensato una commissione interna: in anticipo, per non rischiare polemiche dannose durante un congresso che doveva trasmettere, soprattutto, l'impressione deh'unanimità e della solidarietà in vista della battaglia per la riconquista del potere, a Bonn. Hannover ha così centrato l'obiettivo che si era prefissato: avviare una campagna costruita intorno a tre parole chiave (ritorno al governo, mobilitazione, vittoria) e alla consacrazione temporanea di un modello che altri par¬ titi hanno adottato con risultati dubbi, in Germania: la «doppia punta», la doppia leadership Lafbntaine-Schroeder. Le diversità al vertice restano profonde, in realtà, fra il presidente Lafontaine considerato d'abitudine il Lionel Jospin tedesco, e il suo rivale che più volentieri si identifica con Tony Blair. Ma la resa dei conti verrà soltanto l'anno prossimo, dopo il rinnovo del governo locale in Bassa Sassonia, il primo marzo, dal quale dipenderà il destino nazionale dello stesso Schroeder; e dopo il congresso di primavera a Lipsia, che sceglierà il candidato per la sfida a Kohl. Nell'attesa, lo scopo di un partito che per la prima volta dopo quindici anni è tornato ad essere avversario temibile per il governo di centrodestra, era la ripulitura di un'immagine che ancora risente del terremoto di due anni fa a Mannheim, quando Lafontaine depose al termine di un drammatico congresso il suo predecessore Rudolf Scharping. Se a Mannheim aveva prevalso la tempesta, ad Hannover ha vinto «la nebbia tiepida dell'armonia», come l'ha definita la «Sueddetusche Zeitung», il quotidiano di Monaco vicino all'Spd. Con modulazioni interessanti: le ovazioni del congresso confermano il dominio di Lafontaine sull'apparato di partito. Ma se gli applausi - rafforzati da una accorta retorica del «noi», «noi partito», «noi avviati alla vittoria» - sanzionano il recupero di Schroeder, gli consentono di concentrarsi soprattutto sull'obiettivo minimo delle elezioni regionali. La strada per Bonn non è sbarrata, ma si è fatta più stretta. Emanuele Novazlo Resta il conflitto con la sinistra del presidente Lafontaine, sarà risolto solo dalle Regionali di primavera a base di flessibilità e I due leader socialdemocratici tedeschi Gerhard Schroeder e Oskar Lafontaine

Luoghi citati: Bonn, Germania, Hannover, Mannheim, Monaco, Sassonia