Oro nazi: ultimi imputati Gran Bretagna e Vaticano di Fabio Galvano

Programma a base di flessibilità e Chiude la Conferenza, riprenderà nel '98 Oro mai: ultimi imputali Gran Bretagna e Valicano «La Santa Sede deve aprire gli archivi» «Londra ha incamerato conti di ebrei» LONDRA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE L'unico risultato concreto della Conferenza sull'oro nazista, che si è chiusa ieri a Londra dopo tre giorni di lavori, è il Fondo aperto da Gran Bretagna e Stati Uniti per venire in aiuto dei più bisognosi fra i 300 mila sopravvissuti dell'Olocausto. Ma forse il risultato più positivo - «al di là di ogni aspettativa», ha detto il vicesegretario di Stato americano Stuart Eizenstat - è l'avvio della ricostruzione storica sulla base di documenti emersi dopo tanti anni; ricostruzione che soltanto a febbraio, quando saranno pubblicati in forma organica i dati emersi a Londra, potrà dare un voto a questa Conferenza. La Svizzera, che dominava tre giorni fa il banco degli imputati, è stata alla fine sostituita dal Vaticano, qui soltanto in veste di osservatore fra i 41 Paesi presenti, e accusato ieri dal Congresso mondiale ebraico di insufficiente trasparenza. Il suo direttore esecutivo, Elan Steinberg, ha reso nota una lettera del Tesoro americano da cui risulta che già nel 1946 Washington sapeva di fondi - soprattutto monete d'oro - razziati in Croazia ad ebrei e serbi e mandati al Vaticano, che li avrebbe poi smistati verso altri Paesi, soprattutto Spagna e Argentina. Ma soltanto il Papa può aprire gli archivi prima che siano passati 100 anni. La Conferenza si è chiusa con la Gran Bretagna accusata dal «Guardian», sulla base di un rapporto governativo non ancora pubblicato, di essersi impadronita nel dopoguerra di conti bancari di vittime dell'Olocausto in pagamento di debiti da parte di Paesi occupati dalla Germania nazista; e con l'Italia ancora alla ricerca di una chiara posizione. Il nostro Paese - rivelano fonti della Conferenza - è in bilico fra la volontà di non rinunciare alla sua quota d'oro non ancora recuperata (circa il 35 per cento del totale), convinta quindi che la Commissione Tripartita non debba essere sciolta, e una naturale tendenza a «guardare con simpatia» alle vittime individuah, quindi disponibile a una concreta partecipazione al nuovo Fondo. In particolare, Londra ha chiesto ai 15 Paesi che hanno diritto a una quota delle 5,5 tonnellate d'oro tuttora a disposizione di devolverla al Fondo. Potrebbe essere questa la prima mossa dell'Italia. Ma già altri Paesi hanno detto sì. Non la Francia, maggiore beneficiaria con una quota di 2,2 tonnellate: «La distribuzione - ha precisato ieri il capo della delegazione francese, Alain Pierre t - sarà decisa al momento appropriato dalle autorità francesi». Ma un sì di principio è già venuto da altri Paesi. Anzitutto dall'Austria e dalla Polonia. Vienna avrà 860 chili di quell'oro, oltre 15 miliardi di lire; e Varsavia 38 chili (800 milioni di lire). Entrambe le delegazioni li hanno impegnati per il Fondo. Analoghe decisioni sono state annunciate da Lussemburgo, Grecia e Croazia; mentre l'Argentina, che non è una beneficiaria, ha detto che contribuirà al Fondo. Si chiude così il sipario, con l'annuncio di un'altra conferenza a Washington, in primavera, per esaminare il problema di opere d'arte, titoli di Stato, assicurazioni. Il problema dell'oro nazista, macchiato dal sangue dell'Olocausto, non è di facile soluzione: se ne dovrà ancora parlare. Fabio Galvano

Persone citate: Alain Pierre, Steinberg, Stuart Eizenstat