D'Alema: nel '99 un Presidente elette direttamente dal popolo

D'Alema: nel '99 un Presidente elette direttamente dal popolo D'Alema: nel '99 un Presidente elette direttamente dal popolo RETROSCENA DELLO STATO CITTA' PEL MESSICO DAL NOSTRO INVIATO «Parleremo di Mexico e nuvole. Ricordate la canzone. Del resto niente...». Sull'aereo che lo ha portato a Città del Messico passando per Ma*i& ^t|ton^t|un'c4issea di 20 ore di volo). Massimo D Alema ha fatto la promessa di sempre. Ma il segretario del, pds ha lasciata in Italia tanti fronti aperti, troppi per poter rimanere in pace nella capitele messicana. E' proprio vero, il personaggio non è tipo che riesce a starsene con le mani in mano e quando non ha niente da fare cominciano i guai. In questo mesetto di pausa tra la fine dei lavori della Bicamerale e l'inizio dell'esame della riforma nelle aule parlamentari, D'Alema ha infatti movimentato le cronache dei giornali agitando in maniera parossistica l'Ulivo con la storia di Antonio Di Pietro, gettandosi a capofitto nel tema delle nomine e, infine, portando il direttore del Corriere della Sera prima davanti aU'Ordine dei giornalisti e, ieri, via Mexico City, addirittura davanti ai magistrati, chiedendogli i danni per aver ventilato in un fondino un suo intervento sugli azionisti per normalizzare il giornale. Inutile dire che la versione dei pidiessini sotto il cielo del Mexico è esattamente opposta: due mesi fa - dicono - ci fu un incontro del segretario del pds con Cesare Romiti, richiesto da quest'ultimo allo scopo di convincere D'Alema a riappacificarsi con il Corriere. Qualcuno potrebbe consigliare al leader del pds più viaggi all'estero quando è nullafacente, sicuramente gli eviterebbero questo accumulo di tensioni. Ma detto questo, se si vuole trovare una ragione alla voglia di «scontro» che anima il numero uno della Quercia, se non si vuole spiegare tutto con il suo caratteraccio, bisogna ricercarla nelle ultime analisi della situazione che D'Alema ha fatto sull'onda del successo elettorale di tutti i partiti post-democristiani, delle dimissioni di Guido Rossi da Telecom, del movimentismo centrista, delle nomine: il segretario è convinto che la voglia di riaggregazione dei post-dc in un nuovo soggetto di Centro abbia trovato un punto di incontro con il mondo imprenditoriale più ostile alla sinistra. Ecco perché ieri a Roma e a Mexico City si respirava un'aria diversa. Sarà forse un po' azzardato mettere insieme le due cose, ma mentre nella capitale il Capo dello Stato adombrato per la bocciatura di Casavola - ha rilanciato l'impegno dei cattolici in politica nel nome di De Gasperi davanti ad una platea in cui erano seduti Colombo, Andreotti e Segni, dall'altra parte dell'oceano D'Alema ha fatto presente una volta per tutte che Scalfaro non avrà nessuna «proroga» al Quirinale. Un messaggio che D'Alema ha inviato in Italia usando le telecamere della Rai. «Siccome - ha spiegato - il settennato scade nel maggiogiugno del '99 è ragionevole impegnarsi perché il nuovo Presidente sia eletto direttamente dagli italiani. Sarebbe incomprensibile che una volta stabilito il principio di un'elezione popolare, si tornasse ad elezioni parlamentari. Faremmo ridere tutti. E' necessario che la prima scadenza della riforma sia l'elezione del Presidente della Repubblica». E già, se negli ultimi mesi durante la crisi di governo, ad esempio - D'Alema sembrava meno interessato all'impegno per le riforme, ora il segretario pds esclude ogni ipotesi di voto anticipato e punta all'approvazione delle nuove regole considerandole un passaggio fondamentale per difendere il bipolarismo in Italia. Un «bipolarismo», che malgrado i suoi limiti, garantisce già oggi un'alternanza: «Prima avevamo un Andreotti che dal '47 al '92, con qualche pausa, è stato sempre nel governo, ricoprendo tutti gli incarichi possibili. Negli ultimi tre anni, invece, sono stati al governo gli eredi dei fascisti e dopo gli eredi dei comunisti...». Insomma, il fantasma di un ritorno de sotto mentite spoglie sta diventando sempre più lo spauracchio di D'Alema. Per questo si è spe¬ so molto nella partita delle nomine e per assicurare ad un «laico» (oggi si dice così) come Cheli l'authority Tic. Il punto era che un post-dc in quel posto, amico di Scalfaro o meno, avrebbe potuto condizionare anche gli orientamenti di un Berlusconi da sempre sensibile al settore delle telecomunicazioni. Il Cavaliere, invece, per D'Alema deve continuare a muoversi nella logica bipolare e non ascoltare le sirene «centriste». Non per nulla il leader pds, all'indomani della prima condanna inflitta a Berlusconi con una sentenza di primo grado, ha parlato in questi termini di Forza Italia: «E' sorto intorno ad una figura prestigiosa di imprenditore un movimento che occupa uno spazio importante, che ha portato al governo la destra e che ancora oggi anima il Polo di centro-destra». Sarà che il Messico non è l'Italia, ma era da mesi che D'Alema non si rivolgeva a Berlusconi usando simili parole. Augusto Zinzolini «Bipolarismo? C'è già In 3 anni al governo prima gli eredi dei fascisti e poi dei comunisti» Ora il leader del pds esclude elezioni anticipate Cruciale l'introduzione delle nuove regole Qui accanto il segretario del pds Massimo D'Alema A destra il presidente Scalfaro con il presidente tunisino Zine el Abidine Ben Ali ieri in visita in Italia Qui accanto il segretario del pds Massimo D'Alema A destra il presidente Scalfaro con il presidente tunisino Zine el Abidine Ben Ali ieri in visita in Italia