Quella matita contro fra Cocco Bill e salami

Quella mellita contro fra Cocco Bill e salami Quella mellita contro fra Cocco Bill e salami PERSONAGGIO UNA VITA TRA I DISEGNI ATermoli, per la strada, c'erano delle grandi pietre bianche. Quando avevo cinque o sei anni, ci disegnavo sopra con il carbone: una vignetta dopo l'altra...». Era la fine degli Anni Venti, e gli svaghi non dovevano essere tanti per un ragazzino figlio di ferroviere, né ricco né povero, destinato a diventare l'«uomo contro» del fumetto. Contro i canoni stilistici violentati dalle «vignette panoramiche» dove il disegnatore inseriva centinaia di personaggi e decine di oggetti assurdi: matite spuntate, salami con le gambe, lische di pesce. Contro le tradizioni del western disegnato, stravolto da quel Cocco Bill che - nato sull'ultima pagina del Giorno dei ragazzi alla fine degli Anni Cinquanta celebrava in questi giorni il suo quarantesimo compleanno sulle pagine del Giornalino, celebrato da mostre e persino da un volume speciale di Sergio Bonelli, il padre dell'altra faccia del West disegnato, quella seria e compassata di Tex Willer. Jacovitti era soprattutto contro le convenzioni e contro le opportunità: «All'Azione Cattolica mi censuravano perché disegnavo le donne troppo poppute - raccontava -. Sul Giorno, negli anni dell'Eni di Mattei, mi misero in croce per aver disegnato Cocco Bill sopra un cavallo a sei gambe con la scritta "Supercavallomaggiore". Sulla Domenica del Corriere se ne avevano a male se attaccavo troppo l'industria. Anche al Radiocorriere non mi hanno fatto passare una vignetta che raffigurava un signore che guardava la tv con uno schermo tutto nero con la scritta "Programma per i non vedenti"...». Per non parlare delle celebri dimissioni da Linus: «Una storia triste», come la definiva lui. «Una vicenda che si è montata nel tempo come mia valanghina - ricordava tempo fa Oreste del Buono, direttore allora come oggi del mensile -. Cominciò subito a beccarsi con la redazione, verso la quale nutriva una vivace antipatia. Loro lo accusavano di essere grossolano. Lui si di- vertiva a provocare: disegnava colbacchi, piccoli Linus che erano usati come carta igienica. Nel giornale però non ha mai avuto alcuna censura, poteva fare ciò che voleva. Ha disegnato una ta¬ vola, in pieno Sessantotto, che metteva in crisi tutto il parlare che si faceva allora. Me la ricordo ancora: un maiale che diceva "Sono un maiale per colpa della società". Gliel'abbiamo pubblica¬ ta». Jacovitti amava definirsi un «estremista di centro», e nel corso della sua carriera aveva disegnato manifesti per i Comitati Civici di Luigi Gedda e poster elettorali per la de ancora nel '75. Non era però un uomo d'apparato, ma uno spirito anarchico che non sopportava le brighe e la ripetitività: ci sono autori che legano tutta la loro vita a un solo personaggio. Jacovitti no, dopo un debutto come vignettista, era passato al Vittorioso nel 1940, ad appena diciassette anni: «Andò così - raccontò a Luca Boschi, Leonardo Gori ed Andrea Sani, autori di una colossale monografia dedicata a Jac -. Io giocavo a pallone in una parrocchia, quando arrivò da Roma un tizio, che aveva notato le panoramiche che disegnavo per i compagni di scuola, e mi chiese se volevo collaborare al giornale romano...». Di lì a poco uscirono le tavole di Pippo e gli Inglesi, prima storia del piccoletto furbo che presto fu raggiunto da imo spilungone di nome Pertica e da un grassone chiamato Palla. Erano i 3P, lontani progenitori di una schiera infinita di personaggi: l'arcipoliziotto Cip, il suo assistente Gallina, Mandrago il Mago, l'onorevole Tarzan, Zagar, la signora Carlomagno, Tex Revolver, Oreste il Guastafeste, Gionni Galassia, Tom Ficcanaso, Baby Tarallo. Fino ai più recenti Jack Mandolino e Zorry Kid, usciti negli Anni Sessanta sul Corriere dei Piccoli per il divertimento dei quasi quarantenni di oggi, che alternavano il «Corrierino» ai compiti annotati sul Diario Vitt. Jacovitti, come ha notato ieri Giorgio Forattini, se n'è andato nel momento sbagliato: «Lo hanno accusato di essere un fascista perché rideva anche della sinistra. E' capitato anche a me, ma oggi che la sinistra è al potere, lui avrebbe potuto benissimo fare da controcanto su qualche giornale, come faccio io su Repubblica)). Non ci ha pensato nessuno, a offrire ima prima pagina a Jac, e lui ha continuato a disegnare i suoi salami e le sue lische, anche se la mano non era più quella di una volta. Ai suoi appassionati resta una consolazione: Cocco Bill continuerà a galoppare e a bere camomilla in un cartone animato che vedremo presto in tv. Intanto, mentre Sergio Staino chiede scusa a nome di tutta la sinistra («Perdonaci Benito, se qualche volta non ti abbiamo capito») il mighore epitaffio lo ha dettato Luciano Secchi: «Mi mancherà ha detto il creatore di Alan Ford -. Nessuno più sarà capace di farmi ridere scrivendo "Nel nome e nel cognome della legge, la dichiaro in arresto"». Guido Tiberga «All'Azione Cattolica mi censuravano perché disegnavo le donne troppo poppute» Dall'esordio al Vittorioso alle dimissioni da Linus Disegnò anche poster elettorali per la de GGIO NI la strada, andi pietre do avevo egnavo soa vignetta fine degli aghi anti o di poCocco Bili uno dei più famosi personaggi disegnati da Jacovitti Quellafra Co«All'Azmi cendisegntroppo Cocco Bili uno dei più famosi personaggi disegnati da Jacovitti

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