«Oro ebraico la truffa alleata» di Fabio Galvano

Conferenza di Londra, i sopravvissuti: abbiamo i documenti Conferenza di Londra, i sopravvissuti: abbiamo i documenti «Oro ebraico, la truffa alleata» «L'hanno usato sapendone la provenienza» LONDRA. E' quasi rissa, alla Conferenza sull'oro nazista, con le potenze alleate accusate dalle organizzazioni ebraiche di avere coscientemente usato l'oro rubato alle singole vittime dell'Olocausto per ricostituire, l'indomani delia guerra, le riserve delle loro banche centrali. La maggiore imputata, nella seconda giornata di lavori che ha visto anche l'intervento della delegazione italiana, è stata la Francia, che si trova così a spartire con la Svizzera il poco ambito titolo di nemica della trasparenza. Perché è Parigi, si scopre, che rifiuta la pubblicazione di tutti i documenti della Commissione Tripartita, gli unici che potrebbero davvero fare luce su quanto accadde all'oro nazista dal 1946 in poi: Washington vorrebbe infatti farne il cuore di una glasnost dell'Olocausto; mentre Londra, terza responsabile della Com- missione, condivide la prudenza della Francia sebbene senza la stessa ferma convinzione. E' stato Elan Steinberg, direttore esecutivo del Congresso ebraico mondiale, a citare un documento recentemente affiorato negli archivi nazionali americani, secondo cui gli Alleati sapevano bene che almeno 50 o 60 tonnellate d'oro - fra le 337 raccolte dalla Commissione Tripartita e quasi tutte distribuite fra i Paesi vittime del nazismo - non erano di provenienza monetaria. Non erano, cioè, lingotti razziati dalle casseforti delle banche centrali, bensì il risultato di furti ai danni delle comunità ebraiche. L'accusa è pesante. «Voghamo che siano aperti gli archivi della Commissione - ha detto ieri Steinberg perché i gruppi ebraici non possono finalizzare le loro rivendicazioni se non si ha la precisa indicazione dell'origine di quell'oro». Si riferisce alle 5,5 tonnellate di metallo giallo (3,5 in deposito presso la Banca d'Inghilterra, altre 2 presso la Federai Reserve americana) in attesa di distribuzione: l'ultima tranche di oro in mano alla Commissione Tripartita. Ma è un circolo vizioso, perché Parigi dice sì alla pubblicazione di quei documenti, ma soltanto dopo la distribuzione degli ultimi lingotti ai 15 Paesi che ne hanno diritto (Italia compresa). Londra e Washington vanno un passo più avanti, suggerendo che quell'oro anziché agli Stati - vada al Fondo aperto martedì con uno scoppiettio di miliardi inglesi e americani. Finora senza molto successo. Soltanto Argentina e Lussemburgo si sono per metà impegnate a fare anch'essi un'offerta al Fondo; e dei beneficiari dell'oro residuo soltanto l'Olanda appare propensa ad accogliere l'invito, affinché la sua quota di lingotti vada non alla banca centrale, ma ai superstiti dell'Olocausto (si calcola che ce ne siano circa 300 mila). La Francia, per esempio, dice che farà per conto proprio su quella strada dell'indennizzo personale. In questo scenario sono numerosi i Paesi presi fra l'incudine di un diritto bancario e il martello di quello che sarebbe un bel gesto altruistico; e fra questi l'Italia. L'intervento del ministro Pisani, ieri, è rimasto sotto un velo di riserbo, come tutti quelli pronunciati dietro le porte chiuse della Conferenza; ma nei corridoi della Lanca- ster House e nella grande tenda della stampa si sussurra che pure l'Italia sia titubante. Anche al Vaticano è stata fatta la richiesta di aprire gli archivi segreti: Lord Janner, il parlamentare britannico che è stato il promotore della Conferenza, ha chiesto esplicitamente al Vaticano - che è presente alla Conferenza come osservatore - di esprimersi con un documento sulla sua posizione in merito. La stessa richiesta è venuta da Israele, che ha proposto la nomina da parte della Santa Sede di una commissione di esperti indipendenti che possano visionare i documenti relativi alle vittime della Shoah. Costretta martedì a respingere altre accuse e altre richieste di risarcimento, la Svizzera ha tentato ieri un'altra linea di difesa in merito al suo comportamento durante la guerra. La sua collaborazione con la Reichsbank nazista, si afferma in un rapporto della Snb, fu dovuta unicamente alla necessità di mantenere valide riserve a garanzia del franco svizzero. Fabio Galvano Israele chiede al Vaticano di aprire gli archivi segreti Occhiali rubati agli ebrei nei campi di concentramento

Persone citate: Lanca, Pisani, Steinberg