Un mondo (quasi) senza mine

Ma pesano le assenze di Usa, Russia e Cina oltre a quelle di molti Paesi mediorientali Ma pesano le assenze di Usa, Russia e Cina oltre a quelle di molti Paesi mediorientali Un mondo (quasi) senio mine Ottawa, firmano il trattato 125 Paesi WASHINGTON DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Un trattato internazionale per mettere fine a quello che il premier canadese Jean Chrétien ha definito ieri «un vero e proprio sterminio al rallenti». Oggi a Ottawa si conclude la cerimonia di firma per la messa al bando delle mine anti-uomo. Alla fine di una giornata per molti versi storica avranno firmato almeno 125 Paesi. Ma le maggiori potenze militari del mondo - Stati Uniti, Russia, Cina - hanno deciso di non aderire. Le mine anti-uomo disseminate in 69 Paesi in giro per il mondo dalla Cambogia all'Angola, dall'Afghanistan alla Bosnia - sono almeno 110 milioni, probabilmente di più. Continuano a uccidere anche quando i conflitti sono da tempo finiti. E le cifre sono impressionanti: ogni anno questi ordigni micidiali che costano meno di diecimila lire e sono grandi come farfalle fanno più di 25 mila vittime tra morti e feriti. E il più delle volte sono donne che lavorano o bambini che giocano nei campi. L'adesione di 125 Paesi è un risultato comunque importantissimo, che va molto al di là delle previsioni iniziali. «Chi avrebbe mai potuto pensare che in così poco tempo i governi avrebbero risposto in massa all'appello delle organizzazioni che si sono battute per il bando?», ha chiesto Jody Williams, coordinatrice dell'«International campaign to ban land-mines», l'organizzazione che ha appena vinto il Nobel per la pace. Il governo che ha risposto per primo a quell'appello è stato quello canadese. Un anno fa il ministro degli Esteri Lioyd Axworthy decise di guidare una grande offensiva diplomatica in favore del trattato. I risultati sono andati ben oltre le aspettative e in questi giorni a Ottawa, mentre i ministri sfilavano per firmare il documento, il ministro canadese è stato festeggiato da tutti. Ma non c'è dubbio che lo sforzo di Axworthy non avrebbe raggiunto i risultati che ha poi ottenuto senza l'appoggio di Lady Diana prima e dopo la sua tragica molte a Parigi. «La principessa del Galles catturò l'attenzione del mondo con la sua campagna contro le mine anti-uomo», ha ricordato ieri il premier canadese Chrétien. I Paesi europei sono stati tra i primi ad aderire all'iniziativa canadese. Quasi tutti quelli africani e latino-americani hanno firmato. Ma non l'Iran, l'Iraq, Israele, Siria e altri Paesi mediorientali. Ora, ha detto il ministro degli Esteri Lam- berto Dini prima di firmare per l'Italia, «si tratta di sensibilizzare le autorità e le opinioni pubbliche» dei Paesi che non hanno voluto aderire al trattato. A cominciare dagli Stati Uniti. Paradossalmente, il governo americano è stato tra i principali promotori del trattato anti-mine nella fase iniziale della campagna. Poi, all'ultimo, il presidente Clinton, influenzato dai suoi consiglieri militari, si è tirato indietro sostenendo che le mine fanno ancora parte di alcuni piani di difesa americani importanti, in particolare nella Corea del Sud. Per questo Bobby Muller, veterano del Vietnam e fondatore dell'organizzazione internazionale che ha vinto il Nobel, non se la sente ancora di esultare. «Certo, quello di Ottawa è un evento straordinario», dice Muller, che fu ferito da una mina in guerra. «Ma è destinato a diventare un trattato inutile se gli Stati Uniti non aderiranno. Ed è triste vedere che questo Paese, che ha avuto un ruolo così importante nel lanciare la campagna anti-mine, al dunque non si è presentato all'appello». Il trattato, che vieta la produzione, lo stoccaggio e il trasporto di mine anti-uomo, entrerà in vigore nel 1999, dopo che i parlamenti di almeno quaranta Paesi l'avranno ratificato. Al di là del bando bisognerà provvedere al finanziamento di un piano di smi¬ namento su scala mondiale. Il governo canadese ha già promesso tra i 70 e gli 80 milioni di dollari. Lo stesso hanno fatto Usa e Giappone. Ma secondo alcuni esperti il costo di disinnescare tutte le mine disseminate nel mondo sarebbe di almeno 100 miliardi di dollari. Andrea di Robilant Il ministro degli Esteri Dini «Ora si tratta di sensibilizzare l'opinione pubblica di quegli Stati che non hanno voluto aderire al bando» 110 MILIONI DI ORDIGNI IN GIRO PER IL MONDO Numero di mine terrèstri e Paesi dove sono più numerose La diffusione delle mine nel mondo e una piccola vittima, un bambino bosniaco