La Palestina a fette di Sharon

Domani Netanyahu incontra a sorpresa la Albright in Europa Domani Netanyahu incontra a sorpresa la Albright in Europa La Palestina a felle di Sharoti // ministro spiega il suo piano di ritiro TEL AVIV NOSTRO SERVIZIO Alla vigilia di una delicata missione in Europa (nel corso della quale incontrerà il segretario di Stato Madeleine Albright, il Cancelliere tedesco Helmut Kohl e il Presidente francese Jacques Chirac) il primo ministro Beniamin Netanyahu ha discusso ieri per varie ore con alcuni suoi ininistri le dimensioni di un prossimo ritiro in Cisgiordania e gli «irrinunciabili interessi strategici» di Israele in quella regione. Nelle carte discusse ieri dai ministri David Levy (Esteri!, Yitzhak Mordechai (Difesa) e Ariel Sharon (Infrastrutture nazionali) la Cisgiordania appariva tagliata orizzontalmente in vari segmenti che per i palestinesi - che aspirano a costituire imo Stato indipendente - altro non sono che «bantustan». Il ministro della Difesa e quello delle Infrastrutture nazionali concordano che per difendere Israele è necessario mantenere un controllo militare su almeno il 60 per cento della Cisgiordania. Le divergenze maggiori fra i due piani (entrambi inaccettabili per i palestinesi che vorrebbero controllare il 90 per cento del territorio) riguardano la maggiore o minore possibilità di consegnare ai palestinesi zone omogenee e il futuro delle colonie. I ministri israeliani torneranno ad incontrarsi oggi nel tentativo di elaborare proposte concrete che saranno illustrate venerdì alla signora Albright e vagliate domenica dal governo. Dietro questo intenso lavorio vi è la preoccupazione di Netanyahu che Israele venga accusato negli Usa e in Europa di essere il principale responsabile del congelamento del processo di pace. Frattanto un'incauta dichiarazione del ministro delle Finanze Yaakov Neeman ha provocato ieri un rabbioso sciopero generale di 700 mila lavoratori che hanno paralizzato aeroporti, asili nido, servizi statali, banche, porti, ospedali, la compagnia delle telecomunicazioni. Neeman - un avvocato di chiara fama abituato a rappresentare gli interessi delle grandi compagnie, animato da un'ideologia che coniuga il thatcherismo con elementi sociali tratti dall'ebraismo - ha paragonato nei giorni scorsi alcune categorie di lavoratori in sciopero a «bombe umane» (assimilandoli così a kamikaze islamici) e ha aggiunto: «Con gente così, non abbiamo bisogno di nemici. Abbiamo in casa esplosivo a sufficienza». Accortosi della gaffe, Neeman ha chiesto scusa a quei lavoratori che, fraintendendo il senso delle sue parole, «potevano essersi offesi». Ma gli ingranaggi della potente centrale sindacale laburista si erano già messi in moto e Israele è stato così paralizzato da un nuovo sciopero generale, il terzo in dodici mesi. Aido Baquis Il ministro Ariel Sharon si è candidato alla successione di Netanyahu