«Vogliono sfregiare la mia immagine»

«Vogliono sfregiare la mia immagine» «Vogliono sfregiare la mia immagine» «E' la dimostrazione dell'odio ideologico del Pool» INTERVISTA LO SFOGO DEL CAVALIERE LMILANO A notizia della condanna ha raggiunto Silvio Berlusconi ad Arcore e lo ha sbalordito: «Non sapevo neppure che oggi ci fosse l'udienza. I miei avvocati erano sereni. Mi avevano indotto a versare diciassette miliardi per eliminare dal novero del contenzioso almeno una causa, essendo certi della conseguente estinzione del reato per prescrizione. Invece...» E invece è arrivata la doccia fredda? «Proprio così. Mi vedo infliggere una condanna senza conseguenze pratiche, fatta solo per sfregiare la mia immagine, per imprimere sulla mia persona il marchio della colpevolezza, pur azzerando di fatto una pena interamente coperta dal condono». Non le sembra di esagerare con questo attacco ai giudici? «Non esagero affatto. Questo verdetto dimostra un odio ideologico senza fine nei miei confronti da parte della Procura e dell'ambiente giudiziario milanesi. Non posso aspettarmi giustizia alcuna a Milano. Di questo sono ormai convinto». Sono parole pesanti che lei ha già ripetuto in passato. Non finirà mai la sua battaglia con la magistratura milanese? «Il pregiudizio è così forte da essere invincibile. Non c'è difesa che tenga. Non c'è davvero nessuna possibilità di ottenere giustizia. Si è arrivati al punto di negare l'estinzione del reato per prescrizione, rifiutandomi ciò che a tutti viene sistematicamente concesso: la prevalenza delle attenuanti. E poi c'è questo principio veramente assurdo del "non poteva non sapere", un istituto proprio dei regimi totalitari». Regimi totalitari? «Certo. La condanna inflitta in base a un criterio di responsabilità oggettiva, quel benedetto "non poteva non sapere", rinnega ogni principio di civiltà giuridica. Il princi- pio di responsabilità oggettiva non esiste, non può esistere in uno Stato di diritto. Ma contro Silvio Berlusconi lo si usa senza problemi. La sentenza, infatti, in contrasto con le evidenze testimoniali e documentali, assolve i tre amministratola li Rete Italia, la società che ha operato l'acquisto del catalogo dei film Mediaset, e condanna il capo della holding, la Fininvest da cui dipendono più di 500 società, un gruppo che è arrivato a fatturare oltre 13 mila miliardi. Gli arnministratori che hanno approvato il bilancio di Rete Italia e sono stati assolti, io che non ho mai rivestito cariche in quella società sono stato condannato». Ma lei dell'operazione Medusa proprio non sapeva nulla? E' difficile credere che fosse del tutto all'oscuro. «L'acquisto di Medusa srl, cioè di un catalogo di film per circa trenta miliardi, rientrava nell'ordinaria attività e nella totale sfera di autonomia di Reteitalia, autorizzata all'acquisto di film e fiction destinati alle tre reti Mediaset per oltre cinquecento miliardi l'anno. L'amministratore delegato Carlo Bernasconi aveva ed ha totale autonomia nell'acquisto dei cataloghi. In autonomia ha acquistato anche singoli cataloghi per oltre 250 miliardi come avvenuto ad esempio per il catalogo De Laurentiis. Ed io sono venuto a saperlo successivamente proprio da De Laurentiis. Per quanto mi riguarda io in azienda ero la punta di diamante, l'apripista, il creativo. L'amministrazione doveva seguire». E che mi dice sulla vicenda del libretti al portatore? Erano davvero una copertura per i fondi neri? «Ma quali fondi neri... Mio padre teneva i depositi sui libretti perché da esperto bancario pensava che rendessero di più. E poi c'è un altro fatto...». Dica Cavaliere. «La vicenda della Medusa, come tutte le altre in cui sono chiamato in causa a Milano, non ha recato danni a nessuno. La società acquirente apparteneva per il cento per cento allo stesso proprietario, la Fininvest. E quando un comportamento non danneggia nessuno, non ci può essere condanna. E' un principio stabilito anche nella riscrittura della seconda parte della Costituzione fatta in Bicamerale». Ma i magistrati hanno presentato delle prove. Come può continuare a dire che si tratta soltanto di una persecuzione? «Nessuna prova nel modo più assoluto. Hanno fatto centinaia di perquisizioni, hanno trattato la Fininvest, una azienda che versa all'erario più di 800 miliardi di imposte all'anno, come una associazione a delinquere, senza trovare né una testimonianza, né una firma né un contratto, né un documento che mi chiamasse in causa. Oggi incontrerò i miei avvocati. Rifletteremo su questa situazione, su questa attesa di giustizia che ormai siamo persuasi non potrà venire dalla procura e dal tribunale di Milano». Che farete? «Rifletteremo e decideremo». [d. c. d.] Il presidente della sesta sezione penale Edoardo d'Avossa

Persone citate: Carlo Bernasconi, De Laurentiis, Edoardo D'avossa, Silvio Berlusconi

Luoghi citati: Arcore, Milano, Rete Italia