«Batteremo Kohl con il Welfare» di Emanuele Novazio

Al congresso di Hannover il leader della Spd lancia la sfida al Cancelliere Al congresso di Hannover il leader della Spd lancia la sfida al Cancelliere «Batteremo Kohl con il Welfare» La relazione di Lafontaine HANNOVER DAL NOSTRO INVIATO Cinque minuti di applausi e di ovazioni per un'ora di speranza, per una visione, un sogno, la vittoria: l'«Oskar Tag», il giorno di Oskar Lafontaine al congresso dell'Spd apertosi ieri ad Hannover, ha riscaldato, ha mobilitato, entusiasmato la platea degli oltre cinquecento delegati che a sera lo hanno rieletto trionfalmente, con il 93,2 per cento dei voti, al vertice del partito. Come due anni fa a Mannheim - dove aveva ottenuto soltanto il 63 per cento, dopo aver rovesciato a sorpresa il suo predecessore Rudolf Scharping - Lafontaine ha dato ieri il meglio delle sue qualità oratorie: riuscendo a sorvolare su punti importanti - come la candidatura alle prossime elezioni, la politica di blocco al «Bundesrat», le aspirazioni delle giovani generazioni - senza lasciar traccia apparente in un uditorio che evidentemente voleva altro da lui. Un messaggio di rassicurazione, appunto, ima chiamata a raccolta, un incoraggiamento e una sferzata non solo politici ma emotivi che sono arrivati, puntuali. Finché, alla fine del suo discorso, Lafontaine ha potuto completare con ottimo senso dell'effetto lo slogan coniato due anni fa a Mannheim: «Torneremo», aveva promesso allora. «Siamo tornati, siamo il partito del futuro governo», ha gridato ieri. Recuperando e rilanciando l'appello implicito alla solidarietà di squadra, alla compattezza e all'unità in previsione di una sfida elettorale alla quale almeno sulla carta - l'Spd si presenta con dieci mesi di anticipo in ottimo vantaggio su Helmut Kohl e il suo partito, la Cdu inde- bolita da quindici anni ininterrotti di potere. Dietro gli entusiasmi di Hannover riaffiora, tuttavia, l'intera tradizione della sinistra socialdemocratica: gli appelli alla solidarietà, alla libertà e al lavoro che devono guidare il partito, ha ammonito Lafontaine, nella sua battagli a politica per il cambio di governo a Bonn. La simulazione retorica della «vedova da novecento marchi al mese», commentavano nei corridoi del congresso gli amici di Gerhard Schroeder: di certo, l'esibita contrapposizione di «solidarietà» e «giustizia sociale» alle parole d'ordine del rivale, «innovazione» e «concorrenzialità». Nel suo lungo e acceso appello politico-emozionale, un appello da manuale, Lafontaine non parlava soltanto da capo del partito, con l'occhio rivolto come d'abitudine più a Parigi che a Londra, a Lionel Jospin anziché a Tony Blair. Il suo è stato, tuttavia, il discorso di un vincitore che non ha ancora vinto: nonostante l'«armonia di Hannover» e nonostante il trionfo programmato e obbligatorio della solidarietà di partito - in attesa delle elezioni di marzo in Bassa Sassonia che decideranno il destino e le ambizioni nazionali del rivale - la distanza fra il probabile candidato alla cancelleria Oskar Lafontaine e il possibile candidato alla cancelleria Gerhard Schroeder resta intatta. Così come intatto resta il problema della candidatura alle elezioni dell'autunno '98, che la regia del congresso ha messo al bando, ieri, ma che Lafontaine ha implicitamente sottoposto all'applauso e alle ovazioni dei cinquecento delegati. Di fatto, ad Hannover Oskar Lafontaine non ha presentato soltanto l'alternativa programmatica ad Helmut Kohl. Ha disegnato con metodica chiarezza le differenze con Gerhard Schroeder, che solo domani illustrerà il suo programma economico, peraltro già corretto dall'apparato del partito. Contrapponendosi a lui, Lafontaine ha detto sì a un avvio puntuale dell'Unione monetaria, e sì alle «tasse ecologiche»; ha detto no a uno Stato più snello, no alla cautela nelle rivendicazioni salariali. n congresso ha mostrato riconoscenza al suo leader per l'orientamento dottrinario, per la capacità di mobilitazione, per la rassicurante energia che ha comunicato alla platea: confermando che l'apparato vuole Lafontaine, nella lotta contro Helmut Kohl. Se questi entusiasmi possano essere condivisi dagli elettori socialdemocratici, resta un quesito aperto: Lafontaine ha dato scacco a Schroeder, alla tribuna del congresso, ma la sua tattica di gioco potrebbe essere sbagliata, fuori delle rassicuranti assise del partito. Emanuele Novazio Rielezione plebiscitaria al vertice del partito, rinviata la resa dei conti con il rivale interno Schroeder Oskar Lafontaine (a destra nella foto grande) con il suo rivale Gerhard Schroeder si abbracciano alla tribuna del congresso Spd di Hannover Nella foto accanto il cancelliere Helmut Kohl

Luoghi citati: Bonn, Hannover, Londra, Mannheim, Parigi