Sharon ritorno con sorpresa di Fiamma Nirenstein

«Lo Stato palestinese c'è già, ammettiamolo: teniamoci una fascia di sicurezza» «Lo Stato palestinese c'è già, ammettiamolo: teniamoci una fascia di sicurezza» Sharon, riforno con sorpresa L'ex superfalco si candida per il dopo-Netanyahu TEL AVIV NOSTRO SERVIZIO Aveva ragione Canale 7, la radio dei coloni, a ripetere in questi giorni di sospettare delle sue intenzioni. «L'uomo che crea e che distrugge», l'aveva chiamato Eliachim Haezny, il loro leader. E infatti adesso Ariel Sharon, nato Sheinerman nel 1928 in una comunità agricola del Mandato Britannico di Palestina, soldato sin dalla prima giovinezza, l'uomo di cui non si parla e non si scrive mai senza attribuirgli la caratteristica di «falco», li ha tendenzialmente distrutti abbandonandoli a se stessi. In un programma di grande ascolto ha infatti dichiarato che lo Stato palestinese è ormai «in pratica una realtà», e che è il caso di prepararsi realisticamente a vivere questo dato di fatto «riducendo al minimo i pericoli che ciò può comportare per lo Stato d'Israele». Ovvero, dice Sharon, occorre mantenere il controllo delle zone fondamentali per la sicurezza, e tenere un occhio sulle risorse idriche. Ma per il resto non si può non accorgersi, dice il vecchio generale, che i palestinesi sin dal '94 hanno un governo, un primo ministro, un esercito, un gettito fiscale... insomma, sono uno Stato. Un discorso coraggioso, che è penetrato come un siluro nelle case degli israeliani e ha lasciato spiazzata tutta la destra più estrema, quella che contava su Sharon proprio per controbattere il piano di Netanyahu sul secondo ritiro dalla West Bank, nelle prossime settimane. E ha accompagnato quest'affermazione con un'altra, non meno stupefacente: non vedrei niente di strano, ha detto in sostanza, a essere candidato per il ruolo di primo ministro. Anche se non ci punto, naturalmente. E' il grande ritorno del settan- tenne che rappresenta per la destra quello che Shimon Peres rappresenta per la sinistra: un padre sempre in pista, un collezionista di vittorie e di sconfitte, un tipo che persino Ben Gurion considerava pericoloso e che ha attraversato la pessima fama dovuta alla strage di Sabra e Chatila, e il verdetto della commissione Kahan che nell'83 lo fece dimettere da ministro degli Esteri del governo Begin proprio per non aver saputo valutare la rabbia assassina della Falange, spingendola invece di fatto a vendicare nei campi dei palestinesi l'assassinio di Bechir Gemayel. La sua storia comincia nella sinistra, non a destra, ed è curioso pensare che proprio Rabin è stato l'uomo che, ammirandolo immensamente come soldato, l'ha costruito politicamente e gli ha dato ruolo e fama. Fu Sharon, dopo il disastroso avvio della Guerra del Kippur del '73, a salvare la situazione sfondando in Egitto sul Canale di Suez. Al contrario, invece, il primo ministro, Netanyuahu, lo ha sem¬ pre visto come un nemico pericolosissimo. Quando è diventato premier infatti Bibi pensò di tenerlo in scacco e di non dargli niente dopo averlo utilizzato a più non posso nella campagna elettorale, soprattutto fra i coloni di Hebron. Sono famose le giornate di attesa di Sharon nella sua fattoria durante i giorni di formazione del governo di fronte al telefono che non suonava. Poi però David Levy, ministro degli Esteri, minacciò di spaccare il governo se il vecchio amico Ariel non fosse entrato. Ricevuto un «ministero delle Infrastrutture» inventato per l'occasione e -da tutti ritenuto irrilevante, Sharon invece è tornato di nuovo in prima linea soprattutto costruendo un suo privato rapporto con la Giordania; le ha dato infatti inaspettatamente più acqua di quanto essa si aspettasse. E con la nuova fama di amico di re Hussein ha salvato, andando nottetempo ad Amman, la situazione impossibile creatasi dopo il fallito attentato del Mossad contro il capo di Hamas, Mashaal. Adesso è tornato da poco da un giro ad Amman e a Washington (dove ha ricevuto, al contrario di Netanyahu, ottime accoglienze dal consigliere per la Sicurezza di Clinton, Sandy Bergeri, in cui ha spiegato il suo personale piano di sgombero, che è stato da tutti giudicato moderato e plausibile. E proprio oggi presenta il suo piano alla Commissione ristretta sul prossimo assetto della West Bank in cui siedono soltanto il ministro della Difesa Mordechai, il premier e lui stesso. Per un vecchio ministro delle Infrastrutture, che pesa 200 chili circa,, e che doveva occuparsi solo di acqua e di strade, oppure delle sue mucche, non c'è male davvero. Fiamma Nirenstein Forte della nuova fama di amico di re Hussein oggi presenta un suo piano di ritiro dalla Cisgiordania Ariel Sharcn: il vincitore del Kippur abbandona coloni ed estrema destra

Luoghi citati: Amman, Cisgiordania, Egitto, Giordania, Israele, Palestina, Suez, Tel Aviv, Washington