Forza Italia ai ferri corti con gli ex dc

Fona Italia ai ferri corti con gli ex de Centristi all'offensiva anche nella maggioranza. Marini: <<Abbiamo dimostrato che non si può fere a meno di noi» Fona Italia ai ferri corti con gli ex de Esplode il caso Sicilia, si dimette ilpresidente regionale ROMA. Nell'Ulivo come nel Polo, il «centro», aU'indomani delle elezioni, intende giocare un proprio ruolo e portare su binari paritari il rapporto con gli alleati più grandi. Ci stanno provando, sul versante del centro-destra, Ccd e Cdu, che progettano più stretti rapporti tra loro, con Buttigl ione che proclama finita l'«era dei cespugli» e Casini che annuncia la costituente dei moderati. Ma entrambi debbono subire la reazione di Forza Italia, che vuole scaricare sugli ex-dc le colpe della disfatta in Sicilia. La burrasca è esplosa ieri con le dimissioni di Giuseppe Provengano, presidente berlusconiano della Regione Sicilia, motivate con l'esigenza di fare chiarezza, dopo che il candidato sconfitto a Palermo, Gianfranco Micciché, aveva dichiarato: nell'isola «il Polo non esiste più». Colpa, secondo Micciché, di Ccd e Cdu che non lo avevano sostenuto abbastanza (è un eufemismo) nella disfida contro Orlando. Le dimissioni di Proven- zano hanno suscitato le repliche di Ccd e Cdu, l'allarme di Au, il compiacimento dell'Ulivo. Uno scontro destinato ad aggravare la crisi intestina del Polo, come ha subito annotato Clemente Mastella: «Pensavo che piovesse e invece...». Anche nella maggioranza i centristi sono in azione. Lì è il Ppi che si sta muovendo. Franco Marini è piuttosto soddisfatto dei risultati elettorali. «Anche questa volta commenta con i suoi - abbiamo dimostrato a D'Aleraa che di noi non si può fare a meno. E spero che pure Prodi avrà capito che cosa deve fare adesso». Ma tra breve il ppi offrirà anche altre dimostrazioni Al segretario del pds, sulla Bicamerale, dove i popolari intendono dare ancora battaglia nei confronti del semipresidenzialismo e della «questione giustizia» («in entrambi i casi il pds ha tenuto una linea ambigua», sottolinea il presidente della Commissione Giustizia del Senato Ortensio Zecchino, uno degli esponenti del ppi più vicino a Marini). Una dimostrazione pure al presidente del Consiglio, giacché il segretario del ppi non si fida ancora di quella mezza promessa fatta da Prodi sulla federazione di centro. E agli ulivisti in generale, perché l'idea di fare dell'alleanza un soggetto politico ventilata nei giorni scorsi - non piace affatto a Marini, come spiega il suo vice, Dario Francescani, che sottolinea: «L'Ulivo resterà una coalizione formata da forze e culture diverse». Sono gli uomini più a stretto contatto con il segretario del ppi, in questo momento, a far capire che cosa si agita in quel partito. Il vice, Franceschini. Il capo della segreteria Antonello Soro. E, al Senato, Zecchino che spiega: «Dopo la crisi l'esecutivo ha dovuto prendere atto della fine del governo presidenziale La crisi ha fatto capire che non esiste un governo senza i partiti. Secondo, dopo queste, elezioni noi popolari usciamo con la garanzia della nostra so¬ prawivenza, e ora si tratta di svilupparla. Abbiamo quindi la necessità di dare incarnazione a questa esigenza moderata» «Però prosegue Zecchino - si vedono in giro iniziative non utili: tessere dell'Ulivo, statuto dell'Ulivo. Invece il problema è un altro: quello di creare, come sta facendo Marini, una federazione di centro. Io non ho gradito l'ipotesi di un coordinamento dell'Ulivo con Di Pietro. Lui è un senatore: decida se stare alla finestra o aderire alla federazione di centro, ma che possa crearsi un coordinamento dell'Ulivo con Di Pietro è un altro equivoco. E a proposito della federazione di centro anche il presidente del Consiglio non può immaginare di essere asettico e neutrale deve trovare una collocazione precisa». Ma mentre Marini e i suoi uomini si muovono lungo la prospettiva di una federazione che dia, sono parole del segretario, «maggior peso alle forze moderate del centro sinistrai e consenta un certo rapporto di forza nei confronti del pds», Lamberto Dini frena su quest'ipotesi. In un recentissimo colloquio con il leader del ppi il ministro degli Esteri non ha nascosto le sue resistenze: «Noi - ha spiegato Dini a Marini - non entreremo mai in un soggetto politico guidato da voi o da Prodi. Il presidente del Consiglio ha un ruolo istituzionale a cui non può rinunciare». Ma i problemi tra ppi e Dini non convincono Marini, che intende proseguire la sua battaglia per dare «pari dignità alle diverse forze della coalizione». E già nei prossimi giorni vi saranno delle novità a questo riguardo. [r. r.] li segretario del ccd Pierferdinando Casini

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