An si prepara alla resa dei conti

ed ©x de RETROSCENA IL MALESSERE DELLA DESTRA Tutti contro tutti in vista del congresso: i moderati di Tatarella minacciano di dare forfait Au si prepara alla resa dei conti Fini pensa alla svolta, i colonnelli si danno battaglia GROMA ELOSIE. Coltelli affilati all'ombra. Organigrammi che si sfarinano in poche ore. Al secondo piano di via della Scrofa sembra di essere tornati all'epoca dell'ultimo Almirante. Con la bandiera tricolore alle spalle, Fini è asserragliato nel suo studio e da lì ascolta. Gela ambizioni. Rimescola organigrammi. Martedì 2 dicembre è stata la giornata nella quale è affondata la trojka Fiori-Matteoli-Zacchera che il capo sembrava volesse gratificare con una sorta di imprimatur. Fini ha fatto sapere, ha fatto capire che non sarà quello il trio giusto e così si moltiplicano le voci, i pettegolezzi in vista della riunione della direzione prevista per il 6 dicembre. L'ultima voce arriva dall'ala che sembrerebbe «sotto schiaffo!» dopo l'investitura di Storace a commissario romano: con un gesto di plateale dissenso, i moderati di Tatarella potrebbero disertare i lavori della direzione, nel caso in cui prima di sabato non si trovasse un ac- cordo sul rilancio del partito. E visto che è tutto in movimento e nulla è deciso - né linea politica, né organigrammi - i colonnelli di Firn si scambiano (dialetticamente) botte da orbi. Dall'ala moderata Adolfo Ureo (portavoce del partito e segretario regionale del Lazio in bilico), spara una bordata verso la destra sociale di Fiori, Storace e Alemanno: «Resto dell'idea - dice Ureo - che An debba andare verso l'Euro¬ pa e non verso il Terzo Mondo, debba parlare ai ceti produttivi e non ai ceti parassitari, andare verso Kohl e non verso Andreotti». Come dire: caro Fini, attenzione a non sposare la destra sociale, nella quale si ritrovano molti andreottiani ed è anche una corrente statalista e terzomondista, per via della radice rautiana di Alemanno. E nella mitragliata di Ureo c'è anche un'allusione ai nostalgici del fascismo repubblichino: «Non accetterei - dice ancora il portavoce di An - di arrivare ad un congresso in cui si presenti una sorta di nuovo "manifesto di Verona"». E l'ex andreottiano Publio Fiori, che resta inpoleposition per il nuovo organigramma, si scopre più moderato del solito. Proprio lui che nel passato ha chiesto la testa di Berlusconi, ora dice: «La leadership di Berlusconi non è in discussione, ma in futuro il leader del Polo dovrà rispettare le diverse identità che lo compongono». E intanto, Storace sebbene in forte ascesa nella no¬ menclatura interna - deve segnare il primo colpo a vuoto a 24 ore dal suo insediamento: anche lui avrebbe voluto al suo fianco una trojka, formata da tre delle tante «anime» del partito romano. Storace ha convocato nel suo studio Francesco Aracri (ex sbardehiano di ferro, ora «storaciano»), l'ex federale romano Pierluigi Fioretti e il battitore Ubero Antonio Mazzocchi, ex assessore de che si è sempre tenuto lontano dai suoi vecchi compagni di partito. E proprio Mazzocchi ha rifiutato l'offerta di fare il «vice» di Storace. E così, in un clima awelenatissimo, si avvicina la tanto attesa riunione di sabato. Ci sarà una svolta nella linea politica? Oppure Fini si limiterà ad un ritocco dell'organigramma? Per il momento la decisione del capo di commissariare la federazione di Roma fa storcere molte bocche. Compresa quella di uno dei personaggi più influenti, il presidente dei senatori Giulio Maceratini: «Attenzione a non ripetere gli errori che si facevano durante il "ventennio": quando si perdeva una campagna d'Africa si cambiava... il federale di Alessandria». E la stessa critica al gesto esemplare, al decisionismo fine a se stesso, viene da uno dei pochi battitori liberi di An: «Questo partito - dice Teodoro Buontempo - ha perso le elezioni del 1996 e non è successo nulla; l'80% dei candidati romani ha preso meno di 1000 voti perché i colonnelli cercavano di far eleggere i propri uomini anziché far crescere An; non si è fatta ancora una seria analisi politica della sconfitta del Polo e An e nonostante tutte queste cose che ho elencato, quale provvedimento prende Fini? Rimuove Fioretti e insedia per due anni Storace che è uomo di corrente! Stupefacente...». E Buontempo che conosce Fini come pochissimi e che ha concorso a fargli avere molte preferenze, fa una previsione per sabato: «Ci sarà una lezione di decisionismo: si volterà pagina,'senza aver letto la precedente». [f. m.] Gianfranco Fini

Luoghi citati: Africa, Alessandria, Lazio, Roma, Verona