Il vertice Prodi-D'Alema sblocca le nomine
L'intesa dopo settimane di trattative. Venerdì la conferma ufficiale in Consiglio dei ministri L'intesa dopo settimane di trattative. Venerdì la conferma ufficiale in Consiglio dei ministri Il vertice Prodi-D'Alemq sblocca le nomine Cheli all'Autbority telecomunicazioni, Casavola all'Antitrust ROMA. Sarà con ogni probabilità il costituzionalista laico Enzo Cheli il futuro presidente dell'Authority per le telecomunicazioni e la televisione, l'uomo che farà da ago della bilancia nel settore economicamente e politicamente più caldo dei prossimi anni, un campo che spazia dalla telefonia terrèstre a quella mobile, alla tv pubblica e privata nei suoi sviluppi che le leggi quadro vanno delineando lasciando all'Autorità ampi margini nella loro applicazione. La nomina spetta al governo, e se ne discuteva da settimane. Il nome di Cheli è emerso alla fine di una giornata intensa del presidente del Consiglio Romano Prodi, che ha visto prima il segretario del pds Massimo D'Alema e pòi il ministro delle Poste Antonio Maccanico. Al termine dei due incontri, l'Authority è stata offerta al professor Cheli, che si è dato 24 ore di tempo per accettare l'incarico. L'intesa maturata ieri nei Palazzi della politica prevede inoltre che a succedere a Giuliano Amato alla presidenza dell'Antitrist, carica in scadenza a dicembre la cui nomina spetta tuttavia ai presidenti delle Camere, andrà Francesco Paolo Casavola, già presidente della Corte Costituzionale e Garante per l'editoria, il cui nome circolava anche per l'Authority, molto gradito a Oscar Luigi Scalfaro. Casavola, a quanto si sa, deve ancora accettare. Insomma, l'intesa di governo c'è, ma è ancora condizionata da alcuni fattori. Che dovranno sciogliersi definitivamente entro venerdì, giorno in cui il Consiglio dei ministri, se tutto andrà bene, procederà alla nomina ufficiale del presidente dell'Authority. Maccanico ieri mattina aveva assicurato che la nomina sarebbe stata fatta sicuramente «entro la settimana». Poi, in serata, ha spiegato di aver fatto il nome di Cheli a Prodi, «Ora aspettiamo le decisioni del presidente del Consiglio», ha aggiunto. Ma eventuali ripensamenti sembrano improbabili. E Massimo D'Alema oggi parte er il Messico e, evidentemente, a preferito chiarire con Prodi prima della partenza la delicata questione delle nomine. Non è stato l'unico argomento della conversazione a Palazzo Chigi, durata un'ora e mezzo. Il capo del governo e il leader della Quercia hanno parlato a lungo anche delle ultime elezioni amministrative, di Ulivo, e delle prossime tappe del programma da portare avanti, in particolare in tema di lavoro e di occupazione, soprattutto nel Sud, argomenti che stanno molto a cuore al segretario pidiessino. «Abbiamo convenuto nell'impegno a rilanciare e intensificare il lavoro della coalizione di governo», recita la nota ufficiale di Botteghe Oscure dopo l'incontro. Per quanto riguarda l'Ulivo, si accenna alla necessità di dare maggior coesione alla coalizione, in un rinnovato rapporto fra il centro e la periferia, fra i partiti, i gruppi parlamentari, i numerosi sindaci e amministratori regionali e locali, e il governo. Di questi stessi temi D'Alema aveva del resto discusso a lungo nel comitato politico della mattina, insieme ai ministri del pds. Nella riunione si era cominciato a parlare dei risultati elettorali, e lo stesso segretario avrebbe fatto presente che il mancato successo del pds al Nord non è dovuto solo a problemi di organizzazione del partito, ma al fatto che è mancato un messaggio politico forte. Di qui l'esigenza, sottolineata anche da altri, come Mauro Zani, di un maggior impegno del governo sull'occupazione e per il Mezzogiorno. Ovviamente nel comitato politico si è parlato anche di nomine. E c'è stato pure un certo dibattito. Con Veltroni «contrario ai manager di partito», e Salvi che acconsente. D'Alema pure è d'accordo, purché il principio valga per tutta la maggioranza. «Dillo anche a Prodi», avrebbe ribattuto al vicepresidente del Consiglio, sostenendo che «non è accettabile che vengano riesumati vecchi personaggi del passato». «Non è un problema di nomi, ma di progetti» ha poi concluso D'Alema, e ha citato i casi di Telecom e della Rai. Le dimissioni di Guido Rossi, per il segretario, sono state una sconfitta del progetto di «public company». Mentre per la Rai la Quercia punta su una trasformazione in holding finanziaria con varie società sottostanti, che può aprire la strada a un ingresso dei privati osteggiato dalla tecnostruttura Rai ex democristiana, oggi capeggiata dal direttore generale prodiano Franco Iseppi. Maria Grazia Bruzzone Contrasto tra Veltroni e il segretario pds Il vicepremier precisa «L'azione riformatrice è già stata avviata dal governo e deve solo proseguire» I due hanno parlato anche di occupazione e della linea da tenere dopo l'esito del voto L'incontro fra II segretario del pds Massimo D'Alema e il presidente del Consiglio Romano Prodi
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