Pecoraro: il ministro sbaglia di Gabriele Beccaria

Pecoraro: il ministro sbaglia IL POLITICO Pecoraro: il ministro sbaglia «Trattare non significa cedere ma non rimborsiamo i disonesti» IL ministro Pinto non vuole ricevere i Cobas del latte? E' una posizione che non condivido. Fermezza non significa chiudere la porta a un accordo», dice Alfonso Pecoraro Scanio, presidente della commissione Agricoltura della Camera. La tensione sale ancora e adesso si spaccano anche governo e Parlamento? «Se il governo ritiene che il decreto legge sia intoccabile, allora chieda la fiducia e i Verdi lo voteranno, anche perché di fronte a questo bubbone è stato il primo a rifiutarsi di chiudere gli occhi. Ma noi, come Parlamento, abbiamo il dovere di discutere e credo che anche Pinto farebbe meglio a discutere». Ma intanto gli allevatori inaspriscono la protesta. «Avevano garantito una situazione di attesa, adesso tornano alla durezza. Gli estremisti vanno messi da parte, ma - ripeto il dialogo è essenziale, anche perché mi pare che ci siano margini tecnici entro i quali muoversi». Quali sono questi margini? «Bisogna capire, in termini di quote, qual è il massimo possibile». In concreto? «Partiamo dal decreto. Questo prevede che si restituisca l'80% a chi ha risposto al censimento sulla produzione del latte e sul numero delle vacche, vale a dire a chi ha compilato i moduli LI, e il 20% a chi, invece, li ha restituiti con irregolarità varie o, addirittura, a chi non ha capi di bestiame. Allora, visto che ci sono allevatori onesti e allevatori truffatori, mi chiedo: non sarebbe possibile alzare la quota al 90 o al 100% per chi è in regola e abbassarla al 10 o a 0 per chi non lo è? In questo caso, la cifra totale delle multe resterebbe comunque costante». Il problema, però, è che il vostro censimento è tutt'altro che completo e at¬ tendibile. «Purtroppo. C'è ancora un velo di confusione, perché ci risultano moltissimi irregolari: chi non ha risposto, chi non ha firmato, chi non ha messo il numero dei capi, chi ha dimenticato il codice fiscale. Ci sono errori e irregolarità volute». Ma non siete riusciti a trovare un metodo per mettere fine, una volta per tutte, a questo vergognoso caos? «Noi dobbiamo cercare di completare al più presto l'opera di verifica e l'unico modo efficace è coinvolgere tutti i livelli delle autorità locali, dai più alti ai più bassi: Regioni, Province, Comuni, comunità montane». A proposito di cifre, lei ha fatto un'interrogazione al ministro Pinto per sapere quante mucche ha l'Italia. Lei, che è presidente della commissione Agricoltura, non ha nemmeno questo dato? «No. E' una realtà paradossale, perché non esiste l'anagrafe del bestiame nazionale. Voglio sapere se è vera la cifra presunta di 2.400.000 mucche». Di chi è la colpa di questo buco nero? «L'anagrafe degli animali riguarda il ministero della Sanità e, di riflesso, le Regioni, che, però, non si sono impegnate con l'efficacia che ci si sarebbe dovuta aspettare». A questo punto, tra numeri incerti e rabbia che monta, il decreto sta per finire sotto la lente dell'Ue. Che speranze ci sono che passi l'esame? «Dipende se sapremo dare elementi di certezza. Adesso dall'estero ci vedono come pazzi. Io dico: mente operazioni furbesche, ma decisioni trasparenti. Facciamo capire che c'è una posizione dura contro i disonesti...». Gabriele Beccaria Il verde Alfonso Pecoraro Scanio presidente commissione Agricoltura della Camera e un momento della protesta dei Cobas del latte

Persone citate: Alfonso Pecoraro Scanio, Pecoraro

Luoghi citati: Italia