Blitz della polizia nel liceo occupato di Enrico Singer

Aveva denunciato la presenza di «persone estranee alla scuola». Parte dei ragazzi era contraria alla mobilitazione Aveva denunciato la presenza di «persone estranee alla scuola». Parte dei ragazzi era contraria alla mobilitazione Blitz della polizia nel liceo occupato Roma, sgomberato UMamiani dopo la protesta delpreside ROMA. Blindati e pullman della polizia, agenti con i manganelli, gli scudi, gli elmetti, traffico deviato e subito impazzito tra lampeggianti blu e suoni nervosi di fischietto. Poi, dalla grande cancellata di ferro liberty del liceo, esce una fila di studenti sotto scorta. Sono un centinaio che prendono la via di due commissariati vicini e della questura centrale. Tra le urla e gli slogan di sostegno di un gruppo di ragazzi tenuti a bada lungo il marciapiede e gli applausi di altri giovani che sono dall'altra parte dello schieramento di polizia, anche loro guardati a vista. L'occupazione dell'istituto superiore classico Mamiani, una delle grandi scuole romane, è finita così. E, fino a sera, ieri, il borghese quartiere Prati è ripiombato indietro di qualche decina d'anni: ai tempi delle occupazioni dure e degli sgomberi, altrettanto duri, della polizia. «Hanno manganellato, spinto contro il muro, inseguito per i corridoi», racconta Francesca, 15 anni, della V ginnasio. Francesca, come tutti i minorenni, è stata riconsegnata ai genitori al commissariato Prati, in via Ruffini, a poche centinaia di metri dall'ottocentesco complesso del Mamiani che si affaccia sul grande viale delle Milizie. Francesca è ancora spaventata. «Quando è arrivata la polizia eravamo quasi tutti nell'aula magna a vedere un film: "Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto". Sembra incredibile: anche nel film c'è una carica di polizia contro gli studenti. I pochi ragazzi in servizio d'ordine hanno preso le manganellate. Poi ci hanno divisi a spintoni: ragazzi da una parte, ragazze dall'altra e ci hanno perquisiti». La perquisizione - alla ricerca di droga e di armi - era proprio la molla ufficiale dell'intervento della polizia nel liceo. Con tanto di ordinanza emessa dalla procura della Repubblica presso il tribunale dei minorenni che aveva ricevuto sabato una denuncia del preside, il professor Giuliano Ligabue, preoccupato da «strane presenze di personaggi esterni alla scuola». In realtà, domenica scorsa, erano stati gli stessi studenti occupanti a cacciare dal liceo alcuni giovani di una specie di banda conosciuta come la «Flaminio mafia» (il Flaminio è un quartiere vicino) che hashish e marijuana li spaccia davvero. Una banda di cui, secondo gli studenti del Mamiani, farebbero parte anche dei ragazzi insospettabili, figli di diplomatici africani. Ma ieri della «Flaminio mafia» all'interno del Mamiani non c'era traccia. Un comunicato della polizia fa il bilancio dell'operazione: sequestrati bastoni, catene, tubi di ferro e 30 grammi di marijuana. La perquisizione, di fatto, si è risolta con lo sgombero del liceo che era stato occupato sabato 22 novembre. Un'occupazione contrastata perché il «Cam», il Collettivo autonomo del Mamiani, è un po' un cane sciolto di fronte alle varie organizzazioni di studenti che in queste ultime due settimane sono arrivate a occupare 54 delle 242 scuole romane. Al punto che contro l'occupazione del Mamiani non si era schierato soltanto il preside, ma anche una consistente quota di studenti e gruppi come l'Uds (Unione degli studenti) e Sinistra giovanile che sono collegate al pds. Il fronte anti-occupazione non era rimasto con le mani in mano. Il preside aveva esposto uno striscione fuori dalla finestra del suo ufficio. Un lenzuolo bianco con una scritta in vernice spray blu: «La scuola sarà sempre meglio della merda». Il professor Giuliano Ligabue aveva spiegato che la sua era una provocazione: «Una frase tratta dal libro sull'esperienza della scuola di Barbiana per dire ai ragazzi che li capiamo, ma che diciamo no alla prevaricazione di chi vuole impedire un servi- zio pubblico». Sulla stessa linea era arrivata, una settimana fa, la lettera aperta «per tornare a studiare» scritta da due studentesse, Claudia e Serena, firmata poi da altri 160 ragazzi. E, via via, un crescendo di manifestazioni fuori dal liceo contro l'occupazione (una era in corso anche quando è intervenuta la polizia), fino alla spedizione, ieri mattina, di una delegazione di studenti e professori al ministero della Pubblica istruzione. Al termine dell'incontro con un collaboratore del ministro Luigi Berlinguer, era stato emesso un comunicato in cui si notava che «per la prima volta gli studenti si sono organizzati per dire no alle occupazioni in quanto lesive del loro di¬ ritto a studiare e a criticare il ministro senza che le loro ragioni vengano stravolte e screditate». In pratica, un anatema contro il collettivo del Mamiani. A drammatizzare la situazione, erano arrivate anche le dimissioni del preside. Ieri sera, dopo lo sgombero, il fronte anti-occupazione ha preso le distanze dall'intervento della pohzia. Antonio Ragonesi, responsabile scuola della Sinistra giovanile del pds si è detto d'accordo sulla ripresa delle lezioni al Mamiani, ma non su come la scuola è stata «liberata». I ragazzi cacciati dal liceo hanno manifestato fino a tardi per il rilascio della trentina di studenti maggiorenni che erano ancora in stato di fermo. Contro la polizia sono stati lanciati slogan come «Conoscete solo la violenza», «Risponderemo con le barricate». Poi la tensione si è allentata, ma la riapertura del Mamiani, oggi, non sarà forse l'ultima pagina di questa vicenda. Enrico Singer Portato in questura un centinaio di studenti Sequestrati bastoni catene e 30 grammi di marijuana Francesca, 15 anni «Gli agenti ci hanno manganellato e spinto contro il muro, sembrava di essere in un film»

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