Athina una tragedia greca di Fabio Galvano

Già tre arresti per un tentativo di rapimento Il padre contro il presidente della Fondazione: querele, gorilla in armi, e tanti miliardi Albina, una tragedia greca Guerra per la fortuna della piccola Onassis a caso una dinastia nella bufera LONDRA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE E' un'esistenza sottovuoto, quella di Athina Onassis: soprattutto da quando le autorità giudiziarie svizzere hanno confermato i sospetti del padre Thierry Roussel, che nel febbraio scorso un commando israeliano cercò di rapirla a St.Moritz. Ci vogliono otto gorilla armati per controllare, ogni sera, l'ala della villa di Lussy-sur-Morges, nel cantone svizzero di Vaud, dove dorme la figlia dodicenne di Christina Onassis (e quindi nipotina unica del leggendario Aristotile). E ce ne vogliono sette per scortarla a scuola, ogni mattina, in una Mercedes blindata con lamiere spesse due dita. Sottovuoto perché, a lasciarla in libertà, quella bambina sul cui capo pende un'eredità di quasi 15 mila miliardi di lire rischia di finire stritolata nel braccio di ferro fra il padre, che rivendica il controllo suo e delle sue sostanze, e il presidente della Fondazione Onassis, Stelios Papadimitriu, che accusa Roussell («quell'ometto ingrato») di «derubare la figlia della sua identità greca» e ne viene accusato di essere dietro il tentativo di rapimento. E' ormai lotta senza quartiere; né è molto evidente quali sviluppi possa sortire l'udienza del 12 dicèmbre, quando un tribunale svizzero tenterà di dirimere la contesa sull'eredità, di decidere se Papadimitriu e gli altri esecutori testamentari sono «corrotti e nepotisti», come afferma Roussel; o se il vero cattivo della storia è proprio il padre di Athina, variamente dipinto come playboy assetato di denaro, scialacquatore di sostanze che non gli appartengono, carceriere della povera bambina ricca. «Lui ha una grande arma - dice Papadimitriu del rivale - ed è la bambina. Fa male pensare che Athina forse ci considera suoi nemici». Forse non si conoscerà mai, neppure a quell'udienza, il pensiero della giovane ereditiera, che aveva appena tre anni quando la madre morì nel 1988 a Buenos Aires, probabilmente per un'overdose, appena un anno dopo avere divorziato da Roussel. Quello che si sa è che l'inchiesta del giudice ginevrino Jacques Delieutraz ha già portato all'arresto di tre persone: uno svizzero, un americano e un israeliano, tale Ronen Balubi di 28 anni catturato il mese scorso a Milano e ora a San Vittore in attesa di estradizione. Altri quattro sono attivamente ricercati. Tanto basta a Roussel e alla moglie svedese Marianne Landhage, detta Gaby e sposata dopo il divorzio da Christina, di temere non solo per l'incolumità di Athina ma anche dei loro tre biondissimi figli. «Dal febbraio scorso è un incubo», dice Roussel: «Lottiamo per mantenere una parvenza di vita familiare. Il mio uni- co desiderio è di sfuggire a una tragedia greca». Accuse e controaccuse si rincorrono con un assordante e incalzante ritmo di heavy metal dal 4 novembre, quando Roussel indicò in Papadimitriu e nei suoi collaboratori i mandanti della pattuglia di agenti Mossad mandati per rapire la bambina. «Non per rapirla ma per controllare che la sicurezza attorno a lei fosse adeguata», replica da Atene Papadimitriu, ammettendo di avere assoldato quegli uomini ma denunciando Roussel e i tribunali svizzeri di complottare per sottrarre il controllo dell'eredità alla Fondazione Onassis. Ora vorrebbe querelare per diffamazione le autorità elvetiche. «Il salvadanaio di quella bambina - dice - è troppo importante per Roussel». Certo è che il passato dell'uomo, quarto marito di Christina, non è dei più limpidi. Tre volte in bancarotta, era completamente scomparso dalla vita di Christina quando, dopo la sua morte, si rifece vivo come tutore della figlia. E Papadimitriu lo ricorda da prima, da quando nel marzo 1984 aveva sposato l'ereditiera convincendola subito che, per una con un reddito annuo di 50 milioni di dollari, usarne appena 10 significava «vivere al disotto delle proprie possibilità». Fu in quel periodo che le fece cambiare aereo (i sei posti del Learjet non erano sufficienti), acquistare un megagalattico duplex a Parigi (8 miliardi), dotare la figlia del suo zoo privato e di un'aula scolastica tutta per lei. Nel testamento Christina lasciò tutto alla figlia, sotto il controllo di quattro saggi greci, «zii onorari» che erano stati collaboratori di Aristotile. Ma doveva essere il padre a occuparsi della figlia fino al 18° compleanno, in cambio di qualcosa come due miliardi e mezzo di lire l'anno più le spese. In tutto, lamenta Papadimitriu, Roussel incassa 10 miliardi l'anno. Ma l'uomo vuole di più. Inferocito quando nel 1992 la Fondazione gli proibì di usare il jet privato di Christina, decise di rivolgersi al tribunale per poter controllare le immense ricchezze della figlia. Il nodo è l'udienza del 12, in un teatro dell'impossibile con tourbillon di miliardi e violenza. Fabio Galvano Il quarto marito di Christina dispone di tre miliardi l'anno ma vuole tutto La ragazza vive «sotto vuoto», va a scuola su un'auto blindata con sette guardie Già tre arresti per un tentativo di rapimento A sinistra Athina con il padre Roussel e la matrigna e accanto, la madre Christina morta per overdose

Luoghi citati: Atene, Buenos Aires, Gaby, Londra, Marianne, Milano, Parigi