Rai Bertinotti alla riscossa

Gli uomini di Dini «A inizio anno daremo battaglia senza esclusione di colpi...» Rai, Bertinotti alla riscossa «Un amministratore eletto datteCamefe» segretario di Rifondazione comunista Fausto Bertinotti ROMA. Le nomine continuano a mettere in fibrillazione i Palazzi della politica. Le dimissioni di Guido Rossi dalla presidenza della Telecom non solo hanno scatenato la «caccia» al suo successore, ma hanno anche indotto più di una forza politica a chiedere una riflessione generale sui criteri di selezione dei manager pubblici. E' soprattutto Rifondazione ad alzare la voce: il prc vuole smantellare l'attuale sistema riconducendo tutte le nomine sotto la responsabilità del Parlamento. Bertinotti parte da un presupposto: l'attuale procedura è «fallimentare». Potrebbe allora essere sostituita con le primarie da tenersi attraverso un «confronto tra i candidati e i loro programmi». L'idea di Bertinotti non entusiasma il pds (D'Alema se la cava con un diplomatico «no comment») anche perché, in questa fase, i più sembrano interessati alla sostanza più che alle modalità. Certo, tutti negano anche un interesse diretto nelle nomine, ma nessuno rimane immobile di fronte alle prossime scadenze. Tanto è vero che un uomo accorto come Franco Marini da giorni invita i popolari a rimanere «coperti» su questo argomento visto che «il vero litigio è tra Prodi e D'Alema. Anche se è ovvio che in alcuni casi Prodi può contare su di noi...». «Non c'è uno scontro sulle nomine - replica prontamente il numero due della Quercia, Marco Minniti -, non siamo interessati a questa discussione». Sebbene lo stesso esponente pidiessino ammetta che questo rimane un tema su cui «non si deve abbassare la guardia», perché l'obiettivo rimane il «rinnovamento della classe dirigente». Dai popolari arriva un plauso a Minniti e Antonello Soro, coordinatore della segreteria, definisce «condivisibile» il suo ragiomento, ma poi si domanda: «Tra Tommasi e Rossi chi è il giovane?». E se più o meno tutti calibrano le dichiarazioni sul «dopo-Rossi», dal governo parte la parola d'ordine che accompagnerà i prossimi giorni, ossia: la Telecom è un'azienda privata. Lo ricorda il rninistro dell'Economia, Carlo Azeglio Ciampi, che esorta i cronisti a rivolgersi «al eda della Telecom» dato che il Tesoro «ha venduto tutto» e che quindi «non intende influire minimamente sull'indipendenza della società». Che ci siano delle tensioni, comunque, appare evidente anche agli esponenti del governo. Il ministro delle Comunicazioni, Anto¬ nio Maccanico, non le nasconde ma le interpreta come «nevrosi da stabilità: ci sono state esagerazioni frutto di equivoci sulla vicenda che ha interessato Guido Rossi». Su questo punto, invece, alzano le barricate gli uomini di Lamberto Dini che arrivano a minacciare le estreme conseguenze. «Siamo sempre bypassati - attacca il capo¬ gruppo alla Camera, Paolo Manca - e ci troviamo in un gran disagio. Non è una questione di poltrone, ma voghamo avere pari dignità come gli altri partner della maggioranza. Voghamo essere coinvolti nella fase decisionale. Anche Dini si è lamentato e ora porremo questo discorso molto pesantemente. Non accetteremo più le mi¬ nestre preconfezionate e dopo la Finanziaria daremo battaglia senza esclusione di colpi. E' una questione di dignità». Il fronte polemico che sta scuotendo la maggioranza non riguarda solo il futuro della Telecom. Anche la Rai è entrata nell'occhio del ciclone in seguito all'inasprirsi dei rapporti tra il presidente Si¬ cibano e il direttore generale Iseppi. Come è noto, Botteghe Oscure nei giorni scorsi aveva esercitato la sua pressione per risolvere a favore di Siciliano il conflitto apertosi a Viale Mazzini. Le perplessità della Quercia si sono ingigantite una volta cono sciuti i contenuti del progetto di «ridisegno» della Rai messo a punto da Iseppi. «Tra il progetto del direttore generale e quello di Forza Italia - attacca Giuseppe Giulietti - ci sono delle evidenti convergenze che si fondano sul comune interesse a lasciare tutto il settore così com'è attualmente. Ossia con un duopolio di fatto e con una Rai non completamente competitiva». La riforma ideata da Iseppi boccia il modello della holding finanziaria, promuove quello della holding operativa e prevede uno schema organizzativo in cui tutte le divisioni vengono controllate da una «corporate». Quest'ultima «gestisce non solo l'assetto multisocietario, ma provvede a svolgere in modo diretto, al pari delle società control late, una parte delle attività ope rative» e punta ad una «gestione unitaria dell'offerta». Mercoledì scorso il forzista Paolo Romani aveva illustrato una proposta analoga che appunto respingeva l'holding finanziaria e sottohneava gli aspetti «controproducenti della frantumazione della compattezza in numerose società operative», perché «solo un'inte gl'azione può assicurare quel saldo tessuto societario». Sul versante delle nomine, intanto, le uniche sicurezze sembrano venire dall'Antitrust e dall'Authority per le Tic. Il Presidente della Camera, Luciano Violante, ha assicurato ieri che il successore di Giuliano Amato sarà nominato entro i termini previsti dalla legge, cioè entro dicembre. Per l'attivazione della neonata Authority per le Tic, poi, Romano Prodi ha garantito che «non ci vorrà molto tempo». [cL ti] Per un errore di trascrizione, ieri - nella terza edizione della Stampa - sono stati invertiti i dati nella tabella di prima pagina, relativi al ballottaggio per l'elezione del sindaco di Alessandria. Pertanto, a Francesca Calvo (Lega) va attribuito il 58,1 per cento delle preferenze, mentre a Mario Ivaldi (Ulivo + prc) va attribuito il 41,9 per cento. Ci scusiamo con i lettori e con gli interessati. Gli uomini di Dini «A inizio anno daremo battaglia senza esclusione di colpi...» Franco Marini (ppi): «Sulle nomine il vero litigio è tra il premier e D'Alema Anche se è ovvio che Prodi può contare su di noi» Nll f d l ld dl d M Nella foto a destra il leader del pds Massimo D'Alema con il ministro delle Telecomunicazioni Antonio Maccanico

Luoghi citati: Alessandria, Roma