«figlio mio, sei un mostro: sparati»
«figlio mio, sei un mostro: sparati» Francia, ha ferito un'altra piccola, il padre gli chiede di non far più del male «figlio mio, sei un mostro: sparati» Appello tv al fuggiasco che ha ucciso una bimba PARIGI DAL NOSTRO CORRISPONDENTE «Se non ti arrendi, figlio mio, almeno sparati. Come puoi aver ucciso una bambina? Se fossi il padre di Cynthia, ti assassinerei». Michel Khatchadourian lancia un appello crudo e vendicativo, ingiustificabile eppur sincero. L'intero Paese lo ascolta con emozione. E segue la gigantesca «caccia all'uomo» scatenata nelle ultime 48 ore con dovizia di uomini e mezzi per ritrovare Christophe in fuga. Ha 25 anni, corporatura tozza, capelli neri. Era un ragazzo quasi come gli altri, sino a giovedì. Lavorava nel negozio di alimentari paterno, in piena banlieue bordolese. Ma quel giorno ha aggredito nello stesso edificio l'undicenne Cynthia, che stava per tornare a scuola dopo il pranzo dalla nonna. Nessun testimone. Ma una macabra scoperta attende Katchadurian padre al ritomo in bottega. L'assenza di Christophe lo stupi¬ sce. Che è successo? La cella frigorifera darà la spiegazione, raccapricciante. Il cadavere di Cynthia, seminudo, giace fra carni e salumi, una pallottola nel cranio. Le hanno sparato alla nuca. Per l'autopsia bisognerà aspettare domani. Potrebbe escludere lo stupro. Ma appare indubbio che l'aggressione abbia un movente d'origine sessuale. L'arma è una pistola a canna lunga. Christophe Khatchadourian la deteneva illegalmente. Servitosene per indurre la vittima a seguirlo, gli ha permesso di sopprimerla con una feroce «esecuzione». Lo conosceva: l'avrebbe denunciato. Poi, il panico. Nell'impossibilità di far scomparire il cadavere, l'unico sistema per guadagnare tempo era occultarlo scegliendo come nascondiglio il magazzino frigorifero. Un testimone vede Cristophe caricare vettovaglie alla rinfusa sulla sua utilitaria ed eclissarsi. Non ha denaro, né amici cui domandare rifugio. Ma il sentirsi perduto l'ha reso più audace. Sono trascorse tre ore appena dall'uccisione, e l'assassino aggredisce un'altra ragazzina. Ci troviamo ad Audenge, nel bacino di Arcachon in cui lui insegna vela l'estate. Sophie rientra dalle lezioni percorrendo un sentiero nel bosco. L'attacco è fulmineo. Un uomo l'afferra iniziando ad accoltellarla. Con la forza del terrore, la piccola gli sfuggirà. Il collo e le mani sanguinano, la lama è penetrata anche nel ventre ma senza ledere organi vitali: Sophie sopravvive. Le mostrano una fotografia di Christophe Khatchadourian. «Sì, è lui». Da allora, nessuna traccia. Il fuggitivo è braccato. La gendarmeria ha deciso di rastrellare la zona, che gli elicotteri sorvolano tra un acquazzone e l'altro. Piove da tempo, aprirsi un varco nelle zone boschive ove potrebbe rintanarsi l'uccisore è complicato. Christophe non ha potuto allontanarsi oltremisura, pensa il giudice istruttore. I viveri gli garantiscono una certa autonomia. Ma potrebbe colpire di nuovo. O togliersi la vita. La Francia segue il dramma in tv come una tragedia nazionale. E i notiziari rinfocolano la pena annunciando un episodio non meno atroce. E' il terzo bebé chiuso in un sacco per l'immondizia che viene scoperto nella bretone Lorient dal 1995. Gli investigatori sembrano propensi a ritenere che li abbia soppressi la medesima donna. Orrore insormontabile. Enrico Benedetto Christophe Khatchadourian
Persone citate: Christophe Khatchadourian, Enrico Benedetto Christophe, Michel Khatchadourian
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