Israele offre un ritiro piccolo piccolo di Aldo Baquis
Nessun accenno ai tempi né alle dimensioni esatte Annullato un ulteriore ridispiegamento previsto dagli accordi di Oslo Il governo approva la riapertura del dialogo ma a condizioni che fanno infuriare i palestinesi Israele offre un ritiro piccolo piccolo Netanyahu rilancia la sua pace TEL AVIV NOSTRO SERVIZIO Hanno tirato ieri un sospiro di sollievo i ministri più radicali di Benyamin Netanyahu quando, al termine di una serrata seduta protrattasi per sette ore, il governo ha approvato una risoluzione che da un lato conferma l'intenzione di rilanciare mediante un limitato ritiro in Cisgiordania i negoziati con i palestinesi sull'assetto definitivo nei Territori, ma dall'altro non ne precisa né le dimensioni esatte né i tempi di realizzazione. I ministri israeliani hanno invece elencato una serie di condizioni che dovranno essere soddisfatte dai palestinesi nei prossimi mesi affinché il ritiro possa avere luogo. Un ulteriore ritiro - a cui Israele si era impegnato negli accordi di autonomia - è stato invece unilateralmente annullato dai ministri israeliani che al tempo stesso hanno confermato l'impegno di rafforzare gli insediamenti ebraici nei Territori. Lo stesso ministro degli Esteri David Levy - che pure ha votato a favore della risoluzione per «inchiodare» almeno l'impegno di Netanyahu a un ritiro - è emerso preoccupato dalla seduta del governo e ha espresso il timore che Israele e Usa vadano ora verso un confronto. L'opposizione di sinistra ha preannunciato per oggi alla Knesset una mozione di sfiducia al governo. Da parte palestinese le pri- me reazioni sono gelide. «Netanyahu sembra più incline a negoziare con i "falchi" del suo governo piuttosto che con noi», si è lamentato Ahmed Tibi, un consigliere del presidente Yasser Arafat. Secondo Tibi è inoltre «pretestuosa» la richiesta israeliana confermata ieri da fonti governative - di abrogare la Carta costituzionale palestinese. «A suo tempo informammo l'allora premier Shimon Peres di averla già annullata. Perché - si è chiesto - tornare a sollevare la questione?» Israele condiziona inoltre il suo ritiro parziale in Cisgiordania alla riduzione delle forze di polizia palestinesi, a una lotta senza quartiere dell'Anp contro il terrorismo islamico e all'estradizione di una trentina di palestinesi accusati di atti di terrorismo. Alla firma degli accordi di autonomia i palestinesi avevano capito che entro la metà del 1998 avrebbero ottenuto il controllo sull'intera Cisgiordania «escluse le zone di confine, le colonie ebraiche e le basi militari». In termini pratici, secondo l'Anp, circa il 90 per cento del territorio. Ma oggi l'Anp ha un controllo totale solo sul tre per cento della Cisgiordania e un controllo parziale su un altro 26 per cento. Secondo le carte geografiche che il governo israeliano si accinge a discutere la settimana prossima le probabilità che Netanyahu autorizzi un ritiro significativo in Cisgiordania sono remote. Al premier i vertici militari hanno fatto notare che è comunque irrinunciabile - anche nel contesto di accordi definitivi di pace con i palestinesi - la strategica vallata del Giordano (circa il 30 per cento della Cisgiordania). L'esercito non è peraltro disposto a rinunciare a vaste zone nel deserto di Giudea, utilizzate per le esercitazioni militari. Per ragioni di convenienza politica, Netanyahu deve escludere inoltre di abbandonare insediamenti ebraici, basi militari, arterie strategiche e riserve idriche: secondo alcune stime (che tengono conto delle necessità di espansione delle colonie) si tratta di un altro dieci per cento della Cisgiordania. Il primo ministro può dunque considerare al massimo un ritiro dal 20 per cento della Cisgiordania, da suddividere in due fasi: la prima nei prossimi mesi - per rilanciare i negoziati con i palestinesi sull'assetto definitivo nei Territori - e la seconda alla firma degli accordi definitivi. Il ritiro approvato ieri in principio dal governo riguarderà al massimo il 10 per cento della Cisgiordania: 540 chilometri quadrati che non passeranno sotto esclusivo controllo dell'Anp ma resteranno sotto controllo misto israelo-palestinese. Aldo Baquis Nessun accenno ai tempi né alle dimensioni esatte Annullato un ulteriore ridispiegamento previsto dagli accordi di Oslo Nella foto grande, il premier Netanyahu (a destra) e il ministro degli Esteri Levy. A destra, Arafat
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