Praga senza il premier di Tito Sansa

F Accusato per una storia di bustarelle, Havel impone le dimissioni Praga senza il premier Uno scandalo travolge Vàclav Klaus VIENNA NOSTRO SERVIZIO Vàclav Klaus, il primo ministro della Repubblica Ceca, alfine ha ceduto e ieri notte si è dimesso. Glielo aveva «suggerito» sabato sera, parlando alla radio, il presidente Vàclav Havel, sull'onda dell'insoddisfazione popolare, della protesta dei partiti della stessa coalizione a tre (perfino all'interno del suo Ods) e delle rivelazioni giornalistiche di uno scandalo di corruzione e di sovvenzioni. Come sempre sicuro di sé, Vàclav Klaus non aveva voluto credere all'imminente fine del suo governo, benché da diversi giorni nubi nere all'orizzonte preannunciassero tempesta, ed era partito per Sarajevo per partecipare alla riunione dei sedici Paesi dell'Iniziativa centroeuropea (Ince). Nei mesi scorsi aveva accettato, apparentemente senza turbarsi, le dimissioni di ben sei ministri del suo governo, da ultimo, sei settimane fa, quelle del suo vice nel partito e ministro degli Esteri Joseph Zielienic, sostituito nel giro di poche ore, tenendo fede alla sua fama di uomo d'azio¬ ne. «La situazione attuale è insostenibile», avevano detto ancora giovedì e venerdì tanto Joseph Lux, capo del partito popolare alleato nella coalizione, e persino il giovanissimo ministro delle Finanze Ivan Pilip (34 anni), considerato l'astro nascente della politica ceca, e l'ex ministro degli Interni, Jan Rumel. Il Paese è in crisi profonda hanno fatto notare a Klaus i suoi alleati e collaboratori -, il deficit del commercio estero è, in proporzione, il più alto d'Europa e la corona ceca passa di svalutazione in svalutazione. Ma la goccia che ha fatto traboccare il vaso e ha indotto il Presidente della Repubblica, Vàclav Havel, a consigliare l'altro Vàclav a dimettersi è stata la rivelazione fatta contemporaneamente da un quotidiano e dalla libera televisione Nova dall'ex capo della polizia di Ostrava, Jiri Sprusil, dell'esistenza su un conto svizzero di «denaro dalla oscura origine». Si parla di qualcosa come 8 miliardi di lire. In aggiunta si è saputo che il primo ministro possiede una villa a Davos, donatagli da un in- fluente industriale, certo Viktor Kozeny, che ne avrebbe ricevuto in cambio imprecisati benefici. Da Sarajevo, Vàclav Klaus ha immediatamente protestato contro la «campagna di diffamazione e veleno», annunciando denunce contro i suoi detrattori. Ma a calmare i suoi bollori è venuto proprio il suo ex vice, l'ex ministro degli Esteri Zielienic, affermando che il capo del governo era «fin dall'inizio a conoscenza delle donazioni e dell'esistenza del conto svizzero, ambedue proibiti». Ieri sera, il presidente della Repubblica Havel ha dato quello che viene interpretato come il «colpo di grazia» per Klaus. Ha detto che «gli alti dirigenti della Ods non potevano non sapere dell'esistenza dei conti segreti in Svizzera» e li ha definiti ((tutti bugiardi». Si profilano ora tre possibilità: 1) ripetizione dell'attuale coalizione a tre di centrodestra; 2) affidamento dell'incarico all'opposizione del socialdemocratico Mìlos Zeman, che non aspetta di meglio; 3) se, dopo tre tentativi, non si trova una maggioranza (attualmente coalizione e opposizione hanno ciascuno cento seggi in Parlamento), Havel dovrà indire controvoglia nuove elezioni. Tito Sansa Il suo vice conferma «C'è un conto segreto in Svizzera» Il primo ministro ceco Vàclav Klaus

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