«Zi Andrea? Meritava di soffrire di più» di Giovanni Bianconi

«Zi Andrea? Meritava di soffrire di più» LA REAZIONE A CICCIANO «Zi Andrea? Meritava di soffrire di più» / compaesani provano solo indifferenza e rancore CICCIANO (Napoli) DAL NOSTRO INVIATO Nella domenica in cui «il mostro» è morto, ci pensa la pioggia a rendere i suoi luoghi e la sua fine ancora più desolati e desolanti. La strada dove abitava è deserta, ridotta a un'unica pozzanghera; per tutto il rione Gescal non c'è un portone che non sia sbarrato, da qualche finestra si intravedono le luci accese che cercano di illuminare un pomeriggio nero. Non arriva nemmeno il rumore delle partite trasmesse dalla radio. Nella palazzina 27/A, dov'è la casa dell'orrore ancora chiusa dai sigilli degli mquirenti, l'unico inquilino presente dice: «Mi fa piacere». Andrea Allocca - l'anziano contadino accusato di aver violentato e ucciso Silvestro Delle Cave, 9 anni, fatto a pezzi e poi bruciato secondo il racconto del suo assassino - se n'è andato da qui due settimane fa, su una macchina dei carabinieri, e non è più tornato. Adesso che se n'è andato dal mondo, per il paese in cui è vissuto è quasi una liberazione. «Gli è andata bene, doveva farsi un po' più di carcere, era meglio - aggiunge il vicino del vecchio -. Doveva soffrire di più, e ti assicuro che qui lo pensano tutti. Non c'è altro da dire». Per i parenti di Silvestro che abitano cento metri più in là, invece, c'è ancora molto da dire. E molto aveva da dire Allocca, u viecchio, come lo chiamano tutti da queste parti. «Le cose non sono andate come le ha raccontate lui si sfoga Raffaele, il cugino di Silvestro, nella casa dove il bambino veniva a pranzo tutti i giorni quando usciva da scuola -. Non è possibile che non si sia trovato nulla nel noccioleto, non è possibile che nessuno abbia visto. Quell'ossicino che è saltato fuori non è del bambino; non l'hanno ancora detto ufficialmente, ma noi lo sappiamo. Per noi questo caso non è chiuso, noi vogliamo una prova che il bambino sia morto in quel modo, altrimenti non ci crediamo. Come non crediamo a tutto quello che è stato detto e scritto in queste settimane; che Silvestro andava a casa del vecchio, per esempio: ma quando mai! Non c'era mai stato prima, e quella mattina aveva marinato la scuola per venire qui a giocare con mia sorella, mica dal vecchio!». Se il cugino parla così, sua madre - una signora rotonda vestita di nero, al collo il medaglione del marito morto - ha solo la forza di scuotere la testa: «17 viecchio è morto, meglio così». Ma Raffaele aggiunge: «No, non è meglio così. Certo non mi dispiace per lui, perché io ho più rispetto per le bestie che per quello lì; mi dispiace perché adesso la verità non si saprà mai. Degli altri due che stanno in galera, uno dice che è arrivato dopo e che non sa niente oltre quello che ha raccontato, l'altro nega e continuerà a negare. Ma mancano le prove, non c'è il cadavere, e con un bravo avvocato c'è il rischio che escano tutti e due». I genitori di Silvestro non vivono qui ma a Roccarainola, dieci chilometri più a Nord. Sono chiusi in casa e non aprono a nessuno, ma Raffaele ha parlato con loro al telefono, appena avuta la notizia: «Pensano quello che pensiamo noi, loro a questa storia non ci credono». E a quasi un mese dalla scomparsa, continuano a piangere il figlioletto senza avergli fatto il funerale, e senza una tomba dove andare. Il noccioleto dove Allocca ha detto di averlo bruciato fino a farlo scomparire è ridotto a un pantano dalla pioggia incessante, squallido e abbandonato come la discarica abusiva lì accanto. I carabinieri hanno scavato finché c'era da scavare, senza trovare altro che quel frammento d'osso sul quale è difficile fare le analisi di laboratorio. Di fronte alla casa dell'orrore, nella palazzina dove è stata ricavata una chiesa - sbarbata anche quella - c'è un piccolo bar con i videogiochi, una delle passioni di Silvestro. Al bancone, un ragazzi¬ no di undici anni prepara il caffè e commenta: «Il vecchio è morto, bbuono no?». No, non è bbuono per la signora Maria, vicina di casa di Pio Trocchia, il genero di Allocca che insieme al cognato Gre¬ gorio Sommese è in carcere per l'omicidio di Silvestro: «Doveva soffrire di più». A Cicciano nessuno piange l'assassino confesso, neppure le figlie che l'hanno maledetto dal giorno dell'arresto. Nella palazzina di via Miele, dove si sono rifugiate Eleonora e Carmela Allocca, chi si avvicina viene respinto con veemenza. L'unica voce che filtra è che non andranno ai funerali del padre, se qualcuno si preoccuperà di celebrarli. Rimangono le parole che le due donne pronunciarono all'indomani dell'arresto. «Lo devono impiccare», disse Eleonora, la moglie di Trocchia. «Fa schifo aggiunse Carmela -, ha cercato di violentarmi due volte, se non lo ammazza la famiglia di Silvestro lo faccio io». Antonietta, l'altra figlia che ha sposato Sommese, vive alla periferia di Nola. Il suo commento è spietato: «Non lo voglio vedere nemmeno da morto, di questa storia non voglio sapere più niente. Mio padre doveva pagare e adesso ha pagato, ma lasciate in pace la mia famiglia». Invece è stato un edema polmonare ad ammazzare quel contadino settantenne dai capelli spettinati, che confessò l'omicidio - dissero gli inquirenti - senza una lacrima e senza rimorsi. Ma il pensiero di tutti va al «trattamento speciale» che la «legge del carcere» riserva a pedofili e assassini di bambini. Significa botte e violenze di ogni genere, che naturalmente nessuno conferma e che l'inchiesta giudiziaria aperta dalla magistratura napoletana dovrà accertare. L'avvocato di Trocchia, Quirino Iorio, dice che certamente il suo assistito - il quale continua a proclamarsi innocente e vittima delle vendette familiari del suocero e del cognato che l'hanno chiamato in causa - ha subito violenze. «La prima volta che l'ho visto - racconta - non riusciva a camminare. Lui non mi ha detto niente di esplicito, ma io ho capito. Ora invece sta molto meglio. L'ho visto venerdì. Stiamo cercando di raccogliere testimonianze che confermino il suo alibi. Certo questa morte non ci aiuta, perché le accuse restano e non potranno essere ritrattate». Le ombre sulla fine di Allocca rendono ancora più inquietante questa orribile storia. Ma sono ombre di cui - se ci sono davvero si dovrà occupare lo Stato. Perché nessuno, ma proprio nessuno, nel paese macchiato per sempre dalla fine di Silvestro, se ne preoccupa, né se la sente di spendere una parola per il suo assassino. Nel bar dei videogiochi, un ragazzino che combatte coi marziani spara l'ultimo colpo e abbatte il «nemico»; il marziano si spezza in due e il ragazzino commenta: «Vedi? Così è morto Silvestro, e così doveva morire u viecchio». Giovanni Bianconi «Mi fa piacere» dice l'unico inquilino nella palazzina trasformata in casa dell'orrore / A sinistra Andrea Allocca Aveva confessato di aver ucciso il piccolo Silvestro Delle Cave (nella foto sotto) e di averne fatto sparire il cadavere con il fuoco

Luoghi citati: Cicciano, Napoli, Roccarainola