Varese comanda la lega

vi Il senatùr: «Da stasera siamo noi contro tutti». Anche alle provinciali Carroccio in testa Varese, comanda la lega Bossi: qui ci sono le nostre radici VARESE DAL NOSTRO INVIATO «Meglio stare abbottonati», si limita a dire Bossi, a chi gli anticipa i risultati dell'exit-poli. La battaglia è incerta, il leader vuol seguirla da vicino, in quella sede varesina in cui la Lega ha mosso i primi passi. «Bisogna stare abbottonati - continua - perché in queste elezioni si sono schierati tutti, compresa la Chiesa. Siamo in vantaggio ma...». Solo in serata, quando può tirare il sospiro di sollievo, commenta: «Il successo della Lega è da addebitare al suo radicamento sul territorio». Varese, la culla della Lega, è salva, dopo una battaglia durissima, in cui si è dovuto mobilitare, per scalare la vetta, anche Claudio Cappucci. Eppure, salvo ribaltoni clamorosi, sembra proprio che Aldo Fumagalli, 47 anni, direttore didattico, cattolico praticante, abbia battuto il candidato del Polo. E adesso, a livello nazionale, che succede? Si va, dopo il voto, all'asse con il Polo? «Balle - replica in mattinata, a Gemonio, Umberto Bossi -. I giochi sono chiari: da una parte ci siamo noi e dall'altra la coalizione di tutti i partiti che rifiutano il cambiamento». Ma l'intesa con Berlusconi? «L'alleanza alla Camera è stata casuale. Berlusconi è la stampella di D'Alema, fa opposizione di facciata, ma intanto garantisce il suo appoggio al governo. Noi non faremo mai marcia indietro, sono gli altri che devono fare passi in avanti verso le riforme. La Bicamerale ha modificato la forma dello Stato, in peggio». Una pausa e poi: «Da stasera battaglia aperta contro tutti. Chiaro?». Chiaro, riparte la Lega da battaglia, quella del Parlamento padano, schierata con gli allevatori. Per ora suona l'ora dell'intransigenza. Poi, si vedrà. Ma stasera, se i primi numeri verranno confermati, Bossi terrà fede alla sua promessa: «Vi voglio aveva detto venerdì, in chiusura di campagna - tutti qui, lunedì sera, a festeggiare la nostra vittoria». Varese, del resto, non è una città qualsiasi per la Lega. «Noi siamo nati qui - spiega Bossi - e non intendiamo ammainare la bandiera. E' importante vincere, per motivi affettivi». «Se la Lega dovesse perdere Varese - aveva ruggito venerdì in quella piazza del Garibaldino che ha visto i suoi primi comizi, quasi vent'anni fa - sarebbe rasa al suolo da Roma, che non perdona. Come? Attraverso l'immigrazione clandestina...». Pochi metri più in là il candidato del Polo, Riccardo Broggini, offriva, sotto i portici, vin brulé (250 litri) e faceva alzare in volo palloncini azzurri; quasi un tentativo di imitare il folclore leghista. Al contrario, a Varese, Bossi si è mosso con gran prudenza, scegliendo come candidato quell'Aldo Fumagalli («un vero moderato» ha riconosciuto Raimondo Fassa, sindaco uscente-dissidente) che si è ben guardato dal pronunciare la parola «Padania» o «Secessione» in campagna elettorale. Fumagalli, uno che, appena eletto, si è spinto a dire «che il nostro elettorato, moderato, talvolta viene spaventato dai messaggi della Lega sopra le righe». Chissà fino a quando Bossi sopporterà in silenzio quelle tirate d'orecchio. Ma per ora va bene così. Varese è città diffidente, cauta, ben rappresentata dal suo vescovo, monsignor Riccardo Pezzoni, che alla vigilia ha composto per la «Prealpina» un capolavoro di diplomazia sul voto il cui titolo è tutto un programma: «Il grande disagio di un povero cristiano». Non era facile ripetersi in una città teatro di tanti strappi dell'odissea leghista. Qui, negli Anni Ot¬ tanta, si sono consumate le risse con i primi leghisti dissidenti. Qui, nel '96, il Carroccio si impegnò per l'elezione di Irene Pivetti. Infine qui si è consumato lo strappo con Raimondo Fassa, il sindaco uscente, scelto da Bossi in persona, nel '92, per la prima grande occasione della Lega al governo. Ma Fassa, poi, si è apertamente dissociato dalla linea della secessione. Questa, ormai, è storia di ieri. Le elezioni sono alle spalle. Più che ai vescovi o alle alleanze in città ormai Bossi guarda fuori città, ai trattori che hanno bloccato la strada del Sempione. «Se vincono gli allevatori - tuona Bossi - vuol dire che vincono le riforme. Altrimenti c'è rischio di rivoluzione». La Lega, par di capire, intende continuare a batter la sua strada da sola. «Il processo di maturazione popolare è ben avviato - chiude Bossi -. In primavera il parlamento della Padania varerà la sua costituzione: non temiamo le reazioni dello Stato centralista, faranno di tutto per ostacolarci. Useranno i magistrati come hanno sempre fatto, ma la nostra forza sarà il consenso popolare». Ugo Bertone E il neoeletto Aldo Fumagalli dà subito prova di moderatismo «Basta spaventare la gente» ALDO LUIGI FUMAGALLI LEGA NORD 53,8% RICCARDO BROGGINI AN. FORZA ITALIA, CCD-CDU SEGNI, LIBERALI, SOCIALISTI 46,2% MASSIMO FERRANO LEGA NORD 5M% GRAZIANO MAFFIOLI ALLEANZA NAZIONALE, FORZA ITALIA, CCD-CDU 43,6% vi Il leader della Lega Umberto Bossi

Luoghi citati: Gemonio, Roma, Varese