LA QUALITÀ' DELLA CULTURA Operatori europei a confronto su modelli costi e finalità

LA QUALITÀ' DELLA CULTURA CONVEGNO LA QUALITÀ' DELLA CULTURA Operatori europei a confronto su modelli, costi e finalità GIANFRANCO Dioguardi (nella foto) è un imprenditore - uno dei pochi, verrebbe da dire; o forse uno dei pochi capace di comunciare le sue posizioni - che ha sempre dichiarato l'importanza per il suo lavoro della cultura. 0, meglio ancora, dèlia temperie culturale che circonda l'impresa. Ecco perché la sua presenza al convegno «Le politiche.culturali in Italia e in Europa. Una prospettiva comparata», che si svolgerà venerdì 28, a partire dalle ore 15 al Piccolo Regio, è da rilevare come uno dei momenti più interessanti. Realizzato dall'U.SA.S - Consorzio per la Consulenza e la Formazione, grazie all'intervento di Regione Piemonte e della Fondazione CRT, il convegno metterà a confronto tre tipi di politiche culturali: il modello cosiddetto francese, modello centralistico, che prevede promozione diretta di eventi non effimeri e saldamente strutturati, diretti dal ministero della Cultura che sovrintende anche quanto avviene localmente o regionalmente; il modello che sostiene l'incompatibilità tra gestione pubblica e cultura, ritenendo lo Stato scorretto competitore dell'impresa privata; il modello che crede che importante sia il ruolo delle istituzioni, ma più specialmente in ambito locale e con spirito federale. Al di là delle distinzioni e delle etichette, in cinque ore di discussione si potranno ascoltare alcuni signori che si occupano concretamente di far convivere la qualità della cultura e il valore economico di questo tipo di imprese. Tra gli altri, assolutamente da segnalare Thedor Adams, direttore della programmazione del ministero dell' Educazione, Scienze e Cultura dei Paesi Bassi. Innanzitutto per chiedergli se davvero in Olanda tutto funziona così bene; in secondo luogo, perché correttamente, dal nostro punto di vista, il suo ruolo prevede integrazione fra educazione, cultura e scienza, con un'intesa tra i tre segmenti in Italia sconosciuta; in ultimo per capire se si può fare forte formazione sugli addetti ai lavori del futuro. Perché è ora di finirla con i piagnistei sul nostro passato e anche sul nostro presente: dobbiamo rimboccarci le maniche e chiedere alle istituzioni pubbliche chiarezza di obiettivi e rigore nella scelta degli uomini, e agli imprenditori capacità di scegliere la cultura come momento di ingresso nel prossimo millennio. Tra gli italiani, oltra a Dioguardi, da seguire gli interventi di Arnaldo Bagnasco, responsabile della struttura cultura di RaiDue (ma la tv non è la panacea), Nicola Tranfaglia, Marcello Veneziani, Stefano Zecchi (preghiamo tutti di lavorare sull'integrazione delle culture e non sull'ozioso distinguo tra destra e sinistra: i ragazzi di oggi hanno una cultura sola: la loro!). Presenti tutti gli assessori locali e regionali, bisognerà infine ascoltare e commentare le parole di Cristopher Gordon, autore del rapporto di valutazione del Consiglio d'Europa sulla politica culturale italiana. A Bruxelles sembra piaccia dare i voti. A noi interessa che arrivino i turisti. Le due vicende s'intrecceranno al meglio? Paolo Verri LINGOTTO E DOCKS

Persone citate: Adams, Arnaldo Bagnasco, Cristopher Gordon, Dioguardi, Marcello Veneziani, Nicola Tranfaglia, Paolo Verri, Stefano Zecchi

Luoghi citati: Bruxelles, Europa, Italia, Olanda, Paesi Bassi, Piemonte