Un uccelletto migratore della famiglia dei picchi

Un uccelletto migratore della famiglia dei picchi Un uccelletto migratore della famiglia dei picchi SE l'evoluzione della specie fosse un concorso di bellezza dove la riproduzione si gioca su scelte dettate da canoni estetici di forza e armonia, o di un bel piumaggio, o di un aspetto accattivante, il Torcicollo vincerebbe l'ultimo premio, di consolazione. Questo piccolo uccello della famiglia dei picchi fa la parte del brutto anatroccolo in mezzo ai suoi affascinanti cugini: non ha i colori di questo gruppo di belli, e non ha come loro la robustezza del becco (infatti non trivella i tronchi degli alberi) e della coda (dato che non scava buchi nel legno non ha bisogno delle forti timoniere che agli altri picchi servono come sostegno quando sono aggrappati ai rami verticali). Ha colori mimetici, un grigio fondamentale con disegni e macchie nero-bruni e rossicci, e si confonde con le scorze dei rami su cui si adagia rendendosi invisibile. Difficile da vedere, ha però un canto inconfondibile, che emette nei periodi di marcatura del territorio, come un monotono pianto, segnale inequivocabile di pioggia in arrivo per i contadini di un tempo.' ■■■ Arièhe il home non lo aiuta: in italiano fa venire in mente una fastidiosissima contrattura muscolare, e in latino Jynx torquilla, quasi impronunciabile, sembra qualcosa che stride. Se però trovare «bella» una cosa significa conferirle un particolare prestigio, isolarla dalle altre, scegUerla e conservarle un posto nella memoria, è questo quello che succede a chi vede per caso o per fortuna un Torcicollo vivo. In una giornata passata a catturare uccelli con le reti, inanellarli, misurarne becchi, penne e zampe, controllando la loro salute e cercando di svelare i misteri della loro abbondanza o rarità, degli spostamenti e delle migrazioni, acchiappare un Torcicollo distoglie anche il più burbero degli ornitologi dalla sua intenta concentrazione e gli strappa uu sorriso. di i g ppPreso in mano, sentendosi in pericolo, gira il collo con un moto circolare e sinuoso, simile al contorcersi di un serpente, quasi ipnotico. Si passerebbero Il nome deriva dal moto sinuoso del capo quando si sente in pericolo delle ore a guardare questo comportamento strano, stereotipato, che si spiega con l'abitudine che ha questo uccello di usare come nido un buco o una fessura in un tronco, da cui è impossibile la fuga repentina all'arrivo di un predatore. Allora questi contorsionismi da rettile, nel buio del suo rifugio, accompagnati se è il caso da sibili intimidatori, scoraggiano il nemico, o per lo meno lo lasciano interdetto per il tempo sufficiente a scappare. Questo oscillare del collo gli serve anche nel periodo degli amori, quando nelle schermaglie minacciose tra maschi rivali questi si affrontano con la coda allargata, la cresta sul capo eretta e il collo teso che si muove avanti e indietro senza girarsi, come faceva Totò nelle sue comiche famose. L'orrido fascino di questo insettivoro che adora le formiche è aumentato anche dal suo mo¬ do di nutrirsi: ha una lingua che pare un lombrico, lunghissima e vischiosa, che saltellando freneticamente infila nei formicai con maestria, tanto da meritarsi il nome che gli danno i francesi di «Torcol fourmilieur». I pulii nel nido aspettano le ghiottonerie che portano loro i genitori stando raccolti vicini a formare una piramide di calore, come è tipico dei picidi, pancia contro pancia e con il collo appoggiato sulle spalle dei fratellini. La lingua della mamma o del papà, attaccaticcia e nera di formiche, è spesso immersa in acqua prima dell'imbeccata, così il terribile acido formico Di colori mimetici difficile da vedere, con un canto inconfondibile viene più facilmente inghiottito dai piccoli, che mettono ben presto alla prova l'apparato digerente in grado di neutralizzarne il veleno. Personalità curiosa, il Torcicollo è l'unico tra i Picchi ad effettuare migrazioni regolari ad alto raggio: arri¬ va da noi in aprile per ripartire in settembre o al più tardi in ottobre. Non è comune ovunque; l'importanza delle formiche nella sua dieta impone un habitat caldo e secco, scoperto e con erba bassa: il terreno dei pascoli, quello dove sempre più di rado si vede il bestiame brucare al suono dei campanacci. A questo si aggiunge la necessità di trovare cavità adatte per il nido che il Torcicollo non costruisce da solo. Usa cavità naturali o buchi di picchi abbandonati, e la scarsità di boschi antichi in molte zone, tagliati per lasciare posto alle monocolture, toglie ai nostri occhi la meravigliosa poesia dei vecchi tronchi marcescenti e ai torcicolli (ma anche alle upupe, agli allocchi, alle colombelle), i buchi naturali che in queste marcescenze si formano. Poi c'è il solito problema degli insetticidi che uccidono insieme agli insetti, dannosi e non, anche chi di loro si nutre. E come se non bastasse, se l'uccelletto riesce a sopravvivere a queste difficoltà nelle sue estati alle nostre latitudini, ne trova altre nelle zone di svernamento, nell'Africa incontaminata, a Sud del Sahara dove anni di prolungata siccità hanno modificato l'ambiente rendendolo per lui inospitale. Così il Torcicollo, misconosciuto, ma ancora relativamente comune, è in diminuzione, anche se non ancora in pericolo. Ne sarebbe estremamente contento Bacchi della Lega, autore alla fine dello scorso secolo delle «Caccie e costumi degli uccelli silvani», che parla del poveretto, a quell'epoca comunissimo, con vera ripugnanza, oltre che per l'aspetto e le movenze, anche per il sapore poco appetitoso a causa di quel suo continuo cibarsi di formiche. «Nemmeno degno di essere infilato allo spiedo a cuocersi fra gli altri prelibati campioni, ma da dare piuttosto alla civetta... così una volta di più si verificherà il proverbio antico, che tutto il male non viene per nuocere». Caterina Gronis di "Frana Natura e sacro nell'ecologia «Il sacro e la natura» è il tema di un convegno organizzato ad Agrigento (26-30 novembre) nell'ambito del Premio Empedocle per le Scienze umane. Al centro del dibattito, lo sviluppo sostenibile e l'ecologia nella prospettiva di un ritrovato rapporto, anche spirituale, tra l'uomo e l'ambiente. Tra gli altri, interventi di Danilo Mainardi, Fulco Pratesi, Carlo Da Pozzo. Tel. 0368-62.11.70; 06557.49.82; 0922-25.798. Sordità malattia sociale Un italiano su mille è colpito da sordità totale, i sordomuti in Italia sono 40 mila; ma solo 350 sono finora gli impianti cocleari inseriti, una tecnologia biomedica che può risolvere alcuni casi di sordità. Inoltre poche Regioni rimborsano questo intervento. Sono dati del congresso della Società italiana di audiologia che si è svolto a Roma il 13-15 novembre. Dal transistor a Internet Il dipartimento di fisica dell'Università di Trento ha realizzato un interessante Cd-rom didattico dal titolo «1947-1997: dal transistor a Internet. Per informazioni, fax: 0461-881.605. Città dei bambini a Genova Nell'area del Porto Antico di Genova è nata la «Città dei bambini»: 2800 metri quadrati di gioco, scienza e tecnologia. Una dimostrazione che ci si può divertire imparando. Il perìcolo radon discusso a Venezia Il radon è un gas radioattivo che traspira dal suolo, specie in particolari situazioni geologiche. Dei rischi connessi si è parlato in un convegno a Venezia. Informazioni: 041-53.45.16. Astronomia a Brera Conferenze e visite guidate alla collezione di strumenti astronomici antichi di Palazzo Brera, a Milano. Prenotazioni, tel.: 02783.528. Verso Saturno «Cassini» sta bene Si è svolto a Perinaldo un incontro che ha fatto il punto sulla missione «Cassini» lanciata verso il pianeta Saturno il 15 ottobre scorso; tutto procede per il meglio. L'iniziativa rientra nelle celebrazioni cassiniane indette dal Comune di Perinaldo, terra di origine del grande astronomo. Premio Galeno per un farmaco Un farmaco per la fertilità prodotto con la tecnica del Dna ricombinante ha vinto il Premio Galeno 1997. La consegna è avvenuta a Milano. Nel mondo, l'8 per cento delle coppie ha problemi di fertilità.

Persone citate: Brera, Carlo Da Pozzo, Caterina Gronis, Danilo Mainardi, Fulco Pratesi, Galeno